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Non solo tartufo: Corazzano apre i bauli in soffitta e si veste di storia

26 settembre 2020 | 12:53
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Non solo tartufo: Corazzano apre i bauli in soffitta e si veste di storia
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Non solo tartufo: Corazzano apre i bauli in soffitta e si veste di storia
Non solo tartufo: Corazzano apre i bauli in soffitta e si veste di storia

Un Muro della memoria racconterà il paese dai suoi soprannomi: il paese I’Leccio

Il tartufo ci sarà, anche grazie a questi giorni di pioggia. Ma non sarà l’unico protagonista della 34esima Fiera mercato del tartufo bianco di Corazzano. Ci saranno memoria e storia locale a raccontare la frazione di San Miniato, con il Muro dei soprannomi e gli abiti dei nonni tirati fuori dai bauli in soffitta. L’appuntamento è per il prossimo fine settimana, 3 e 4 ottobre, nel piazzale di fronte al campo sportivo e nei locali del circolo Arci, dove sarà possibile gustare specialità al tartufo nella cena del sabato e nella giornata di domenica sia a pranzo che a cena. Ad organizzare l’evento sono l’Asd Corazzano, la Cooperativa Corazzano e il locale circolo Arci.

“Quest’anno ci saranno una serie di novità – racconta Marzia Bellini del circolo Arci – perché ci piace non solo parlare di tartufo, ma vogliamo legarci anche alla storia del paese e del nostro vissuto. Anche perché ci vogliamo divertire e la festa del tartufo è l’occasione per farlo. Una delle novità più importanti sarà il cosiddetto Muro dei soprannomi, per ricordare che una volta a Corazzano ci si conosceva tutti attraverso nomignoli e soprannomi legati al lavoro o alle caratteristiche delle persone. Su 130 mattonelle sarà scritto il nome e il soprannome di altrettanti corazzanesi: le mattonelle saranno poi collocate dentro la struttura del circolo”.

A tirare le fila del progetto è stato Nello Piampiani, 81 anni e memoria storica del paese. “Sono da sempre un campanilista – racconta – e sono stato interpellato per ricostruire i soprannomi del paese, partendo proprio dal nome stesso di Corazzano che fino a un po’ di tempo fa si chiamava I’ Leccio”. Da qui l’idea di raccogliere i nomignoli dei tanti personaggi che hanno animato la vita paesana: da “La Chioccia” a “Fischio”, da “Struscio” fino a “La Cesena”, soprannome di Rina Nacci, storica e molto amata dispensiera del circolo di La Scala recentemente venuta a mancare.

“Da tre edizioni, inoltre – prosegue Bellini – cerchiamo di caratterizzare di anno in anno la nostra festa: nel 2018 ogni famiglia aveva addobbato una sedia davanti casa, mentre lo scorso anno avevamo addobbato le biciclette per sensibilizzare sulla necessità di piste ciclabili in Valdegola. Quest’anno abbiamo riaperto i bauli e trovato vecchi vestiti, borse e cappelli che ogni famiglia esporrà davanti la propria abitazione”.

Il legame col passato sarà aperto però già nella giornata di sabato 3 ottobre, alle 18,30, con la presentazione del libro del sanminiatese Franco Polidori “Le nostre radici – Parlar Toscano”. Subito dopo si aprirà la prima cena al tartufo (prenotazione fortemente consigliata al numero 0571 462804). Domenica, invece, appuntamento già dalle 9,30 con l’apertura al pubblico degli stand gastronomici con prodotti tipici al tartufo, oltre a quelli dedicati all’artigianato. Alle 15 ci sarà anche una dimostrazione di ‘caccia’ del tartufo con l’aiuto degli insostituibili lagotti, seguita alle 16,30 dall’inaugurazione del Muro dei soprannomi corazzanesi, mentre alle 18 sarà il turno dell’imitatore David Pratelli, volto televisivo di “Tale e Quale Show”, “Guida al campionato” e “Quelli che il Calcio”.

Tra i protagonisti dell’evento ci saranno i prodotti della locale azienda Nacci Tartufi, oggi guidata da Monica Nacci (nipote del fondatore Nello), chiamata a rappresentare quel ‘tartufo al femminile’ che sarà anche il filo conduttore della Mostra mercato di novembre. “Non è stato facile all’inizio seguire mio nonno in un mondo, quello del tartufo, che è ancora fortemente maschile”, sottolinea Nacci, mostrando le prime e profumate pepite di una stagione che si annuncia discreta per la qualità ma anche dal punto di vista della quantità, “soprattutto dopo le piogge degli ultimi giorni”.

La festa del tartufo di Corazzano, la seconda più longeva tra quelle che precedono la Mostra mercato di San Miniato, è chiamata ovviamente a fare i conti con le disposizioni anti Covid imposte dalla pandemia. Per questo motivo gli organizzatori raccomandano la prenotazione per chiunque volesse mangiare alla festa, in modo da poter organizzare la disposizione dei tavoli nei locali del circolo Arci. Il numero da chiamare è lo 0571 462804. Agli ingressi della festa sarà anche misurata la febbre a tutti i partecipanti, mentre i volontari garantiranno il divieto di assembramento. Oltre agli immancabili tagliolini e alla bistecca al tartufo, Corazzano si caratterizza rispetto alle altre feste del territorio sanminiatese per il singolare accostamento fra la zuppa di cipolle e il tartufo bianco, di cui il territorio corazzanese rappresenta da sempre uno dei territori più vocati e più ‘battuti’ dai tartufai.

Ed è proprio da Corazzano che il presidente di San Miniato Promozione Marzio Gabbanini ha sottolineato l’importanza del progetto per il riconoscimento del tartufo come patrimonio immateriale dell’Unesco. “È un elemento fondamentale, un treno su cui dobbiamo assolutamente salire – ha detto Gabbanini – perché come a Montalcino hanno il vino a San Miniato abbiamo il tartufo. Ed è ciò che ci rende riconoscibili in Italia e nel mondo”.

Da qui il ringraziamento e i complimenti ai volontari di Corazzano: “Perché non era scontato riuscire a organizzare la Mostra mercato e le altre iniziative nelle frazioni. Farle significa assumersi delle responsabilità, perché la sicurezza è fondamentale, ma credo che le difficoltà di quest’anno possano essere l’incentivo per un mutamento positivo che sia da stimolo nel futuro”. “Perché il tartufo è la principale attrattiva del nostro territorio – ha aggiunto il sindaco Simone Giglioli -: poter svolgere queste iniziative significa anche investire nel turismo, in un annata delicata in cui la presenza di italiani, almeno in estate, è riuscita a sopperire in buona parte all’assenza degli stranieri”.