La percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia: “Solo lo 0,9 per cento deve considerarsi giocatore problematico”
La Fondazione Bruno Visentini ha presentato giovedì scorso in Luiss i risultati della ricerca La percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia, incaricata dalla Fundaciòn Codere spagnola e coordinata da Fabio Marchetti e Luciano Monti, Condirettori scientifici della Fbv. ll lavoro compiuto dalla Fondazione è speculare rispetto a un analogo Rapporto realizzato in Spagna dalla Università Carlos III di Madrid e compie un’analisi a livello territoriale, di genere, per classi di età e sociale del gioco ‘fisico’ e online in Italia, su un campione di 1600 intervistati (leggi anche qui per approfondimenti sul rapporto), ha commentato la Fbv.
Nel rapporto si legge che “In Italia oltre il 44 per cento dei cittadini tra i 18 e i 75 anni ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno ma solo lo 0,9 percento deve considerarsi giocatore problematico”. Si tratta di uno dei dati più importanti emerso dalla ricerca nella quale si evidenzia inoltre che “la stragrande maggioranza dei cittadini ha un rapporto sereno con il gioco pur nelle diversità culturali e territoriali. Il gioco preferito dagli Italiani continua a essere quello del Gratta&Vinci seguito dalla Lotteria Italia per le donne e dal Superenalotto per gli uomini, ma la percentuale maggiore di giocate è invece concentrata per quasi il 50 per cento nelle newslot e Videolottery”. Il segmento delle slot machine è il più redditizio del settore dei giochi capace di generare una raccolta pari a 26 miliardi di euro, che sommata ai 22 miliardi di euro delle Vlt rappresenta oltre il 50 per cento del fatturato globale italiano.
La rapida crescita del mercato, favorita anche dal progresso della tecnologia online che accompagna l’aumento dell’offerta di servizi di gioco d’azzardo online, ha suscitato le preoccupazioni da parte dei governatori, soprattutto per quanto riguarda il tema della ludopatia e del gioco d’azzardo patologico. Da un report pubblicato su Liguriaplanet emerge che una percentuale oscillante tra lo 0,2 e lo 0,8 per cento della popolazione adulta soffra di ludopatia e che un ulteriore 0,1-2,2 per cento mostri un coinvolgimento nel gioco d’azzardo potenzialmente problematico. Si tratta secondo lo studio di problemi che riguardano principalmente le fasce deboli, sempre più a rischio proprio per la facilità di accesso a internet e dunque ai siti di gioco d’azzardo.
I dati del Rapporto Fbv dimostrano invece come “non sia vero che a giocare siano i meno abbienti e le fasce più povere, bensì il consumo di servizi legati al gioco cresce con l’aumento del livello di benessere e di istruzione dell’utente, a riprova che esso è parte integrante dell’utilizzo del proprio tempo libero. In particolare, tra i laureati il 47,0 per cento risulta essere consumatore di gioco d’azzardo”.
“Gioco e sviluppo non sono tra loro in contraddizione bensì possono essere considerati componente del benessere”, ha concluso Fbv.