Là dove inizia l’arcobaleno: pensieri positivi nella tempesta coronavirus
Riflettere, disegnare, cantare e ringraziare: gli impegni che ci arrivano dalle vostre case
Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E noi abbiamo deciso di ascoltare quel rumore difficile. E di farlo ascoltare anche a voi, perché per un attimo conti chi fa più del possibile per rispettare le regole, anche solo restando in casa e trovando il tempo di essere felice. Vogliamo togliere tutto il resto e concentrarci su quel rumore, che in Italia viaggia anche sulla creatività e sul pensiero positivo.
Non sappiamo se andrà tutto bene e di certo non va bene per le migliaia di morti e per i cari che non hanno avuto il privilegio neppure dell’ultimo saluto. Ma con l’impegno, la speranza è un bel sollievo. Grazie a chi condivide con noi ogni giorno il suo pensiero positivo e chi ci racconta storie buone. Ne abbiamo raccolte qui alcune, provando a lanciare un abbraccio virtuale.
L’invito di Osvaldo
Noi che siamo i primi figli nati dopo la Guerra, noi che abbiamo sconfitto l’Asiatica, noi che abbiamo superato l’alluvione e poi l’austerità, noi che abbiamo respinto il terrorismo e visto di nuovo alluvioni e terremoti e sciagure. Noi del ’49, ormai settantenni, diamo ancora una mano. Se non possiamo farlo fisicamente, noi che ora siamo i più fragili ed esposti, facciamolo moralmente con l’insegnamento, la persuasione, la saggezza, la solidarietà, la sicurezza che possiamo mostrare, il rispetto delle regole. Insieme ce la faremo.
La certezza di Vittoria
Andrà tutto bene!
Giorni particolarmente difficili, sembra quasi la storia si ripeta. La peste, l’influenza spagnola… il coronavirus.
Noi restiamo a casa, tra l’amore e l’affetto della famiglia, riscopriamo il profumo del pane fatto in casa, la colazione con la tavola imbandita e il piacere di parlare, ascoltare con tranquillità.
Prendiamoci un po’ di questo tempo per riflettere, non saremo mica troppo presi da questioni, certo necessarie, ma rispetto ad altro secondarie? Viviamo le emozioni.
“Credi di potercela fare e sarai a metà strada”.
Il grazie a Geofor
Scioperi, riduzioni di personale, problemi nello smaltimento e anche di salute non hanno fermato (un po’ rallentato si) gli operatori Geofor. Che scordano le mille polemiche grazie a qualche messaggio per niente scontato. Perché la prima linea in una pandemia è più vasta che in guerra. E per qualcuno che deve stare a casa, ce ne sono molti che devono lavorare. “Andrà tutto bene” ha scritto una bambina al suo operatore della raccolta rifiuti e altri si sono trovati quel grazie che dà un senso diverso alla giornata.
In centro a Santa Croce sull’Arno
Ormai corso Mazzini è lo studio di uno show, con ospiti che passano e telefonano. Stamattina è intervenuto al telefono Roberto Filippetti, che ha cantato e fatto cantare le canzoni di Pupo e nei giorni scorsi, un saluto lo ha portato anche don Donato Agostinelli. Qualche turno di stop, Nilo e i suoi, l’hanno fatto per rispetto al primo lutto con covid 19 positivo in paese: si sono affacciati e salutati, ma senza musica.
Mentre tutto il resto d’Italia è rientrato in casa dai balconi, in questo spicchio di Paese si continua a uscire, anche con il vento, pur se solo da finestre e balconi. I tricolore e tante altre bandiere segnalano la presenza ancora prima delle voci. Poi le bolle di sapone, i commercianti ancora al lavoro che escono dai negozi e i residenti delle strade laterali che scendono a piedi e mantenendo le distanze per unirsi a questa festa fisicamente a distanza, ma che avvicina i cuori. Un modo per controllare che tutti siano in casa, che stiano bene e anche che siano felici, per quanto si può esserlo in questo momento. Alla fine dei flash mob, i residenti che magari si erano incontrati qualche volta e salutati appena, saranno di sicuro più amici e solidali e allora, un po’ di senso, tutto questo dolore lo avrà avuto.