La pelle di Santa Croce per le borse che volano in Oriente
L’avventura imprenditoriale del marchio Buti Pelletteria comincia 70 anni fa. Una storia fatta di lavoro, sacrifico, serietà e dalle pelli delle concerie di Santa Croce sull’Arno. Oggi questo marchio, o bottega come preferisce chiamarla il proprietario Amerigo Buti, arriva a conquistare l’Estremo Oriente, in particolare Corea, Cina e Giappone.
Un marchio che oggi è un’eccellenza italiana e della provincia di Pisa. A raccontare le fortunata epopea dell’aziende di Cascine di Buti, che lavora esclusivamente il pellame delle concerie del comprensorio trasformandolo in accessori di altissimo livello venduti in tutto il mondo, è l’attuale titolare Amerigo Buti, figlio del fondatore. “Durante un recente viaggio a Tokyo (Giappone) e Seul (Corea del Sud) – ha raccontato Amerigo Buti – abbiamo avuto conferma di come i nostri prodotti suscitano un grande interesse. Nei mercati dove i consumi tengono o sono in crescita, la richiesta dei nostri prodotti va molto bene. Lavoriamo con distributori di livello alto e lunga esperienza nel settore, i quali con strategie di comunicazione efficaci, sono riusciti a far conoscere ai consumatori la nostra qualità, la nostra storia, il nostro design. In Corea del Sud abbiamo concluso un importante accordo commerciale con la E-trade del Sig. Ki Hang che per i prossimi anni ci garantirà uno sviluppo importante per tutto l’Estremo Oriente con conseguente crescita aziendale e positive ricadute sul territorio. Dopo anni di rapporti – continua Amerigo Buti – che si sono consolidati con il tempo e con la serietà del lavoro fatto, siamo riusciti a trovare un accordo per portare il nostro prodotto in Estremo Oriente”.
La Buti Pelletterie, azienda nata nel 1958 (prima il fondatore produceva ceste di castagno) oggi conta 17 dipendenti, è una azienda della Cna, dove Amerigo è anche il presidente di Federmoda per la provincia di Pisa, produce le sue borse di pelle e gli accessori interamente a mano. In un anno riescono a realizzare 10mila borse, una produzione limitata rispetto ai grandi numeri di un processo seriale, ma qui c’è tutto il know how del made in Italy e il valore di un prodotto fatto interamente a mano. “Gli asiatici – continua Buti – ci contattarono attraverso il nostro punto vendita nel centro di Firenze: varie volte sono venuti ad acquistare le nostre borse e poi alla fine, dopo averci studiato e osservato per capire se eravamo un’azienda sana e soprattutto seria, si sono rivolti a noi per capire se potevamo produrre per loro un certo quantitativo di borse”. Le borse di Buti Pelletterie, che oggi rappresentano un capo di altissimo livello (mediamente in Italia una borsa può costare dagli 800 e 1.200 euro) vengono vendute anche in Francia, Belgio, Stati Uniti, Germania e rappresentano un’esperienza unica nel panorama delle aziende di alta moda italiane. “Noi abbiamo scelto di rimanere autonomi e di non metterci a produrre per conto di altri, in conto terzi, se non in alcuni casi. Una scelta che per certi versi è risultata più difficile – continua amerigo Buti –, ma che ci ha permesso di mantenere alta la qualità della nostra produzione e soprattutto di puntare sul nostro marchio rendendolo un prodotto di livello in Italia e nel mondo”. E sicurametne l’interessamente dei mercati della Corea del Sud e del resto dell’Estremo Oriente oggi danno ragione alle scelte di Buti, che non solo produrrà per gli asiatici, ma venderà loro il valore di un marchio tutto italiano, mantenendo produzione e testa dell’azienda a Cascine di Buti in Italia. “Quello Asiatico rappresenta ancora un mercato importante per i nostri prodotti, che per il 70 per cento vengono venduti all’estero, anche perché l’Italia oggi non riesce ad assorbire la nostra produzione, sicuramente a che a causa della crisi economica”.
Dalla Buti Pelletterie quindi escono prodotti unici realizzati con le pelli del comprensorio dove si utilizzano tutti materiali del settore: dal pitone, al vitello, alle nappe, allo struzzo, al coccodrillo e in questa logica l’azienda di Cascine di Buti rappresenta uno degli anelli finali di un ciclo produttivo che nasce nel comprensorio del cuoio e si chiude in provincia di Pisa. “L’accordo con la Corea del Sud inoltre – è stato reso possibile anche grazie a patti bilaterali tra Italia e Corea e indubbiamente anche grazie a un momento favorevole per le esportazioni e dal fatto che comunque nel corso del tempo abbiamo sempre dimostrato di avere una produzione di alta qualità con coerenza e costanza del corso del tempo puntando da un lato a rimanere Bottega ma garantendo, tradizione design, qualità”.
L’esperienza di Buti Pelletterie rappresenta però anche un esempio per tutti gli imprenditori del settore e della Cna come ha sottolineato la il presidente provinciale della Cna Matteo Giusti: “Fare internazionalizzazione con le Pmi si può. L’esempio della ditta Buti Pelletterie che presentiamo oggi – ha detto Giusti – è una testimonianza e una dimostrazione di come è possibile fare export, internazionalizzarsi, aprire i nostri prodotti a mercati internazionali, partendo da produzioni di nicchia, che puntano sulle qualità e che sono dei veri e propri campioni di rappresentatività e di immagine per tutto il nostro territorio. Sono queste le iniziative che istituzioni e sistema Paese dovrebbero più efficacemente sostenere e incentivare. Così si tiene a galla il Paese – ha continuato Giusti – e noi non solo ringraziamo la famiglia Buti per il buon esempio da seguire, ma le auguriamo che possa ricavarne un successo che inevitabilmente avrà ricadute positive anche sulla nostra economia locale e sui consumi interni, perché posti di lavoro e tutto il resto – tasse comprese – sono al 100 per cento made in Valdera”.