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Dazi Usa, Grosseto e Lucca le province toscane che rischiano di più

17 marzo 2025 | 13:42
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Dazi Usa, Grosseto e Lucca le province toscane che rischiano di più

Il made in Tuscany a tavola oltre oceano genera un terzo dell’interno valore di esportazioni nel mondo. Sul podio anche Massa Carrara

La guerra commerciale dichiarata dal presidente Usa Trump all’Europa è un incubo per il Made in Tuscany a tavola che oltre oceano genera un terzo dell’interno valore di esportazioni nel mondo: poco più di 1 miliardo dei quasi 4 miliardi di euro raggiunti nel 2024, record assoluto.

Una eventuale imposta sulle merci agricole importate colpirebbe a random tutte le provincie, e nello specifico alcuni prodotti di eccellenza come vino e olio che da soli valgono il 90 per cento, invertendo un trend molto positivo per i nostri prodotti in America: più 128 per cento in dieci anni.

A dirlo è Coldiretti Toscana che ha elaborato, partendo dai dati dell’Istat, una classifica delle province per valore e quota di esportazioni negli Stati Uniti. Spiega Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana, che “Con i dazi una parte dei consumatori americani dovranno rinunciare alla dieta mediterranea e ad uno stile di vita alimentare più sano rispetto a quello che notoriamente conducono tra fast-food e cibi ultra-trasformati, principale causa di tante malattie e dell’obesità soprattutto tra i più giovani. Trump non rischia di colpire solo le imprese straniere ma i suoi stessi cittadini favorendo il mercato parallelo dell’italian souding, ovvero l’uso di nomi, immagini e riferimenti che evocano l’Italia su prodotti esteri che in realtà non sono Made in Italy”.

“Detto questo – prosegue la presidente – l’impatto dei dazi avrà conseguenze per il nostro Made in Tuscany considerando che le esportazioni verso quel mercato valgono 1 miliardo di euro. Lasciamo lavorare la diplomazia: in questo momento abbiamo bisogno di un’Europa forte e coesa per scongiurare una guerra commerciale le cui conseguenze sono imprevedibili sia per noi che per loro”.

Diplomazia che dovrà disinnescare l’ultima minaccia di applicare una super tassa del 200 per cento sui vino europeo importato in Europa in risposta al dazio del 50 per cento sul Whisky introdotta dall’Ue. Una prospettiva che mette in allerta i produttori insieme a 400 milioni di euro di esportazioni di etichette regionali.

“Le nostre Doc vinicole – prosegue Cesani – sono uniche e non sostituibili ma l’applicazione dei dazi potrebbe portare fuori prezzo anche le denominazioni di maggiore diffusione riducendone il quantitativo esportato. Per alcune tipologie, penso ai Super Tuscan, che hanno un target alto-altissimo potrebbe anche non essere un problema, diverso lo scenario per la stragrande maggioranza delle etichette toscane che ne risentirebbero certamente”.

Gli Stati Uniti sono diventati nel tempo un mercato sempre più importante per le imprese agricole e dell’agroindustria toscane. L’ultima decade lo dimostra nettamente. Lo è soprattutto per una realtà a forte vocazione agricola come la maremma: Grosseto è tra le province toscane quella che rischia di più con i dazi, 236 milioni di euro, pari al 70 per cento del valore di tutte le esportazioni del 2024.

Secondo i dati Istat, il rapporto tra totale esportazioni e quota di export destinata agli Stati Uniti fa salire sul podio Lucca con il 37 per cento (167 milioni di euro) e Massa Carrara con il 36 per cento (2,1 milioni di euro), superando Siena, il cui rapporto di incidenza è intorno al 34 per cento (282 milioni di euro). Poco sotto troviamo un’altra economia agricola marginale sul fronte internazionale come Prato (10 milioni di euro) con una quota di export del 30 per cento. Con un’incidenza del 27 per cento, Firenze, pur registrando il valore assoluto più alto tra tutte le province toscane (285 milioni di euro), scivola oltre metà classifica. Seguono poi Pisa (32 milioni di euro) con il 19 per cento, Livorno (40 milioni di euro) con il 15 per cento, Arezzo (22 milioni di euro) con 8 per cento. Chiude la classifica elaborata da Coldiretti, Pistoia (8,7 milioni di euro) con 1,5 per cento.