





Arcobaleni dalle finestre di San Romano e alla Stella Maris, il flash mob in corso Mazzini a Santa Croce sull’Arno
Gli arcobaleni colorano i cancelli, i terrazzi e le finestre di gran parte d’Italia e l’Inno di Mameli racconta quell’Italia che è capace di stare in casa per permettere a chi deve farlo di uscire. Tutte quelle italie lì, oggi 14 marzo si sono date appuntamento per fare, tutte insieme, un lungo applauso a medici, infermieri, volontari e tutti quanti operano nella sanità, per ringraziarli dei turni estenuanti, della paura di tornare a casa e portarci il virus, della ricerca per trovare una cura e un vaccino per il covid 19.
C’è un’Italia che canta e colora e che prova a far sembrare meno brutta quell’Italia, invece, sempre più piccola per fortuna, che se ne frega dei divieti e delle premure e si attacca a tutto pur di difendere il suo diritto a uscire. Anche per indebolire quell’Italia lì, l’altra Italia si fa sentire. E il comprensorio del Cuoio ci tiene a essere in quella Italia.
Il “grande cuore dei sanromanesi” è in quasi ogni porta e finestra, opera dei bambini e dei genitori che hanno aderito alla campagna che invita a disegnare un arcobaleno su un cartellone o un lenzuolo con scritto “tutto andrà bene” per poi appenderlo fuori. Un modo per tenere occupati i bambini, ma anche per raccontare loro che ogni mostro può essere sconfitto, come si faceva con le favole o le filastrocche, quelle in cui il lupo era cattivo o l’uomo nero prendeva i bimbi capricciosi.
Un arcobaleno c’è anche alla Fondazione Stella Maris, dipinto su un panno di cotone dai ragazzi e dalle ragazze dell’emergenza psichiatrica dell’età evolutiva. Un’opera collettiva realizzata da 7 ragazzi dell’Urgenza insieme ai loro educatori per incitare tutti alla fiducia, alla speranza, perché tutto andrà bene. L’arcobaleno dei ragazzi e delle ragazze dell’Emergenza psichiatrica è stato posizionato sopra all’ingresso della sede originaria, proprio accanto alla Madonna Stella del Mare, perché con l’arcobaleno torna il sole.
Come nelle favole, serve impegno per vincere il drago e l’impegno, il sacrificio, è stare in casa per uscirne più stanchi forse, ma certamente molto più forti. Perché ogni notte è destinata a diventare giorno, ma non per forza tutto andrà bene per tutti: il coronavirus fa male all’economia e per chi vive da solo può essere difficile. Ma anche per chi da solo non è la convivenza può non essere una passeggiata.
Non andrà tutto bene per i morti che il virus si è già lasciato dietro, compreso, è di oggi, un operatore del soccorso morto a soli 47 anni. Un giorno andrà meglio e noi dobbiamo impegnarci affinché sia subito. Ma, intanto, possiamo guardare quegli arcobaleni e ricordarci che persino i bambini hanno capito che bisogna stare a casa.
Che, poi, non vuol dire starci da soli. Oggi alle 12 e poi di nuovo alle 18, come era successo ieri e come succederà tutti i prossimi giorni, in corso Mazzini a Santa Croce sull’Arno è partita la musica: alla fine dell’Inno di Mameli, cantato con la mano sul cuore, anche il grido: “Forza Italia, viva l’Italia” e infine l’applauso, a chi si occupa di cura, assistenza e contagio. Nei prossimi giorni, a ogni appuntamento ci sarà una canzone diversa. Perché quell’Italia conta sul fatto che noi stiamo in casa almeno quanto noi contiamo sul fatto che loro salveranno più vite possibile e consoleranno i parenti delle altre.
Colore, musica e creatività: eccola l’Italia più bella, quella che riesce a eccellere in ogni campo e che insegue la bellezza. Quell’Italia che abbraccia anche senza toccarsi, che già pensa a come festeggiare quando tutto sarà finito e che, intanto, ricorda al personale sanitario che non è da solo in quelle corsie, perché è insieme che ci vince.