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Il Distretto dopo il keu: “Funzioniamo come Consorzio. Se diventiamo Spa perdiamo l’intero sistema”

16 febbraio 2022 | 13:30
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Il Distretto dopo il keu: “Funzioniamo come Consorzio. Se diventiamo Spa perdiamo l’intero sistema”

La Cgil ha “dato mandato ai nostri legali di valutare le condizioni per costituirsi parte civile”. E invita la Regione a battere un colpo

“Siamo un consorzio. Ma se alla luce di quello che l’inchiesta sta facendo emergere ci trattano come una Società per azioni, perdiamo l’intero sistema, quello che ha permesso a noi tutti di diventare quello che siamo”. Lo sottolinea il segretario provinciale FilcTem CgilLoris Mainardi parlando degli sviluppi dell’indagine keu sul distretto produttivo di Santa Croce sull’Arno.

Il quadro è quello di un’inchiesta che voci di corridoio da settimane descrivono come ‘matura’, pronta forse anche entro l’estate ad entrare nella fase decisiva dei rinvii a giudizio. L‘occhio del sindacato però si spinge oltre e guarda a ciò che le tante bonifiche promesse o avviate costeranno alla collettività, senza contare le richieste danni. “Il danno ambientale ed economico causato da coloro che saranno riconosciuti come responsabili è incalcolabile. Non siamo qui a chiedere favori per nessuno: chi ha sbagliato deve pagare – premette Mainardi –. Ma di fronte ai messaggi che sono trapelati in questi giorni sui lavori della commissione regionale d’inchiesta, circa chi dovrà pagare i danni economici e le bonifiche, ovvero i soggetti coinvolti compreso il consorzio Aquarno, come sindacato dobbiamo dirci chiaramente che ciò rappresenterebbe la fine di un sistema economico unico come il nostro”.

Il riferimento è al decreto numero 814 del 21 gennaio, atto conclusivo delle indagini istruttorie per individuare il soggetto responsabile della potenziale contaminazione della strada regionale 429, ma non solo. Una volta finita l’indagine, infatti, procedimento penale e civile andrebbero di pari passo e qualcuno dovrà pagare bonifiche e risarcire il danno. E fra questi soggetti rischia di esserci anche il consorzio.

Aquarno, che ad oggi peraltro ha i conti ancora bloccati, potrebbe non far fronte alle cifre spaventose che stanno circolando in questi mesi circa la quantificazione del danno – continua Mainardi –. Ciò potrebbe portare o ad un tentativo di distribuire la spesa sui consorziati, con un colpo durissimo per gran parte di loro, ma potrebbe portare direttamente il consorzio sul lastrico”. Si parla, in alcune stime a braccio, di svariate decine di milioni di euro. Situazione pericolosa che potrebbe far emergere nuovi attori privati e grandi gruppi economici del settore (magari già presenti sul territorio?) come protagonisti. “Il sistema consortile, che ci ha reso un territorio leader mondiale nel settore moda, crollerebbe e potrebbe diventare la scena di un monopolio privato a cui saremmo tutti costretti a legarci – è l’allarme di Mainardi –. Ciò cambierebbe per sempre il volto del Distretto, con ripercussioni inimmaginabili”.

INFILTRAZIONI MAFIOSE

Sulla vicenda processuale, intanto, Mainardi torna anche a parlare del ruolo del sindacato: “Noi come Cgil al momento abbiamo dato mandato ai nostri legali di valutare le condizioni per costituirci parte civile“. Con una consapevolezza che è un monito e una strategia di azione per gli amministratori politici locali: “Ormai lo sappiamo da troppo tempo. Studi e indici sulla criminalità organizzata in tanti anni ce lo stavano raccontando – dice –. La mafia non arriva sparando in territori ricchi come il nostro. Arriva fornendo servizi: occupandosi di smaltimento rifiuti e infiltrandosi nelle aziende attraverso fatturazioni falsate. Parlare come si fa ancora oggi di ‘anticorpi’ per questo territorio è fuorviante, gli anticorpi dobbiamo costruirceli: troppe cose ci parlano di un’infiltrazione già in atto e quindi la politica deve comportarsi come se la mafia fosse già fra noi”. “Detto questo – continua – solo le mele marce vanno gettate dal cesto, il resto no”.

LA POLITICA

C’è poi il tema politico più scottante, quello del silenzio col quale il mondo politico da oltre un anno sta affrontando tutta la vicenda. Segnale che non lascia il sindacato indifferente. “C’è troppo silenzio, anche in Regione – dice Mainardi –. Ai vertici della politica toscana e anche ai sindaci del comprensorio vorrei chiedere se hanno idea del fatto che il distretto santacrocese è, per Pil, il secondo motore industriale della Regione. Siamo davvero pronti ad una Toscana senza il suo secondo motore economico? E’ venuto il momento di affrontare nodi e problemi che l’inchiesta ci chiama a discutere”.