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Calzatura, Mainardi: “Qualcuno fa gli straordinari, ma già oggi c’è chi non lavora”

15 luglio 2020 | 11:48
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Calzatura, Mainardi: “Qualcuno fa gli straordinari, ma già oggi c’è chi non lavora”

“Nessuno sa cosa potrà succedere a settembre. Possiamo trovare strategie per mantenere il livello occupazionale, ma non per produrre”

“Si possono fare mille programmi e protocolli e io sono a disposizione a collaborare (purché siano nell’ambito del rispetto del Contratto nazionale), ma il punto è che la ripresa non dipende da noi, perché la moda è legata a una vita sociale che al momento non abbiamo, che ti induce a fare spese che ora non si fanno. Possiamo pensare a salvaguardare il lavoro, ma per gli ordinativi c’è poco da fare”. Lo ripete il segretario della Filctem CgilLoris Mainardi dopo l’incontro che Toscana manifatture ha chiesto alle istituzioni locali (qui).

“La situazione è al momento pesante – dice – perché si è abbattuta in un settore già debole. Dall’accordo multifibre del 2008, il calzaturiero, una vera e propria ripresa non l’aveva ancora vista: c’era stata qualche stagione andata bene e altre peggio, ma la ripresa vera era lì, in arrivo”. Poi il coronavirus ha messo il mondo in pausa e in molti Paesi l’emergenza sanitaria è tutt’altro che finita.

“In questo momento, prima di agosto, c’è anche qualcuno che sta facendo gli straordinari, ma nessuno sa cosa potrà succedere a settembre. Già oggi c’è chi non lavora. Anche nelle concerie del Distretto una minoranza di aziende sta facendo straordinari, ma sono poche”.

Quella che si vede dal lato dei lavoratori, insomma, è “una lenta eutanasia, che nel giro di qualche anno potrebbe far sparire un settore, lasciando sul comprensorio del Cuoio qualche conto terzista, magari che fa un accessorio particolare. Dall’altra parte dell’Arno, un po’ di ordini li salva la sneakers“, calzatura che si è ricavata uno spazio ben più ampio di quello della moda giovane e informale.

Una scommessa, che in questo tempo vissuto in ciabatte non salva magari, ma almeno è un’opportunità. In attesa che il mondo riapra. “Dobbiamo pensare a un aumento delle professionalità, a competenze specifiche da acquisire e poi possiamo trovare strategie per mantenere il livello occupazionale, ma solo se si riparte con una vita normale si tornerà a produrre”.