Lavoratori del conciario verso il rinnovo del contratto

28 luglio 2016 | 16:24
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Lavoratori del conciario verso il rinnovo del contratto

Un fondo pensione, uno di assistenza sanitaria integrativa e accordi su etica e legalità, da fermare nero su bianco e poi da far rispettare. Sono i tre punti principali della piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori conciari che scade il 30 ottobre e che punta anche a un leggero aumento di salario e al miglioramento di qualche condizione esistente. Cgil, Cisl e Uil l’hanno varata nei giorni scorsi, confidando di presentarla all’Unione Nazionale Industria Conciaria prima delle ferie estive anche se per avere una risposta, probabilmente, ci sarà da attendere fino a dopo LineaPelle.

Importante, al tavolo nazionale, il ruolo del distretto di Santa Croce, uno dei principali d’Italia insieme a quelli di Arzignano e Solofra. I sindacati e i lavoratori del cuoio chiedono agli industriali conciari una previdenza complementare “cercando di usare una cassa già esistente – spiega Loris Mainardi di Filctem Cgil – per velocizzare i tempi. I lavoratori del conciario sono gli unici in Italia ancora senza un fondo pensione e questo, lo dicono i numeri, sta costando molto agli addetti del settore”.
Un settore al quale, ben presto, la qualità potrebbe non bastare a fare la differenza, almeno secondo i sindacati. “All’estero – prosegue Mainardi – la qualità sta aumentando e si potrebbe arrivare al punto che la vera differenza qualitativa la faranno le certificazioni, non il prezzo”. Il rischio, per i sindacati, è che si perda la parte di filiera dei contoterzisti e che il Distretto, quindi, si riduca a poche, pur se grandi e importantissime aziende. “Se non ci diamo una regola – prosegue -, perdiamo gran parte delle nostre aziende: siamo a un bivio. La crisi invoglia le violazioni e non sempre ciò che è legale è anche etico. Ecco, partendo da queste considerazioni e dal fatto che le nostre concerie sono ricche di certificazioni e persino di un codice etico, chiediamo di cominciare a ragionare di accordi sulla legalità. Il contratto nazionale si deve dotare di strumenti che regolamentino i rapporti, anche di filiera, per evitare, per esempio, il dumping all’interno del settore. Sappiamo che la strada è lunga e complicata, ma anche che da qualche parte bisogna cominciare. Per noi è più facile: abbiamo le certificazioni e i codici etici? Diamogli gambe”. (E.ven.)