Alla Grotta dei Ghiotti, il gusto è per le cose tipiche e rare

19 marzo 2018 | 17:38
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Alla Grotta dei Ghiotti, il gusto è per le cose tipiche e rare

In tempi antichi ha ospitato i magazzini che rifornivano il castello e tutto i borgo fortificato dei frutti del raccolto, grano innanzitutto. A pensarci bene, la sua funzione non è cambiata molto, se si considera che oggi l’antica palazzina in piazza Marconi dà ospitalità ad una delle più pregiate botteghe alimentari del centro, la ‘Grotta dei Ghiotti’.

“L’aiuto da parte del comune è stato grande, come l’impegno che stanno mettendo nell’organizzazione degli eventi. Ci vorrebbero tutti i mesi – dice con un filo di ironia Maurizio Puccini, giovane titolare del negozio –. Abbiamo inaugurato a settembre dopo una pre apertura straordinaria per la Sagra della Patata Fritta. E’ dura, non è facile, ma pian pianino vedo che i clienti aumentano e lavorando sulla diversificazione, offrendo qualcosa che non è facile trovare nei supermercati”. La nuova attività occupa il fondo all’angolo tra piazza Marconi e via dell’Orologio, tra le mura del trecentesco Palazzo del Podestà, sede fino agli anni ’80 di una storica bottega alimentare gestita da Clelia Nuti. Un luogo raccolto e accogliente, stretto stretto fra le pieghe della storia. Nella testa del suo titolare, una bottega ‘diversa’: “Un alimentari un po’ particolare, dove trovare cose strane e difficilmente recuperabili nella grande distribuzione”. Si parla di biroldo, bazzone, prodotti della Garfagnana ma anche tanti altri presidi Slow Food, fra grani antichi e profumanti formaggi, prodotti tipici “localissimi” e primizie a partire da ingredienti genuini, biologici e animali allevati allo stato brado. “E’ una scommessa che da tempo mi ronzava in testa di fare – dice Maurizio, indaffarto all’affettatrice nel viavai dei clienti – cresceremo un po’ alla volta, scoprendo prodotti sempre nuovi”. “Puntare sul centro storico nel suo complesso, magari con idee che attirino anche turisti e rendano più bello potrebbe essere la strada giusta” continua, con riferimento ai nuovi bandi de Il Borgo che vorrei, non più rivolti direttamente al commercio ma ad abbellire il centro storico. “Una cosa che si impara dietro il bancone in un centro storico come questo è che pensare di recuperare a piè pari il vecchio commercio sotto casa è difficile. Si deve puntare a qualcosa di diverso. Non a caso anche io, che in questi mesi ho aperto questa bottega, nei prossimi mesi proverò a sviluppare lo spazio esterno, mettendo dei tavolini, preparando taglieri”. Non resta che assaggiare.