Tubone, Acque rassicura: “L’inchiesta keu non riguarda il progetto”

E, sull’allarme privatizzazione Aquarno, “la Toscana ha tutte le energie per evitare un simile epilogo”
Lavori in corso, cantieri aperti e una road map di due anni scarsi per la realizzazione del progetto Tubone. Lotti che, per il presidente di Acque Spa Giuseppe Sardu, non saranno in nessun modo influenzati dalla vicenda Keu, inchiesta che alcune voci descrivono come arrivata a un punto di svolta e avviata alla delicata fase dei rinvii a giudizio, previsti forse in primavera.
INCHIESTA KEU
“Il depuratore di Santa Croce sull’Arno è funzionante – dice il presidente –. Non c’è motivo di credere che l’inchiesta possa in qualche modo coinvolgere i lavori, che riguardano peraltro il convogliamento di acque e reflui civili”. I fatti sono noti, l’indomani dello scoppio dell’inchiesta si era sparsa la voce alle alte sfere della Regione Toscana che vi fosse intenzione di frenare sui lavori, dato l’enorme impatto che il lavoro degli inquirenti stava avendo a livello mediatico, soprattutto per quanto concerne, al di là del keu, l’ormai celeberrimo emendamento ‘pro concerie’ sulle deroghe alla depurazione.
Voci poi smentite dai fatti, con i cantieri che hanno proseguito il loro iter naturale, ma che Sardu tiene ancora una volta a sgomberare dal campo. “Il Tubone nasce per migliorare la situazione ambientale del sistema – continua Sardu –. Non c’è motivo per il quale l’inchiesta debba in qualche modo coinvolgere il progetto, che una volta realizzato consentirà di superare tutta una serie di piccoli depuratori che con i loro meccanismi di gestione e soprattutto di manutenzione hanno costi non banali e possono rappresentare un problema per il Padule di Fucecchio, che invece con questo progetto viene tutelato”.
AQUARNO E BONIFICHE
A non preoccupare il numero uno di Acque è anche l’allarme lanciato alcuni giorni fa dalla Cgil, circa l’eventualità che il consorzio venga travolto dalle richieste di risarcimento e dai costi della bonifica (qui), con il rischio che a risanare la situazione debba infine intervenire un soggetto privato. “Non so che elementi abbia la Cgil, non ho notizie in tale direzione – dice –. Senza voler minimizzare sui rischi sollevati dal sindacato, io onestamente ritengo poco probabile che in Toscana possa capitare una cosa del genere. Anche perché il depuratore di Santa Croce sull’Arno serve uno dei distretti industriali più importanti della regione e del Paese, oltre a servire una parte importante della depurazione civile. Il controllo del sistema della depurazione da parte di soggetti lontani dal territorio è una cosa altamente improbabile e comunque lo riterrei non auspicabile. Se il sistema del distretto dovesse trovarsi a quel bivio, credo che comunque la Toscana abbia tutte le energie per evitare un simile epilogo”.