Il blocco dell’attività parlamentare paralizza il settore dei giochi: a rischio fino a 3 miliardi di gettito
Il 28 dicembre 2017, il presidente Mattarella ha sciolto le Camere. Da allora, il blocco dell’attività parlamentare, ha determinato uno stallo a livello legislativo, che ha paralizzato, tra gli altri, anche il settore dei giochi.
Negli ultimi sei mesi, è stato varato un solo decreto legge, quello sull’Authority dell’energia, mentre altre importanti misure attuative, come l’ultima legge di bilancio, sono ancora in sospeso: tra queste il provvedimento per la tutela dei risparmiatori danneggiati dai crack bancari e dalla ripartizione del fondo da 60 milioni per alleggerire il peso del super-ticket sanitario, il decreto legislativo per le misure di adeguamento alle nuove regole Ue sulla privacy, la web tax, il credito d’imposta del 40% sulle spese 2018 relative al costo aziendale dell’attività di formazione in tecnologie 4.0, e il regolamento sul settore dei giochi.
“Quella che abbiamo di fronte è la fotografia di un Paese sostanzialmente fermo da quando, il 28 dicembre, il capo dello Stato ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere sancendo la fine della diciassettesima legislatura”, ha affermato Marco Mobili de Il Sole24Ore.
Per quanto riguarda nello specifico il settore dei giochi, la situazione di stallo, potrebbe mettere a rischio un gettito di 3 miliardi di euro.
“Il blocco dell’attività pesa anche sul settore dei giochi e soprattutto sul gettito che lo Stato raccoglie da scommesse, slot, superenalotto e gratta e vinci. Il 30 aprile si chiude l’operazione di riduzione delle Awp (le slot): dalle circa 400mila attuali si passerà a 265mila, con un taglio percentuale del 35%. Riduzione prevista dalla legge di Bilancio e che è alla base dell’intesa tra Stato e Regioni sul riordino dei punti di gioco, siglata in piena solitudine il 7 settembre scorso dal sottosegretario Pier Paolo Baretta (con il Governo rimasto a guardare), di cui però si attende ancora il decreto attuativo previsto per il 31 ottobre 2017”, ha continuato Mobili, aggiungendo che l’assenza del decreto potrebbe avere pesanti ricadute sulla tenuta del gettito erariale.
“Il decreto legislativo avrebbe dovuto conciliare l’entrata in vigore delle leggi regionali ‘anti-gioco’ con gli investimenti già esistenti sul territorio. Forza Italia a fine legislatura aveva stimato un buco per le casse vicino ai 3 miliardi. Lo stesso Baretta, in numerosi interventi pubblici dal canto suo, ha sempre sostenuto che l’intesa avrebbe comportato un mancato gettito di circa un miliardo di euro all’anno. Pur volendo restare nel mezzo tra le diverse posizioni, il costo in termini di perdita di gettito per le casse dello Stato è tale da obbligare la Ragioneria dello Stato a rinviare il provvedimento per mancanza di coperture”.
La Toscana svolge un ruolo chiave per l’economia del settore dei Giochi, in quanto occupa attualmente il quinto posto nella classifica nazionale relativa alla spesa procapite in gioco d’azzardo. In particolare, Prato è la provincia italiana con la più alta spesa pro capite per slot machine, 2377 euro, più del doppio delle altre province toscane. Non solo, è la provincia italiana con la più alta spesa pro capite in assoluto. Il taglio del comparto Awp dovrebbe ridurre notevolmente il gettito proveniente dalla nostra Regione, inoltre dovremmo assistere ad una riduzione corposa della spesa procapite e della spesa totale nel secondo semestre 2018. Il lato positivo del provvedimento, che richiederà anche il supporto in prima linea della Regione Toscana e degli enti locali, è rappresentato dalla riduzione cospicua del parco macchine per decine di migliaia di giocatori toscani con problemi legati al gioco d’azzardo patologico.