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Calzaturiero, un anno da archiviare: giù export, fatturato, produzione e numero di addetti e imprese

23 febbraio 2025 | 15:07
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Calzaturiero, un anno da archiviare: giù export, fatturato, produzione e numero di addetti e imprese

La fotografia del settore, scattata dal Centro studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici, presentata in occasione di Micam

Il comparto calzaturiero italiano chiude il 2024 con una flessione dell’export (-8,4% in valore) e del fatturato, che si attesta a 13,21 miliardi di euro (-9,4%, quasi 1,4 miliardi in meno rispetto al 2023). Oltre alla produzione, che subisce un rallentamento attestandosi  a 124,1 milioni di paia (-16,1%), calano gli addetti (-3,8%) e le imprese (-5,5%).

Questa la fotografia del settore, scattata dal Centro studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici, presentata in occasione di Micam, la più importante fiera del comparto in programma dal 23 al 25 febbraio 2025 a Fiera Milano Rho.

Con riferimento al momento congiunturale complesso, Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici e Micam commenta: “L’anno da poco concluso è stato caratterizzato sin dall’inizio dalla contrazione degli ordinativi che, in un clima di incertezza, imputabile a cause esogene tra cui tensioni geopolitiche, nuovo aumento dei costi energetici e rallentamento di importanti economie, ha colpito significativamente anche il lusso. Con ripercussioni sulle lavorazioni per le multinazionali del fashion che producono in Italia, traino della risalita dopo l’emergenza pandemica. Auspico che entro l’anno in corso si possa concretizzare una ripartenza per le aziende calzaturiere, che rappresentano uno dei settori cruciali per il made in Italy”.

Nel dettaglio, l’export nei primi 10 mesi del 2024 (ultime cifre ufficiali Istat disponibili) ha perso il -8,1% in valore, con un -4,4% nelle paia, con un trend più penalizzante per le destinazioni fuori dall’Unione Europea, interessate nell’insieme da arretramenti del -11,4% in volume e del -14,3% in valore. Tra queste, i risultati positivi si registrano per la Cina, che segna nei primi 10 mesi incrementi del +2,5% in valore e del +18,9% in quantità (malgrado una contrazione attorno al -4% in valore nel quadrimestre luglio-ottobre, che confermerebbe le indicazioni di rallentamento messe in luce da molti analisti), per gli Emirati Arabi, dove il +24% in valore è accompagnato da flessioni in volume, e per la Turchia. Non crescono le vendite in Nord America (con Usa -5,6% in valore e Canada -15,7%) e in Russia (nuovamente in marcato calo, -22,4%, dopo il rimbalzo del 2023). Rallentano i flussi verso gli hub logistici svizzeri. Tra i partner comunitari, moderate le riduzioni per Francia (-1,9% in valore) e Germania (-4,1%, che tiene in quantità).

In merito alla tipologia merceologica, risultati poco confortanti per tutti i comparti, con la sola eccezione delle scarpe con tomaio in gomma, il cui export (limitato a 4,4 milioni di paia nei mesi considerati) è cresciuto del +12,7% in volume e del +5,3% in valore. Le calzature con tomaio in pelle – da sempre caratteristiche della produzione italiana e che coprono il 65% delle vendite estere in valore – registrano invece nel complesso contrazioni prossime al -6% in quantità e del -7,4% in valore, con 70,6 milioni di paia vendute all’estero nei primi 10 mesi del 2024.

Il saldo commerciale del settore, che pur mostra un attivo nei primi 10 mesi di 4,2 miliardi di euro, appare in diminuzione del -11,2%, nonostante il -5,5% delle importazioni. Si stima dovrebbe arrivare a consuntivo annuo appena sotto i 5 miliardi di euro rispetto ai 5,7 nel 2023.

Sul versante interno, gli acquisti delle famiglie sono scesi, nei 12 mesi del 2024, del -1,4% in spesa e del -2% in quantità rispetto al consuntivo 2023, restando ancora al di sotto del -5,3% in valore.

In questo complesso scenario, inevitabili le ripercussioni su demografia delle imprese e occupazione.

L’anno si è chiuso con l’ennesimo saldo negativo nel numero di imprese attive. A fine dicembre scorso si contavano in Italia 3.369 calzaturifici (tra industria e artigianato), con un decremento dunque di 195 unità (ovvero il -5,5%) sul 2023, quando erano 3.564.

Il numero degli addetti, secondo la banca dati di Infocamere-Movimprese, è invece sceso in 12 mesi di -2.798 lavoratori, portandosi a 70.841 (-3,8%).

Le ore di Cig autorizzate da Inps per le imprese della filiera pelle sono salite a 36 milioni, con un aumento del +128,2% sul 2023. Livelli che negli ultimi 15 anni sono stati superati in due soli casi, ovvero dalle autorizzazioni record del 2020 e del 2021, anni di piena emergenza pandemica. A confronto col 2019 pre-Covid le ore attuali appaiono invece più che quadruplicate (+334,1%), così come risultano superiori del 21,4% rispetto a quelle del 2010, durante la crisi economica mondiale.