Una mostra del Tartufo a prova di Covid. Gli architetti ripensano la manifestazione per il 50esimo, “Basta solo immaginarlo e si può fare”. Ma il tempo stringe

4 giugno 2020 | 20:11
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Una mostra del Tartufo a prova di Covid. Gli architetti ripensano la manifestazione per il 50esimo, “Basta solo immaginarlo e si può fare”. Ma il tempo stringe

Un percorso che dal centro conduca fino alla periferia per diluire i visitatori. E intanto parte la provocazione: “Perché non ribattezzarla Fiera del Tartufo?”

Una festa degna del cinquantesimo, ma anche un Tartufo a prova di Covid. Questa la piccola rivoluzione che in questi mesi, un incontro dopo l’altro, ha cominciato a svilupparsi fra le intuizioni e le aspirazioni dei membri dell’associazione Architettura e Territorio Lanfranco Benvenuti, chiamata in tempi non sospetti lo scorso anno a provare a immaginare la Mostra del Tartufo di domani (sopratutto in occasione del 50esimo della manifestazione). Un’appuntameto che adesso comune e Fondazione San Miniato Promozione non vogliono perdere: “Si può fare, basta solo immaginarlo”.

“Terminata la Mostra del 2019 iniziammo subito a qualcosa di diverso per il cinquantesimo, per innovare e sviluppare il format dell’evento – spiega Fabrizio Mandorlini, della Fondazione – Pensammo quindi all’associazione Benvenuti. Volevamo avere tutto chiaro a Pasqua…”. Una scommessa che in questi mesi ha visto sorgere un ulteriore scoglio: il Coronavirus. Complicanza non da poco che però, per Paolo Posarelli,Giovanni Settesoldi, Marzio Ottobri e Giulio Castaldi ha rappresentato una nuova sfida, oltre che una corsa contro il tempo.
Non tutto necessariamente da mettere in pratica subito, al netto delle probabilissime problematiche tecniche. Ma comunque un’insieme di idee che potrebbero rappresentare la via da seguire nel 2020 per fare l’evento con le nuove restrizioni antipandemia, ma anche negli anni futuri. “Serviva un salto di qualità. Ora più che mai è decisivo – dice il presidente di San Miniato Promozione Delio Fiordispina. – Di qui il nuovo invito agli architetti a pensare la Mostra anche in tempi di Covid”. Incontri regolari, fra dicembre e marzo, che hanno partorito una serie di intuizioni.
“Serviva una vera e propria “diluizione” della festa – spiega Posarelli. – Il centro storico è pieno di spazi di natura privata, come piazza Grifoni, ma anche di chiostri che alcuni sanminiatesi nemmeno conoscono. Vi sono, poi, spazi monumentali interessantissimi come quelli degli ex conventi, il monastero di Santa Chiara,  qeullo di San Domenico, quello di San Francesco, il complesso San Martino. Tutte aree secondo me da riscoprire in un’ottica di allargamento e coinvolgimento del centro”.
Da qui l’idea che il centro storico potesse anche essere tematizzato. Un’area dedicata più specificamente a eventi e aspetti culturali “che potrebbe andare da via Catena a palazzo Grifoni”; ma anche un settore tutto dedicato al gusto, ovviamente a San Domenico, piazza del Popolo e via IV Novembre. Senza dimenticare che San Miniato è anche paesaggio: “un’area verde sotto la città potrebbe essere spesa per una tematizzazione che valorizzi il paesaggio e la campagna, con percorsi ma anche eventi dedicati ad esempio ai cani da tartufo, come una gara internazionale o spazi di addestramento”.

In tutto questo è stata ipotizzata anche un’area tutta dedicata alla storia, fra piazza Repubblica, il covento di San Francesco e piazza Dante. “Il filo conduttore è ovviamente il gusto – dice Sandro Saccuti, membro dell’associazione – ma in un’ottica che potrebbe rappresentare un’organizzazione che vada anche oltre la Mostra, non esclusivamente temporanea. Qualcosa che si innesti in una rete vasta di cui faranno parte anche la ciclopista dell’Arno e la via Francigena”.

