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Doppio bollino per Gaiole, la pelle biodegradabile conciata a Ponte a Egola

6 dicembre 2021 | 13:37
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Doppio bollino per Gaiole, la pelle biodegradabile conciata a Ponte a Egola
Doppio bollino per Gaiole, la pelle biodegradabile conciata a Ponte a Egola
Doppio bollino per Gaiole, la pelle biodegradabile conciata a Ponte a Egola
Doppio bollino per Gaiole, la pelle biodegradabile conciata a Ponte a Egola
Doppio bollino per Gaiole, la pelle biodegradabile conciata a Ponte a Egola

Diversi i sistemi di recupero messi a punto dalla conceria

Gaiole è pelle biodegradabile messa a punto dalla conceria La Scarpa di Ponte a Egola di San Miniato. Un omaggio alla terra del Chianti, ma soprattutto un richiamo immediato alla genuinità di un prodotto che nasce dalla natura e che alla natura può tornare. È arrivato il riconoscimento dei cosiddetti Blue Label e Green Label, i bollini blu e verdi di biodegradabilità in acqua e compost rilasciati da Techa, la società creata dai Laboratori Archa di Pisa per testare la biodegradabilità e la compostabilità delle pelli conciate in acque reflue e o in compost.

Attraverso i due marchi, l’azienda di Ponte a Egola certifica così la sostenibilità ambientale della linea di pellami al vegetale che risultano biodegradabili anche al termine delle fasi di rifinizione, offrendo ai clienti la garanzia di un prodotto sicuro per l’uomo e per l’ambiente, pronto ad essere trasformato in calzature o articoli da pelletteria rigorosamente eco friendly.

Nata nel 1968 e specializzata nella produzione di cuoio per cinture, tacchi, guardoli e suola, La Scarpa ha avviato la sfida contro gli sprechi partendo dal sale usato per la conservazione del pellame grezzo. “Un tempo mandavamo in discarica ogni mese quasi 200 quintali di sale – spiega Maurizio Casini – e contemporaneamente ne compravamo un camion da utilizzare nel processo produttivo. Attraverso un macchinario messo a punto in azienda, abbiamo trovato il modo per ripulire e igienizzare il sale di conservazione, in modo da poterlo usare per la fase di preparazione alla concia, reimmettendolo nel ciclo produttivo. Così facendo riusciamo a recuperarne il 75%, con un beneficio significativo in termini ambientali”.

Partendo da questo primo risultato la conceria ha messo a sistema altri due recuperi. Il primo è il riutilizzo dei bagni esausti di concia, rispolverando dal passato la tradizione della vecchia “guazzatura”, quando i conciatori riutilizzavano una seconda volta lo stesso bagno dove avevano già conciato le pelli. Poi il recupero del pelo che viene eliminato dalle pelli attraverso la fase di calcinazione.

A tutto questo si aggiunge il riutilizzo della polvere di cuoio prodotta durante le lavorazioni, destinata ad arricchire i concimi biologici, insieme al riuso dei ritagli di pelle trasformati in rigenerato per calzatura e pelletteria. “In azienda tutto è finalizzato alla riduzione degli sprechi – conclude Casini – perché in un mercato sempre più attento alla sostenibilità ambientale del prodotto e alla circolarità delle lavorazioni, serve la volontà e la capacità di guardare oltre e di saper progettare il futuro”.