
Si è di recente conclusa l’83° edizione della MIDA, Mostra Internazionale dell’artigianato tenutasi a Firenze negli spazi espositivi della Fortezza da Basso. Un appuntamento ormai consolidato che vede la presenza di eccellenze artigiane provenienti da ogni parte del mondo. Compresa l’Italia dove la tradizione artigiana con le botteghe di Firenze e il distretto conciario di Santa Croce sull’Arno rappresenta il meglio della sapienza artigiana del Made in Italy. Una genialità che si tramanda da secoli e che sempre più trova, in epoca moderna, nuove modalità attraverso le quali esprimersi facendo tesoro della tradizione e sfruttando tecnologie all’avanguardia.
Gli artigiani diventano allora maker, quelli che fanno, costruiscono e creano. Si ridefiniscono perfino gli spazi che diventano lab, community di creativi che al saper fare uniscono idee innovative impiegando software open source come Arduino, macchine di proto tipizzazione come le stampanti 3D per dare vita a una nuova forma di artigianato.
Da qui sono nati i Fablab. Officine artigiane versione 4.0 delle tradizionali botteghe che al posto di spatole, pialle e scalpelli esibiscono computer, stampanti, cavi e antenne wi-fi. Come le botteghe realizzano prodotti unici ben lontani dalle produzioni di massa, così i fablab mettono a disposizione di chi vi accede strumenti e consigli per realizzare in proprio i loro prodotti. Chiunque vi può accedere e qui sta il nucleo di queste officine, nella creazione di una community aperta e dinamica, fluida nelle modalità di cooperazione e negli obiettivi che si propone.
Incontriamo in Toscana laboratori di digital fabrication sia a Firenze che a Pisa, spazi inclusivi che realizzano eventi e corsi di formazione per coloro che vogliono imparare a utilizzare gli strumenti dell’artigianato 4.0.
In quest’ottica si formano hub appositamente sviluppati per mettere in relazione il mondo della scuola, con quello dell’industria, le idee con le persone, il tessuto urbano di un’intera città con il mondo dell’innovazione. Lo scorso anno nasceva a Pisa il GATE, acronimo per Galileo Aggregator for Technology and Enterprise. Un hub inteso come network capace di mettere in connessione i diversi ambiti dell’innovazione a favore del territorio pisano, in un’ottica di sinergia tra le diverse realtà. Il GATE organizza corsi di formazione dedicati alla modellazione, ai nuovi strumenti della comunicazione digitale e alla stampa 3D. Al suo interno ci sono poi le aziende che operano nell’ambito della IOT, del digital marketing o della consulenza strategica.
L’innovazione a cui la rivoluzione digitale ha dato avvio si declina anche secondo modalità e strategie del tutto inaspettate come è il caso di un’applicazione per far conoscere e scoprire la città di Firenze attraverso un gioco. Esatto, i moderni strumenti dell’industria videoludica diventano nell’app Firenze Game veicoli per comunicare secondo un approccio divertente e coinvolgente i contenuti culturali della città. Una strategia comunicativa che ha trovato esempi d’eccezione anche al di fuori della Toscana, adottata ad esempio dal Museo Nazionale Archeologico di Napoli con il gioco Father and Son, dal teatro Regio di Parma con A Life in Music o dal Museo di Taranto con Past For Future.
Il game declinato in varie forme fa infatti parte integrante della rivoluzione digitale, ne ha definito le origini, modellato gli strumenti e suggerito i futuri percorsi. Le attuali piattaforme di gaming digitale rappresentano la continuazione naturale di un gioco che sempre più trova negli spazi online nuove sperimentazioni. La rete con le sue infinite possibilità ha prodotto innovative esperienze videoludiche come le sale da gioco dal vivo. Le piattaforme digitali hanno spinto il gaming verso la sua naturale evoluzione, con simulazioni capaci di integrare spazi fisici e digitali con la presenza di dealer in carne e ossa. Ne è un esempio il casinò live di Unibet dove l’utente ha la possibilità di sperimentare i giochi più conosciuti dal vivo interagendo con croupier reali proprio come se si trovasse all’interno di un casinò tradizionale. Il gioco, nella sua versione aumentata, offre così un maggior livello di coinvolgimento e un’immersività senza precedenti.
Se è vero che l’augmented game sarà, con tutta probabilità, il futuro del gaming è altrettanto vero che le innovazioni apportate dall’industria videoludica, in termini di tecnologie e know-how, si sono riversate con risultati estremamente significativi anche nel settore dell’artigianato 4.0.
Da qui la decisione di Microsoft di puntare sulla realtà mista con gli Holo Lens applicati al business. La tradizionale vocazione al gaming si è trasformata in uno strumento potente a disposizione di un nuovo artigianato, quello 4.0 fatto di sperimentazione e innovazione e dove comunque le buone idee e il saper fare rappresenteranno senza dubbio le sue risorse più importanti. Come lo sono dell’artigianato tradizionale, quello di qualità, ovviamente.