Distretto, “ripartenza attesa per febbraio. Lavoratori in arretrato di 3 mesi sulle casse integrazioni”

“Serve uno strumento unico per snellire le procedure”. C’è la richiesta di concordato per un’azienda con 40 dipendenti
“Se continuiamo così, la ripartenza non arriverà prima di febbraio 2021, con il lavoro sull’invernale”. Con la fine del blocco dei licenziamenti ad agosto e la richiesta di concordato presentata da un’azienda con 40 dipendenti, l’estate calda del Distretto del cuoio è iniziata. Con poca voglia di andare in ferie, ancora troppe incertezze sul futuro, anche prossimo e una quantità di questioni da risolvere in tempi rapidi.
“La paura – confessano il segretario provinciale FilcTem CgilLoris Mainardi e Marcello Familiari per la Femca Cisl – è che le casse integrazioni diventino licenziamenti”. Perché il covid 19 ha stravolto il mondo e salvare qualcosa può sembrare più conveniente che rischiare tutto. Di certo è più facile ma una situazione straordinaria deve richiedere uno sforzo straordinario.
In questo periodo alle prese con la cassa integrazione, i sindacati chiedono “Uno strumento unico. Al 30 giugno, erano 6.999 le richieste, delle quali 6.602 approvate”. Il punto è che, spiegano i due sindacalisti, non c’è un’interpretazione univoca del procedimento. “Il Governo ha fatto una variante sulla cassa ordinaria e ha creato la cassa covid ma questo ha creato confusione e i lavoratori sono in arretrato di 3 mesi sulle casse. Molte aziende l’hanno interpretata come cassa ordinaria e quindi i modelli sono arrivati all’Inps dopo due mesi, con il risultato che chi ha presentato la domanda a marzo, ha riscosso maggio”. Lo stesso problema si potrebbe ripresentare con la seconda tranche di maggio.
“Chiediamo – precisa Familiari – uno strumento unico che riunisca le varie casse per artigiani, operai e altre categorie. Siamo chiamati a gestire una crisi senza precedenti e per farlo abbiamo bisogno di certezza su fondi e procedure e di un unico strumento di cassa per snellire il processo”.
In un Distretto che, come spesso accade, è a luci e ombre: “Qualcosa si muove, ma non è sufficiente a far lavorare un Distretto così. La ripartenza, le aziende la aspettano con la produzione della stagione invernale 2022”. Nel mezzo, però, c’è la fine del blocco licenziamenti che “forse sarà prorogato ma con eccezioni, tanto che un’azienda con 40 dipendenti ha presentato il concordato e loro non potranno usare la cassa”.
Poi ci sono fast fashion e slow leather sui quali Mainardi può “anche essere d’accordo in linea di principio. Bisogna essere consapevoli, però, che fanno perdere 2/3 dei livelli occupazionali e un tipo di produzione che, da industriale, torna a essere artigianale”, con tutte le variazioni contrattuali e di trattamento del caso.