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“La fabbrica che si adatta alla disabilità” produrrà cotton fioc sostenibili

22 ottobre 2020 | 11:50
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“La fabbrica che si adatta alla disabilità” produrrà cotton fioc sostenibili
“La fabbrica che si adatta alla disabilità” produrrà cotton fioc sostenibili
“La fabbrica che si adatta alla disabilità” produrrà cotton fioc sostenibili

Con il sostegno delle aziende del territorio. La lettera di Lambertucci e Fanella agli imprenditori di Santa Croce

Una fabbrica pensata per disabili, per l’inclusione lavorativa di tutte le disabilità. Questa è la sfida che è stata rilanciata da Alessandro Lambertucci e Valentina Fanella, consiglieri comunali a Santa Croce sull’Arno, dopo la visita ad alcune realtà associative che lavorano al progetto Dopo di noi. La fabbrica, che conterà delle competenze delle aziende locali, produrrà cotton fioc sostenibili, fatti, cioè, interamente di carta igienica. Di seguito la lettera integrale dei due consiglieri che sostengono il progetto cercando di trovare anche nel comparto conciario ditte disposte a dare una mano.

Venerdì 16 ottobre scorso siamo stati in visita al frantoio di Vicopisano dove vengono ospitati ragazzi autistici seguiti dal progetto Dopo di Noi e dall’associazione I Bambini delle Fate e siamo rimasti entusiasti di ciò che abbiamo visto e appreso. Per spiegare in breve l’autismo a chi non lo conosce si può pensare di possedere un’automobile perfetta. Andiamo dal meccanico, gliela facciamo guardare e lui ci dirà che è perfetta. Solo che qualche volta noi giriamo a destra e la macchina gira a sinistra oppure mettiamo in moto la macchina e automaticamente si apre il bagagliaio. Pensate che in Italia ci sono 650mila ragazzi autisticie non li vediamo in giro perché le famiglie vivono isolatamente. Si vergognano per il semplice motivo che andare a giro con un ragazzo autistico significa esser pronti a dover affrontare una qualsiasi situazione. Può accadere che un ragazzo viene a metterci una mano sulla pancia e noi potremmo pensare a un gesto di provocazione visto che si tratta di un ragazzo normale che non ha scritto in fronte che è autistico e magari è solo il modo del ragazzo per dirci “buongiorno”. Per questo motivo i ragazzi con autismo, non vanno al cinema, non vanno a teatro, non vanno a fare shopping, non vanno al mare, non vanno in vacanza. Potete pensare come sia estremamente importante e frequente per queste famiglie chiedersi che cosa avverrà ai loro figli quando loro non ci saranno più. Ecco, quindi, il lavoro importantissimo di queste associazioni che, tra l’altro, hanno notato che dei ragazzi autistici messi insieme a fare squadra, cioè a lavorare insieme per un lavoro comune, diventavano improvvisamente complementari. Osservando l’altro questi ragazzi possono intervenire in aiuto all’altro o, addirittura, non mostrare più “eccessi”. Questo ha portato, sulle prime, coloro che si occupano di questi ragazzi a pensare a un’attività ludica che potesse coinvolgerli in modo altrettanto complementare ma si sono resi subito conto che, in realtà, non c’è sport per gli autistici. Nessuno lo sa. Uno guarda le paraolimpiadi, vede tutte quante le disabilità e non vede una squadra di autistici: non esiste uno sport per loro. Dopo varie ricerche, hanno scoperto che ci poteva essere una pallacanestro che poteva esser giocata contemporaneamente da tutte le disabilità e in questo modo hanno portato i ragazzi autistici a giocare al baskin dando vita ad una squadra che si chiama “Angeli con un’ala”. I ragazzi autistici sono stati messi insieme a ragazzi down, a ragazzi paraplegici, a ragazzi tetraplegici e a ragazzi celebrolesi e hanno scoperto qualcosa di ancora più bello. Hanno osservato che, spontaneamente, quando le disabilità sono insieme questi ragazzi si complementarizzano ancora di più e, quindi, la loro sensibilità nei confronti di un