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Commercio e turismo in sciopero

1 dicembre 2023 | 18:44
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Commercio e turismo in sciopero

Mobilitazione per il rinnovo del contratto

Il settore del commercio e del turismo si appresta a scioperare il prossimo 22 dicembre. La mobilitazione è stata indetta da Filcams Cgil, Uiltucs e Fisascat Cisl.

“Il contratto nazionale del terziario – spiegano i sindacati – che prevede tutto il settore del commercio e della grande distribuzione è scaduto dal dicembre del 2019. All’avvio delle trattative sui quattro contratti nazionali di Federdistribuzione, Confcommercio, Confesercenti e Distribuzione Cooperativa, fin da subito si è vista la mancanza di volontà di avviare un negoziato. Lo stallo si è protratto a causa della pandemia, ma le associazioni sembra si siano dimenticati dei sacrifici fatti dai lavoratori e lavoratrici annoverati tra i lavoratori eroi che hanno permesso al paese di andare avanti anche in quel periodo molto difficile con il rischio della propria salute”.

“A seguire – prosegue la nota sindacale – le incertezze determinate dalla crisi e dalle guerre sono diventate ulteriori ostacoli portate aventi dalle associazioni datoriali per non rinnovare i contratti. Nel frattempo l’inflazione è cresciuta e le imprese del settore hanno conseguentemente aumentando i prezzi a dismisura indebolendo ancora di più i salari dei lavoratori che senza aumento di un contratto nazionale hanno perso ancora di più il potere di acquisto. Il 12 dicembre 2022 ad un passo della rottura dei tavoli è stato sottoscritto un protocollo, che ha previsto 350 euro di una tantum con 30 euro di anticipazione sugli aumenti contrattuali, con l’obiettivo di definire la trattativa entro il 2023 con i quattro contratti firmati. Purtroppo l’obbiettivo del protocollo di portare tutte le parti datoriali a condurre le trattative in modo coordinato e parallelo è naufragato, perché ogni associazione datoriale dichiara a parole che i trattamenti retributivi devono essere omogenei, ma per incapacità o per scelta deliberata non sono in grado di coordinarsi”.

“Nel merito della trattativa – spiegano ancora i sindacati – sono emerse queste criticità: migliorare l’agibilità sindacale; la regolamentazione sul franchising; inserire norme e regolamenti sugli appalti; implementare e migliorare lo smart working; inserire politiche di genere e migliorare i congedi parentali; prevedere norme anti discriminazione e giorni di aspettativa retribuita per le donne vittime di violenza; migliorare le norme sul part time; aggiornamento del sistema di classificazione del personale; migliorare le prestazioni domenicali e notturni; implementare il welfare; ridurre l’utilizzo dei contratti precari; di confronto la controparte a rivendicato: sottoscrivere un accordo su rappresentanza e contrattazione; prevedere ulteriori norme di flessibilità sul part time; aggiornare il sistema di classificazione abbassando i livelli di alcune professionalità; avere un accordo nazionale sulle assunzioni a tempo determinato stagionali; regolamentare tirocini e stage; prevedere delle deroghe sul contratto nazionale per franchisee; ridurre permessi retribuiti, scatti di anzianità, intervenendo sulla 14esima, ampliando in maniera generalizzata l’organizzazione del lavoro”.

“Ovviamente tutte queste richieste sono state respinte dalle organizzazioni sindacali – si spiega -. Se già sulla parte normativa c’erano delle criticità la rottura dei tavoli si è definitivamente consumata nella trattativa del salario. Secondo le associazioni datoriali il periodo che va dal 2019 al 2022, non dovrebbe essere considerato e anche il periodo successivo non potrebbe essere pienamente coperto perché porterebbe ad un aumento troppo alto. In pratica le associazioni datoriali chiedono un avallo alle organizzazioni sindacali per legittimare le loro aziende associate libere di aumentare i prezzi dei beni venduti recuperando così i maggiori oneri sostenuti e lavoratrici e lavoratori schiacciati dall’inflazione e di fatti non in grado di poter acquistare quelli stessi beni che vendono. Per tutto questo, stante l’assenza di una concreta volontà da parte delle associazioni datoriali di Federdistribuzione, Confcommercio, Confesercenti e Distribuzionecooperativa, di raggiungere un intesa equilibrata e dignitosa è impossibile allo stato attuale proseguire il negoziato. Per tale motivo Filcams Cgil , Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno aperto lo stato di agitazione e dichiarano lo sciopero per il 22 dicembre prossimo. Allo stesso scopo si è interrotta la trattativa con la parte datoriale per il rinnovo del contratto turismo pubblici
esercizi, agenzie di viaggi e terme. Le associazioni datoriali nonostante il settore abbia avuto degli incrementi meglio del periodo precovid, si rifiutano di parlare: di aumenti salariali; si rifiutano per migliorare i congedi parentali; si rifiutano di migliorare la classificazione del personale; vogliono togliere i permessi retribuiti; gli scatti di anzianità; vogliono aumentare l’importo della trattenuta pasto; vogliono aumentare l’utilizzo dei tempi determinati; vogliono ridurre il periodo di comporto per malattia e infortuni; vogliono peggiorare il periodo di preavviso, senza dare alcuna risposta alle richieste presentate dalle organizzazioni sindacali”.