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“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno

8 maggio 2024 | 17:42
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“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno
“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno
“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno
“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno
“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno
“L’Azienda si rifiuta di incontrarci”, adesione “pressoché totale” allo sciopero ad Aquarno

Cgil, Uil e Usb vorrebbero portare a un tavolo la questione del tempo di vestizione: “Dovremmo parlare di qualcosa come 7 o 10 giorni di lavoro all’anno”

“Possiamo discutere di ogni aspetto della vicenda, ma prima ci si deve sedere intorno a un tavolo. Al momento Aquarno nega ogni relazione”. Sono scesi in strada di fronte al depuratore lavoratori e rappresentanti sindacali di Cgil, Uil e Usb sulla questione dei tempi per la vestizione. Il presidio, ben visibile lungo via del Bosco, ha visto i lavoratori riuniti a fine turno in occasione delle quattro ore di sciopero indette per la giornata di oggi (8 maggio).

“Siamo stati costretti – hanno spiegato i tre rappresentanti sindacali Alessandro Conforti (Filctem Cgil), Massimo Marino (Uiltrasporti Uil) e Simone Selmi (Usb Lavoro Privato) – a organizzare questa protesta dopo che per mesi abbiamo chiesto un’incontro all’azienda, che ancora oggi rifiuta ogni tipo di relazione e discussione sul tema. Non abbiamo mai potuto intavolare un dibattito su quello che innanzitutto è un diritto dei lavoratori, riconosciuto anche dal contratto nazionale, ma è anche una questione che riguarda l’Inail e la sicurezza”. “Se ogni lavoratore – chiede Conforti – è costretto ogni giorno a venire 10, 15, 20 minuti prima a lavoro per potersi vestire e mettere i dispositivi di scurezza e una volta succede qualcosa, formalmente fuori dall’orario pattuito di lavoro, come la spieghiamo poi? Stiamo parlando di dispositivi di sicurezza tassativamente obbligatori, che non possono essere portati a casa o da casa, con una procedura ben precisa di vestizione e dismissione degli abiti, che devono avvenire in un luoghi separati e non possono uscire all’esterno”.

La vertenza riguarda in tutto più o meno 60 lavoratori dei circa 100 impiegati nelle tre strutture del Consorzio. “La cosa indecente è che per alcuni di questi 60, appartenenti magari ad un piccolo settore, questi pochi minuti sono invece riconosciuti – sottolinea Marino -. Si va come sempre a dividere i lavoratori su un tema importate”. Di qui la protesta per chiedere che in qualche modo questi 10 o 20 minuti prima e dopo l’orario di lavoro vengano formalmente riconosciuti in qualche modo. “Anche perché si parla di mansioni e operazioni di vestizione legate a delle linee guida che sono state oggetto di un’interpellanza al Ministero del Lavoro” precisa Selmi.

Sciopero la cui adesione, secondo le sigle sindacali, è stata “pressoché totale”, eccezion fatta solo per coloro che per i motivi legati ai servizi essenziali (la depurazione della porzione di reflui provenienti dal settore pubblico e non dalle concerie) devono rimanere a salvaguardia delle strutture per l’attività minima dell’impianto.

“Il luogo in cui dobbiamo timbrare è almeno a 400 metri dal luogo in cui ci vestiamo. Fra entrare, vestirsi e timbrare, tutti noi siamo costretti ad arrivare a lavoro prima dell’orario” si sfoga uno dei lavoratori. “E stiamo parlando di vestiti, lo ripeto, legati ad un preciso protocollo di sicurezza che i lavoratori non possono ignorare – specifica Conforti –. Di fronte a tutto questo l’unico modo di risolverla secondo noi è discutere con l’azienda una soluzione”.

Riconoscimento che per le sigle sindacali potrebbe essere di vario genere, entro un ampio spettro di opzioni, anche forfettarie. “Secondo i nostri calcoli, coi vari minuti che si assommano ogni giorno, dovremmo parlare di qualcosa come 7 o 10 giorni di lavoro all’anno – dicono i sindacalisti –. Tutto è possibile nel riconoscimento di questo diritto, ma prima ci deve essere il riconoscimento da parte dell’azienda ad un confronto“. Al momento, invece, della questione i sindacati hanno potuto solo parlare tramite Pec, per chiedere incontri che l’azienda “si è rifiutata di concedere”. “E’ chiaro – aggiunge Marino – che di fronte a questo atteggiamento l’azienda non può aspettarsi di relazionarsi con noi su nessun’altro tema. Finchè non discutiamo di questo argomento non andiamo avanti nelle relazioni”.

All’attivo i sindacati hanno ancora una metà del pacchetto di ore di sciopero proclamate all’apertura dello stato di agitazione. Dopo le quattro ore di oggi, a breve potrebbero seguirne altre quattro. “Aspetteremo un altro paio di settimane sperando che dall’azienda qualcuno batta un colpo – aggiunge Conforti –. Ma è chiaro che se saremo costretti utilizzeremo tutti gli strumenti di cui siamo capaci. Una nuova protesta o anche l’azione legale”.