ragazzo che è in maggior difficoltà rispetto a loro media immediatamente il loro atteggiamento per cui se passano una palla ad una persona senza disabilità magari gliela buttano violentemente ma se devono passarla ad un ragazzo sulla sedia a rotelle vediamo che questa gli viene passata in un modo più delicato. Questo ha portato gli operatori a sviluppare un’ulteriore considerazione e cioè quella che sarebbe stupendo poter trovare un lavoro che possa essere fatto da tutte quante le forme di disabilità insieme. Il lavoro agricolo all’aria aperta non sarebbe stato adatto a questo perché avrebbe significato far sentire un ragazzo su di una sedia a rotelle un emarginato rispetto a tutti gli altri. E allora hanno pensato all’idea di un nuovo lavoro che rappresenta una vera novità per le aziende che partecipano al progetto e per noi amministratori pubblici perché daranno vita, primi al mondo, ad una fabbrica fatta soltanto di personale disabile per fare dei semplici cotton fioc ma interamente di carta. Oggi si producono un miliardo e mezzo al giorno di cottonfioc e l’idea è quella di sostituire i cotton fioc con un paper fioc composto interamente di carta igienica in modo da rispettare anche l’ambiente. Alcune di queste ditte che prendono parte al progetto si sono offerte di pensare e realizzare completamente la macchina che servirà a produrli, altre si occuperanno di distribuire il prodotto e così via. Sarà un progetto primo in assoluto al mondo perché ad oggi non esiste esempio di una fabbrica pensata, voluta e immaginata esclusivamente per far sì che qualunque forma e livello di disabilità possa accedere a questo progetto. Progetto che non apparterrà a nessuno tant’è vero che verrà presentato per dire che qualunque associazione, in qualunque parte d’Italia e del mondo, se vuole, potrà clonare questo esempio e potrà fare la stessa cosa a favore delle disabilità. Fino ad oggi si è sempre tentato di adattare la disabilità alla normalità mentre questa sfida ha pensato di fare l’inverso, di adattare la fabbrica alle caratteristiche della disabilità. Attualmente le aziende che sostengono questo progetto sono 44 e sono le più importanti aziende del territorio della provincia di Pisa. Gli operatori ci hanno riferito che, ad oggi, non ci sono ancora aziende di Santa Croce sull’Arno coinvolte e per questo crediamo che sia giusto farci portavoce e cassa di risonanza per poter spiegare agli imprenditori locali l’importanza sociale e benefica del progetto e renderli consapevoli anche del ritorno di immagine che vi può essere nel sostenerlo. Infatti, mensilmente viene raccontato sul Corriere della Sera e sul Sole 24 Ore quello che queste associazioni fanno, quanto è stato raccolto e quali aziende hanno dato il loro contributo. Poi le aziende possono andare in visita e fare una sorta di network di conoscenza, stanno coi ragazzi e possono toccare con mano, come abbiamo fatto noi, il lavoro che viene realizzato. Pensiamo che non ci sia azienda che non vorrebbe sentirsi madrina di una cosa del genere e partecipare ad un progetto così socialmente importante. Crediamo che un buon politico, indipendentemente dalla parte nella quale milita, deve sempre cercare di dare voce anche a quei pochi che non riescono ad averla quando l’aiuto che può dare con la sua testimonianza va nella direzione di creare validi supporti alla disabilità e alle varie fragilità sociali. Con molto piacere ed orgoglio abbiamo, quindi, deciso di dar voce al mondo delle disabilità iniziando proprio da questo progetto per cercare di farlo conoscere e mettere in contatto, con l’imprenditoria locale di Santa Croce per creare dei canali virtuosi e sinergie strutturate che siano in grado di favorire delle occasioni che vadano incontro sia all’interesse delle aziende del nostro territorio che a quello di queste associazioni con l’unica finalità di fare del bene ai ragazzi con disabilità e aiutare tante loro famiglie in grande difficoltà.