Cuoio e provincia di Pisa, nel 2023 oltre 40 società spazzate via dalla crisi

Poco rosee le prospettive per il 2024. Conforti (Filctem Cgil): “Al clima d’incertezza si aggiunge la guerra in Medio Oriente”
Si è chiuso un anno difficile per l’economia del Cuoio, con una ventina di aziende che al 31 dicembre hanno cessato di esistere, in certi casi alla fine già di un lungo percorso di messa in liquidazione. Eppure anche per il 2024 le luci sono poche, quasi tutte appese alla buona riuscita delle ultime fiere, un dato riconosciuto da moltissimi osservatori, ma che come da tradizione potrebbero avere una benefica cosa solo sulla seconda metà dell’anno.
La provincia
Questo il quadro allo spegnersi degli ultimi fuochi d’artificio dell’anno passato. Situazione che ovviamente non riguarda solo i comuni del distretto, ma interessa un po’ tutta la provincia di Pisa e tutti i settori. Basti pensare che tra liquidazioni in corso e fallimenti, il 2023 in provincia ha visto crescere il numero delle società che hanno portato i libri in tribunale di quasi il 30 per cento, con un totale di 47 società (di tutti i settori) che l’anno si è portato via. Numeri ancora non uguali ai terribili del periodo Covid, anche se per quanto riguarda il distretto ed i settori della pelle, come afferma il segretario generale della Filctem Cgil di Pisa Alessandro Conforti “pericolosamente simili sono i numeri della cassa integrazione del periodo successivo al lockdown”.
Gli effetti dal mondo
“La situazione del conciario non è delle migliori – spiega il sindacalista Conforti – Abbiamo ricevuto una valanga di cassa integrazione che ha interessato tutte le aziende, dalle piccole alle grandi, negli ultimi tre mesi. Salvo che per i casi particolari delle concerie legate direttamente alle grandi firme, che ancora lavoricchiano, il mercato è sostanzialmente fermo. Questo a seguito di un mercato asiatico il cui motore cinese non è ancora ripartito. Senza dimenticare i noti problemi della guerra in Ucraina. Il mercato russo ce lo siamo giocato in quel momento, anche a seguito delle sanzioni. Poi il caro energia, la disoccupazione che rallenta i consumi, il carovita che erode sempre più gli stipendi. Ora poi al clima d’incertezza si aggiunge questa nuova guerra in Medio Oriente. Adesso Israele rischia di bloccare Suez, mentre qualcuno dei vettori commerciali ha cominciato già a circumnavigare l’Africa. Sono tutti segnali di pessimismo. Chi deve investire ha invece bisogno di continuità.”.
Le fiere e l’andamento del settore
Unico bagliore di speranza, Lineapelle, che secondo molti è andata bene. “Il problema – dice Conforti – è che i risultati se va bene li vedremo fra mesi e mesi e comunque riguarderanno il settore estivo, certo non quello fondamentale per il settore. Siamo in vigile attesa di capire se tutti si faranno trovare pronti. Speriamo che possa arrivare qualche segnale. In tutto questo il Comprensorio se non è fermo è rallentato. Anche i dati del depuratore sono la cartina di tornasole di questo andamento”. Situazione che per il sindacato non si discosta molto da quello che si registra nelle altre due capitali della pelle italiane. “In questi numeri Toscana e Campania vanno a braccetto – continua Conforti – Lo stesso più o meno si può dire del Veneto, che come sappiamo ha tutte le sue particolarità perché legato non tanto alla calzatura quanto all’automotive e alla pelle per gli interni e l’arredamento. Anche laggiù la vitalità del mercato è poca roba. Non ci resta che sperare di tenere duro ancora un po’ ”.
Le chiusure
Varie, anche annunciate dalle messe in liquidazione, le chiusure di questo ultimo anno, dalla Aletta di Santa Maria a Monte alla Conceria al Cromo, dalla Lyon alla Arthemis leather di Santa Croce, alla Giamaica di Castelfranco. E poi: Cm Pellami Srl, Oder group Srl, Alfa service Srl, Costruire Srl, Cieloblù Srl, C.Z. di Consorti Tiziano & C. Snc, English evolution Srl, G – Squared Srl, Lpc canguro S.r.l., Galia Srl, Sama drinkservice Srl, Monti & Monti industrie conciarie.