Benvenuti (Cgil), nel Cuoio aumentano mobilità e disoccupati

I dati sull’occupazione nel Valdarno consegnano un quadro apparentemente contraddittorio, dove all’incremento di contratti stabili corrisponde al tempo stesso un aumento di persone in cerca di lavoro, così come crescono le domande di mobilità e quelle di disoccupazione. A dirlo sono i numeri del centro per l’impiego di Santa Croce, aggiornati per adesso al 30 di settembre 2015, che secondo l’analisi della Cgil di zona tracciano una fotografia tutt’altro che rosea.
Cresce la fame di lavoro
“Il numero dei cosiddetti disponibili è cresciuto di 375 unità rispetto allo stesso periodo del 2014, in particolare tra le donne – sottolinea Tania Benvenuti, segretaria Cgil per la zona del Cuoio – Allo stesso tempo le stabilizzazioni con contratti a termine sono state 437, di cui solo il 13% fra i lavoratori di origine straniera”. Un trend che comunque non riesce ad assorbire l’incremento di persone che si ritrovano senza lavoro: 1200, infatti, le domande di disoccupazione, alle quali si aggiungono 160 domande di mobilità (contro le 52 del 2014). “Questo territorio – dice Benvenuti – nonostante il provincia non sia affatto quello messo peggio, mostra in questo momento una fase tutt’altro che rosea”.
A dare una spiegazione ai numeri è il segretario generale della Filctem Cgil di Pisa Domenico Contino, che ricorda come le aziende del Cuoio abbiano fatto negli ultimi anni ampio ricorso agli ammortizzatori sociali: “In molti casi gli ammortizzatori sono stati esauriti – dice Contino -. Di conseguenza, rispetto a qualche anno fa, se oggi un’azienda si trova in difficoltà è molto più facile che licenzi”.
Ad ingrossare le file dei cosiddetti disponibili, inoltre, concorrerebbe anche una fase di relativo stallo nella filiera trainante del comprensorio, a cominciare dal settore conciario. “L’aumento dei disponibili – spiega Loris Mainardi (segretario Filctem Cgil) – è dato anche dall’uscita dei lavoratori a tempo determinato e somministrati che non hanno visto rinnovare il contratto”. Una situazione di difficoltà che, secondo Mainardi, sarebbe ormai comune a tutte le aziende, “anche a quelle che fino a qualche anno fa lavoravano più delle altre”.
Concerie in stallo
Molteplici le ragioni, a cominciare dalle richieste e dalla difficoltà delle stesse case di moda, fino ad arrivare alla situazione geopolitica internazionale. “Oggi le firme stanno mettendo in difficoltà le stesse aziende – dice Mainardi – cercando di strizzare i prezzi, chiedendo sempre più servizi e diversificando gli articoli. Senza contare che molte imprese si sono strutturale per lavorare al top e non sono in grado, quindi, di stare sul mercato se devono lavorare per fasce di prezzo più basse. A tutto questo si aggiunge la situazione geopolitica mondiale: dai dazi alla Russia ai tanti focolari di guerra che rischiano di incidere pesantemente sull’andamento della filiera della moda”.
Le difficoltà del calzaturiero pisano
Ancora più incerta, secondo l’analisi della Cgil, la situazione del settore calzaturiero, che secondo Mainardi “ha imboccato ormai la strada verso l’estinzione dal territorio pisano. Chi in questo momento lavora – dice Mainardi – lavora grazie alle firme, ma non è affatto detto che guadagni. In questo momento molte firme stanno usando i calzaturifici come magazzini di materie prime; se a questo aggiungiamo che talvolta le imprese vengono pagate a 120 giorni le aziende finiscono per fare anche da banche. Gli imprenditori del calzaturiero pisano dovrebbero riuscire a fare molto più squadra e investire in formazione come è stato fatto nel settore conciario”.
“Ogni volta che in questa zona chiude un calzaturificio – ricorda Contino – le professionalità si spostano nelle aziende del fiorentino. Questo distretto, però, potrà avere un futuro, secondo noi, solo se riusciamo a salvare tutta la filiera e non solo una parte”.
Il distretto sotto osservazione
Per provare a tracciare un quadro complessivo del distretto, la Cgil annuncia di aver avviato un apposito studio, i cui risultati dovrebbero essere illustrati nei primi mesi del 2016 nel corso di un’iniziativa pubblica”.
Giacomo Pelfer