“Aree da collegare attraverso percorsi tematici – specifica Ottobri. – con edifici storici ripensati come contenitori di servizi”.
Tutti da ripensare anche gli ingressi e gli accessi alla mostra, senza concentrazioni eccessive di pubblico, tenendo conto di quelle che sono o che saranno le disposizioni anticovid che potrebbero scattare con l’arrivo dell’autunno. “Fino ad oggi il principale punto di accesso è stata piazza Dante, poi ci sarebbe lo spiazzo dell’istituto tecnico Cattaneo, – continua Posarelli – perché allora non pensare ad un anello, da farsi non più con un solo percorso navetta, ma almeno con due”. Due ingressi riuniti in un percorso circolare più ampio, dalla stazione ferroviaria e San Miniato alla Valdegola. “Accessibilità diffusa che potrebbe dialogare tanto con iniziative di car sharing, quanto con la rete ciclopendonale”.
“Ma anche – aggiunge Settesoldi – con partnership con concessionarie e case automobilistiche per far vivere ai visitatori veri e propri test drive, con accompagnatore, con tanto di stop e “stazioni” di intrattenimento”.

Fra le tante idee partorite dal collettivo di architetti, anche motivi e stratagemmi creativi per animare la città e i suoi vicoli, con spazi dedicati all’arte e alle installazioni temporanea per valorizzare vicoli e strade, invasioni di paesaggio, fiori, editing, video e luci.
“San Miniato può essere il punto di riferimento italiano del tartufo bianco, ma serve un network tutto da migliorare anche sul fronte della comunicazione e di internet – dice Settesoldi. – Nuovo design, nuova qualità degli stand al costo di togliere qualcosa che col territorio c’entra poco. Dialogo fra comunicazione analogica e digitale, svecchiamento del logo”. Si parla anche di shop on line, un sito dedicato, una app, con contenuti di intrattenimento dedicati a cucina e chef o possibilità di prenotazioni on line ai ristoranti. Ma anche di un nuovo nome: “perché Mostra e non Fiera?”. Inoltre è stata ipotizzata, su proposta di Castaldi, anche la creazione di una commissione tecnica.

Una corsa contro il tempo
Come se non bastasse il virus, quella che a partire da alcuni di questi spunti potrebbe diventare la nuova Mostra Mercato se la deve vedere, adesso, anche con il tempo. “Le date ci sono già, ora serve l’impegno di tutti – sprona Delio Fiordispina. – Abbiamo superato in passato gli ostacoli delle nuove misure di sicurezza, dell’antiterrorismo e della “safety”, ora serve una Mostra a prova di virus. Ciò che hanno messo in piedi i soci dell’associazione Benvenuti ci aiuta a sognare qualcosa di nuovo e di diverso. Adesso però dobbiamo selezionare ciò che è fattibile subito e a regola d’arte da un punto di vista tecnico, secondo le nuove disposizioni”.

Di qui l’invito, nelle prossime settimana, ad andare avanti nella riflessione, questa volta improntando il tutto al pragmatismo e alla fattibilità tecnica. Intato si dicono soddisfatti del alvoro fatto fino a qui anche il sindaco Simone Giglioli e la sua vice, delegata anche a turismo e attività produttive, Elisa Montanelli. “Sono stimoli importanti, con un approccio positivo” dice proprio Montanelli. “Il tema di come la Mostra si lega alle bellezze della città è accattivante – continua l’assessore al turismo – e se anche adesso le difficoltà indotte dal Covid possono sembrare insormontabili, dobbiamo pensare che se non ci sono recrudescenze, in autunno si possa riuscire a fare la Mostra, secondo una logica che paradossalmente è ribaltata rispetto al passato: meno concentrazione di persone, diluizione degli accessi, diffusione degli stand. L’esperienza di questi primi fine settimana di ztl in centro è molto positiva. Non è nostra intenzione alzare bandiera bianca”.