Fucecchio, Billi (Amici del Padule): “Consorzio di bonifica incoerente, Regione tuteli interessi generali”



La presidente: “Invitiamo a non autorizzare un intervento che può modificare un habitat prezioso”
“Padule di Fucecchio, area Il Golfo. La Regione tuteli gli interessi generali”. Così Antonella Billi, presidente dell’associazione Amici del Padule di Fucecchio per la biodiversità, scrivendo all’amministrazione comunale.
“Il 29 giugno – scrive Billi – sulla cronaca di Pistoia è stata pubblicata un’intervista rilasciata dal presidente del Consorzio 4 Basso Valdarno nella quale viene trattato il tema degli interventi di rinaturalizzazione in atto da alcuni anni nel Padule di Fucecchio, effettuati con i fondi stanziati dalla Regione Toscana per la compensazione degli impatti causati dal cosiddetto progetto Tubone. Nelle sue dichiarazioni, in verità, il presidente fa riferimento a interventi che poco hanno a che fare con la rinaturalizzazione ma sono attinenti piuttosto alla manutenzione dei canali interni (ricavature, cioè attività di scavo, che hanno la funzione di drenare le acque e favorirne un più rapido deflusso) e allo sfalcio della vegetazione degli argini”.
“L’intervento di prossima attuazione – prosegue Billi – a cui viene dato maggiore risalto dal presidente, non solo non si identifica con un’opera di rinaturalizzazione, ma consiste, al contrario, in una sottrazione di habitat palustre, cioè in una vera e propria opera di bonifica a carico di un’area del Padule, denominata il Golfo, ricadente nella Zsc e nella Zps del sito Padule di Fucecchio”.
“Riporto di seguito le dichiarazioni del presidente relative a questo intervento: ‘Poi il ‘tappo’, fatto di sabbia e detriti, che non permette all’acqua di scorrere come dovrebbe tra la Pescia di Collodi e il canale del Capannone, all’altezza della Dogana nella frazione di Anchione, a Ponte Buggianese. Una sorta di argine naturale non voluto: finisce che il materiale si depositi nei campi sui lati, dove i proprietari non possono seminare se non dopo aver “asciugato” i terreni per proprio conto e a proprie spese. ‘Anche in questo caso abbiamo chiesto l’autorizzazione in deroga all’ufficio ambiente regionale – fa sapere il presidente dell’ente consortile – ma ancora non ci è stata accordata’…”.
“Troviamo del tutto naturale che il presidente di un Consorzio di bonifica si occupi di interventi di bonifica e di prevenzione del rischio idraulico – spiega – tuttavia riteniamo che dovrebbe usare i termini ‘bonifica’ e ‘rinaturalizzazione’ in modo più appropriato. Soprattutto riteniamo che il (poco) denaro destinato alle opere di rinaturalizzazione non debba essere utilizzato per compiere interventi di natura diversa o addirittura opposta; questo per evitare anche una illecita distrazione di fondi pubblici. Invitiamo pertanto codesto spettabile ente a non autorizzare un intervento che formalmente appare richiesto come atto di rinaturalizzazione, ma che, di fatto, rappresenta un atto di bonifica che può modificare in modo sostanziale un habitat prezioso che non può e non deve essere snaturato”.
“Ricordiamo – prosegue – che nell’area del Golfo hanno soggiornato per molti mesi branchi costituiti da numerosi fenicotteri, ( fino a circa 180 individui) e che varie altre specie di uccelli acquatici hanno scelto l’area per la nidificazione. Per tale motivo la suddetta area è stata anche oggetto di un vero e proprio pellegrinaggio di fotografi e appassionati di birdwatching. Lo stesso presidente del Consorzio 4 Basso Valdarno, intervistato da un’emittente televisiva locale, il 31 marzo scorso affermava che il grande specchio d’acqua ricco di uccelli mostrato nel servizio era il frutto dei lavori di rinaturalizzazione effettuati dal Consorzio. Non sappiamo se ciò corrisponda al vero e non possiamo fare a meno di notare una certa incoerenza nelle affermazioni del presidente. Di fatto siamo convinti che l’area palustre che in qualche modo si è ricostituita rappresenti un bene prezioso di interesse generale (a nostro avviso più importante delle coltivazioni di mais da foraggio effettuate nei mesi primaverili-estivi limitatamente ad una parte del Golfo) e per tale motivo non debba essere soggetta a interventi di bonifica. Riteniamo pertanto – conclude – che la pubblica amministrazione, nelle sue diverse articolazioni, abbia il compito di incentivare le opere di reale rinaturalizzazione e di proteggere l’ambiente palustre esistente, anche per non incorrere in violazioni di normative comunitarie e nazionali”.