Autunno incerto in conceria. Cgil: ‘Futuro non semplice’

Incertezza. E’ questa la parola che meglio delle altre descrive il rientro in conceria. Dopo le ferie e dopo le Fiere, le aziende del distretto di Santa Croce hanno riaperto le porte. Quasi tutte. “Qualche piccola e piccolissima azienda ci ha lasciato – racconta Loris Mainardi della Filctem Cgil -, ma senza intervento sindacale, quindi non c’è una stima precisa. Qualche situazione critica c’è, comunque e la stiamo seguendo, sperando tutto si risolva per il meglio”. La situazione, spiega il sindacalista, non è migliorata rispetto alle stime dell’estate (qui Grandi firme in pausa estiva, ferie forzate per le concerie), anzi, il lavoro è anche un po’ calato dopo gli approvigionamenti di giugno e luglio.
Settore in via d’estinzione
Con un settore, quello delle scarnatrici, ormai in via d’estinzione, visto che la prima lavorazione del prodotto, sempre di più, si fa all’estero. “Professionalità complicate, queste, che rischiamo di perdere visto che sono già calate del 30 o 40 per cento e lavoratori difficili da reinserire in un sistema dove reinserirsi non è per niente facile come lo era in passato. Una conseguenza questa, che non dipende solo dalla situazione economica ma che è anche frutto di certe scelte che si stanno facendo, come acquistare prodotto dall’estero”. A soffrire di più nella filiera sono i terzisti, quelli che fanno cose che all’interno delle concerie non si fanno e che, quindi, le concerie, possono far fare dove costa meno. “I conto terzi stanno lavorando con prezzi all’osso, ma se il prezzo è l’unico parametro considerato, a risentirne sono la qualità e le certificazioni ambientali”.
Livelli occupazionali
Dopo le Fiere (con più gente, ma meno entusiasmo), per Sindacati e Unione Nazionale Industria Conciaria è arrivato il momento di sedersi per il rinnovo del contratto dei lavoratori del conciario (qui Lavoratori del conciario verso il rinnovo del contratto ). Un’occasione di confronto, intanto, nella quale gli imprenditori (terzisti esclusi) hanno relazionato sulla situazione del comparto, preannunciando che i prossimi 2 o 3 anni non saranno semplici, ma descrivendo una situazione in cui i livelli occupazionali hanno tenuto, cedendo solo qualche posto. “Nel senso che, se prima avevano 20 dipendenti, quei 20 dipendenti restano. Il punto è che, magari, avevano 30 interinali che non hanno più chiamato”. Conseguenza di carichi di lavoro che “diminuiscono a ogni cambio di stagione, almeno questa è la sensazione. Questo comparto è così: va in crisi più tardi, ma si riprende anche più tardi. In più, le regole nazionali non ci aiutano e con il Jobs act è come se fosse passato il messaggio: siete liberi, fate come vi pare. In un contesto che non può non tenere conto della situazione geopolitica: alla Fiera di Parigi, molti hanno declinato”. Un insieme di fattori che rende un quadro a punti interrogativi e nodi da sciogliere, secondo Mainardi. Non si sa bene, però, a partire da dove. “Anche le parole non ci aiutano: cosa vuol dire ecopelle? Di pelle non c’è niente”.
Elisa Venturi