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“C’è voluto del tempo per selezionarli e formarli”, ma i lavoratori stranieri stanno lasciando il Distretto

8 luglio 2024 | 18:09
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“C’è voluto del tempo per selezionarli e formarli”, ma i lavoratori stranieri stanno lasciando il Distretto
“C’è voluto del tempo per selezionarli e formarli”, ma i lavoratori stranieri stanno lasciando il Distretto
“C’è voluto del tempo per selezionarli e formarli”, ma i lavoratori stranieri stanno lasciando il Distretto

“Chi ha la doppia cittadinanza spesso prende la via della Francia”. L’assenza di legami e la cultura da migrante facilitano la mobilità

C’è un altro aspetto della crisi del distretto del cuoio fotografata questa mattina dall’allarme dei sindacati sulla fine della cassa integrazione. E’ la partita che riguarda i lavoratori stranieri, con la storica presenza della comunità senegalese che dai primissimi anni ’90 si è insediata a Santa Croce sull’Arno e non solo e, come precisato dal sindacalista Uil Dia Papa Demba “adesso se ne stanno progressivamente andando”.

Fenomeno ancora difficile da fotografare nelle sue tendenze, anche se negli ultimi anni sono molti gli indicatori rilevati anche dall’ufficio anagrafe santacrocese, che parlano di un’altissima mobilità interna in entrata e in uscita nel e dal comune, spesso di diverse centinaia di persone, con una somma che per ora ha visto i residenti tenere. “Qualcosa adesso cambierà. I primi segnali arriveranno dai numeri delle scuole e non dagli uffici del comune” dice, sicuro, Papa Demba. Mentre Alessandro Conforti della Filctem dice: “Sappiamo per certo che molti si stanno spostando al Nord con la prospettiva di andarsene verso il nord Europa”.

Chi ha la doppia cittadinanza spesso prende la via della Francia, mentre chi non ce l’ha porta magari la famiglia in patria – spiega invece il sindacalista della Uil -. Sono lavoratori, questi, che non si comportano come le famiglie italiane, un po’ per la libertà di non avere la famiglia con sé, un po’ per la cultura emigrante, si spostano dove c’è lavoro e questo farà si che in parte se ne possano andare da qui. Per molti immigrati il problema in questi anni è stato sempre rappresentato dalla casa, ma chi non ha una casa di proprietà, se perde il lavoro, si sposta più facilmente. Se ci sarà una ripresa, poi, quelle figure, spesso specializzate in lavori che i giovani lavoratori italiani non vogliono fare, nessuno le rimpiazzerà. Penso alla scarnatrice, ma anche agli addetti ai bottali. Persone che c’è voluto del tempo per selezionare e formare”.