Violenza sulle donne, Valente: “Serve una rivoluzione civile come nella lotta alla mafia”

Picchi: “Una giornata per ricordarci che possiamo scegliere”
Sono molteplici le iniziative che si svolgono il 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ma “dovrebbe essere inutile ricordare quanto questa sia una delle maggiori emergenze che il nostro Paese deve affrontare con maggior determinazione. Lo dicono i numeri, resi noti pochi giorni fa, che non segnano nessuna inversione di tendenza rispetto al passato”, afferma Olivia Picchi, la consigliera provinciale pari opportunità per la provincia di Pisa. Effettivamente sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia e nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia, spesso a opera del marito o ex marito.
A questo proposito, la senatrice Valeria Valente, presidente della commissione parlamentare sul femminicidio dichiara: “Serve una rivoluzione civile come nella lotta alla mafia”. Olivia Picchi conferma, “condivido le sue parole” e prosegue, “il tema è culturale e riguarda tutti. La scuola e il contesto in cui si vive, la società ed i mezzi di informazione, le istituzioni e tutti noi singoli cittadini e cittadine. I fenomeni di femminicidio sono interpretati come raptus. Questo è il sentire comune a cui i mezzi di informazione danno troppo spesso voce, alimentando una visione distorta. Non è questione di colpe ma lo specchio della società che “siamo”, la dimostrazione di quando non ci sia, a tutti livelli, una società matura in grado di controvertere il fenomeno. Il femminicidio è l’atto finale di una relazione segnata da disparità di potere, emotiva o economica che sia. Ecco l’importanza delle politiche di genere, dell’empowerment femminile, ma soprattutto di percorsi culturali che scardinino le vecchie visioni. Non rassicuriamoci pensando di relegare il fenomeno a determinati contesti, il patriarcato e la violenza interessano tutti e sono indipendenti dallo status sociale ed economico. Non ci sono nella società principesse da salvare e principi che “donano” a loro discrezione possibilità “all’amata”. Abbiamo bisogno di una società che riconosca alle donne indipendenza, consapevolezza, libertà di scelta e, aggiungo, senza farle sentire in colpa”.
La consigliera cita poi gli ultimi fatti di cronaca inerenti al tema: “Si è parlato in questi giorni della vicenda dello studente escluso dalla Scuola Sant’Anna per essersi reso colpevole di stalking verso l’ex fidanzata. Un’esclusione a cui lo studente si era opposto e che si è fortunatamente conclusa con la conferma da parte del TAR della legittimità del comportamento tenuto dal Senato Accademico. Ecco penso che questa vicenda possa essere presa ad esempio di quanto si possa essere protagonisti. Il Senato Accademico ha scelto in maniera chiara e netta di non voltarsi dall’altra parte. A difesa della studentessa senza dubbio, ma la decisione del senato accademico che definisce tali comportamenti non accettabili e non corrispondenti ai valori etici della scuola è un messaggio potente che segna un solco. Se quel solco lo continuiamo a tracciare insieme a più mani, potrebbe essere davvero la base delle fondamenta di una nuova società più equa, più giusta. È un dovere in primis delle istituzioni tutte decidere da che parte stare”.
“Un impegno che, – conclude Olivia Picchi – come amministrazione provinciale, cerchiamo di portare avanti, sia nella diffusione di politiche di genere, sia cercando di stare accanto ai nostri centri antiviolenza. È passato poco più di un anno da quanto abbiamo assegnato l’immobile di via Galli Tassi alla Casa della Donna di Pisa, scongiurandone la chiusura. Con loro ci siamo impegnati ad aprire il prima possibile il tavolo con la Prefettura. Il presidente Angori inoltrerà alla nuova Prefetta, al quale auguro buon lavoro, la richiesta di incontro. Occorre maggiore sinergia e attenzione nel trattamento dei casi di abuso e violenza fra istituzioni, magistratura e forze dell’ordine. Una priorità a cui daremo seguito non appena insediato il nuovo consiglio provinciale. Prevenzione e tutela delle vittime con percorsi reali e strutturati. Questo è quello che dobbiamo fare e dobbiamo farlo di più e meglio. Celebrare il 25 novembre non basta”.
È proprio a causa del profondo radicamento di questo problema nella società italiana, che l’Istat condurrà nella primavera 2022 una nuova edizione dell’Indagine sulla “sicurezza delle donne”, prevista dall’Accordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio al fine di avere dati e una prospettiva aggiornata e attuale sulla gravità del fenomeno.