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“Dai Italia”, “Andrà tutto bene”. Ma dipende da noi

14 marzo 2020 | 23:59
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“Dai Italia”, “Andrà tutto bene”. Ma dipende da noi
“Dai Italia”, “Andrà tutto bene”. Ma dipende da noi
“Dai Italia”, “Andrà tutto bene”. Ma dipende da noi
“Dai Italia”, “Andrà tutto bene”. Ma dipende da noi
“Dai Italia”, “Andrà tutto bene”. Ma dipende da noi
“Dai Italia”, “Andrà tutto bene”. Ma dipende da noi

Arcobaleni dalle finestre di San Romano e alla Stella Maris, il flash mob in corso Mazzini a Santa Croce sull’Arno

Gli arcobaleni colorano i cancelli, i terrazzi e le finestre di gran parte d’Italia e l’Inno di Mameli racconta quell’Italia che è capace di stare in casa per permettere a chi deve farlo di uscire. Tutte quelle italie lì, oggi 14 marzo si sono date appuntamento per fare, tutte insieme, un lungo applauso a medici, infermieri, volontari e tutti quanti operano nella sanità, per ringraziarli dei turni estenuanti, della paura di tornare a casa e portarci il virus, della ricerca per trovare una cura e un vaccino per il covid 19.

C’è un’Italia che canta e colora e che prova a far sembrare meno brutta quell’Italia, invece, sempre più piccola per fortuna, che se ne frega dei divieti e delle premure e si attacca a tutto pur di difendere il suo diritto a uscire. Anche per indebolire quell’Italia lì, l’altra Italia si fa sentire. E il comprensorio del Cuoio ci tiene a essere in quella Italia.

Il “grande cuore dei sanromanesi” è in quasi ogni porta e finestra, opera dei bambini e dei genitori che hanno aderito alla campagna che invita a disegnare un arcobaleno su un cartellone o un lenzuolo con scritto “tutto andrà bene” per poi appenderlo fuori. Un modo per tenere occupati i bambini, ma anche per raccontare loro che ogni mostro può essere sconfitto, come si faceva con le favole o le filastrocche, quelle in cui il lupo era cattivo o l’uomo nero prendeva i bimbi capricciosi.

Un arcobaleno c’è anche alla Fondazione Stella Maris, dipinto su un panno di cotone dai ragazzi e dalle ragazze dell’emergenza psichiatrica dell’età evolutiva. Un’opera collettiva realizzata da 7 ragazzi dell’Urgenza insieme ai loro educatori per incitare tutti alla fiducia, alla speranza, perché tutto andrà bene. L’arcobaleno dei ragazzi e delle ragazze dell’Emergenza psichiatrica è stato posizionato sopra all’ingresso della sede originaria, proprio accanto alla Madonna Stella del Mare, perché con l’arcobaleno torna il sole.

Come nelle favole, serve impegno per vincere il drago e l’impegno, il sacrificio, è stare in casa per uscirne più stanchi forse, ma certamente molto più forti. Perché ogni notte è destinata a diventare giorno, ma non per forza tutto andrà bene per tutti: il coronavirus fa male all’economia e per chi vive da solo può essere difficile. Ma anche per chi da solo non è la convivenza può non essere una passeggiata.

Non andrà tutto bene per i morti che il virus si è già lasciato dietro, compreso, è di oggi, un operatore del soccorso morto a soli 47 anni. Un giorno andrà meglio e noi dobbiamo impegnarci affinché sia subito. Ma, intanto, possiamo guardare quegli arcobaleni e ricordarci che persino i bambini hanno capito che bisogna stare a casa.

Che, poi, non vuol dire starci da soli. Oggi alle 12 e poi di nuovo alle 18, come era successo ieri e come succederà tutti i prossimi giorni, in corso Mazzini a Santa Croce sull’Arno è partita la musica: alla fine dell’Inno di Mameli, cantato con la mano sul cuore, anche il grido: “Forza Italia, viva l’Italia” e infine l’applauso, a chi si occupa di cura, assistenza e contagio. Nei prossimi giorni, a ogni appuntamento ci sarà una canzone diversa. Perché quell’Italia conta sul fatto che noi stiamo in casa almeno quanto noi contiamo sul fatto che loro salveranno più vite possibile e consoleranno i parenti delle altre.

Colore, musica e creatività: eccola l’Italia più bella, quella che riesce a eccellere in ogni campo e che insegue la bellezza. Quell’Italia che abbraccia anche senza toccarsi, che già pensa a come festeggiare quando tutto sarà finito e che, intanto, ricorda al personale sanitario che non è da solo in quelle corsie, perché è insieme che ci vince.