“Non ci sono prodotti da vendere né linee guida”, così le agenzie di viaggio non riescono a ripartire

“A ottobre rischiamo di avere 50mila disoccupati”. La crisi “al contrario” che ferma chi ha voglia di viaggiare
Nelle ultime settimane, la voglia di viaggiare è tornata, alimentata anche dall’allentamento delle restrizioni e soprattutto dal sogno di un’estate come le altre. Eppure le agenzie di viaggio non hanno niente da offrire ai propri potenziali clienti: “Con le frontiere bloccate e le compagnie aeree a terra non ci sono prodotti da vendere” lamentano gli operatori, convinti che il proprio settore sarà probabilmente l’ultimo ad uscire dalla tempesta causata dal coronavirus.
Una settore sul quale pende tutta l’incertezza di un mercato fermo ormai da più di due mesi e per il quale non esiste ad oggi neppure una previsione temporale di riapertura. “Siamo tra i pochissimi a non avere neanche una data” dice Daniele Caponi, titolare dell’agenzia Equipe Viaggi con sede a Castelfranco di Sotto e San MiniatoBasso, facendosi portavoce del moto di protesta che da settimane ha mobilitato più di 8mila agenzie in tutta Italia, decise a fare sentire la propria voce “ad un governo che non ci vede – dice Caponi –, nonostante le nostre agenzie contribuiscano ad una parte del Pil nazionale”.
Per un settore che vende tranquillità e divertimento, del resto, la situazione provocata dalla pandemia non è paragonabile a nessuna delle precedenti crisi, tutte quante limitate geograficamente e temporalmente. “La nostra agenzie ha la fortuna di lavorare sulla globalità dell’anno grazie ai viaggi di lavoro che organizziamo per molte aziende della zona – spiega Caponi – ma il problema è che dal 26 febbraio è sparito tutto, anche perché tanti Paesi hanno iniziato a rifiutare i viaggiatori italiani”. Zero fatturati dunque, insieme ad una mole incredibile di cancellazioni da gestire. “La salvaguardia del cliente è la cosa più importante – spiega Caponi – ma le strutture con le quali lavoriamo ragionano di mese in mese: pertanto diciamo a tutti di aspettare, di arrivare più vicini alla data di partenza anche per vedere cosa fanno i tour operator. Poi ci sono ovviamente anche i clienti arrabbiati che chiedono indietro i soldi, ma se quel denaro è già andato al fornitore finale e lui non me li ridà, come faccio io a rimborsarti? Visto da fuori il nostro settore può sembrare semplice, ma ci sono tanti meccanismi creati nel tempo che questa crisi ha messo in discussione. Da questo punto di vista è stato utile introdurre l’opportunità dei voucher, altrimenti avremmo avuto ogni settimana decide di lettere di avvocati”.
Quello che più preoccupa gli operatori, però, al di là ovviamente dei costi fissi che continuano a gravare su aziende senza fatturati, è l’assoluta mancanza di prospettive per provare almeno a immaginare una ripartenza. “Credo che il 2020 ormai sia perso – dice Caponi – soprattutto se la chiusura delle frontiere ci costringerà a sfruttare solo il mercato interno che, normalmente, rappresenta una parte molto ridotta del nostro lavoro. In questo momento dunque non è la domanda a mancare ma soprattutto l’offerta, perché di fatto non abbiamo prodotti da vendere”. Bocciata da parte degli operatori anche l’ipotesi dei “Buoni vacanza” da distribuire alle famiglie in difficoltà per favorire la ripartenza del turismo: “Perché comunque andranno a famiglie con redditi bassi che hanno altre priorità rispetto alla vacanze – riprende Caponi -. Mettiamo piuttosto questi soldi nelle tasche delle agenzie per salvare i posti di lavoro, altrimenti a ottobre rischiamo di avere 50mila disoccupati”.
Il personale rappresenta infatti più della metà dei costi annuali delle agenzie di viaggi, ai quali si aggiungono affitti, utenze e una serie di costi fissi che le aziende stanno continuando a pagare nonostante due mesi senza ricavi. “Io non ho ricevuto ancora i 600 euro – rivela Caponi – mentre i miei dipendenti devono ancora avere la cassa integrazione. Nel frattempo ne ho già spesi 1300 per comprare il plexiglass e i prodotti per la sanificazione. In una situazione del genere ci aspettiamo risposte concrete, a cominciare dall’estensione della cassa integrazione per tutto il 2020 e il congelamento delle tasse, magari da spalmare nei prossimi due anni”.
Sono queste, infatti, alcune delle richieste principali contenute in una lettera indirizzata al Ministero dello sviluppo economico e sottoscritta al momento da 8mila agenzie in tutta Italia. Tra queste ci sono anche 200 agenzie toscane che hanno dato vita a un coordinamento regionale guidato Federica Bellinazza, titolare dell’agenzia Islas do Sol di Livorno. “Da un paio di settimane – spiega – è tornata nelle persone la voglia di viaggiare e di organizzare qualcosa per le vacanze, ma il problema è che non sappiamo cosa dirgli perché non abbiamo niente da offrire. E se le frontiere non riaprono non vedremo niente fino alla fine del 2020”. Del resto, è proprio nel periodo fra aprile e giugno che la maggior parte delle agenzie mette insieme il 60-70% del proprio fatturato annuale. Da qui la consapevolezza di un 2020 che già adesso è da buttare, insieme alla necessità di ottenere misure che “traghettino” le aziende fino alla fine delle pandemia. “Abbiamo chiesto innanzitutto finanziamenti a fondo perduto – spiega Bellinazza – anche perché nella prima fase dell’emergenza abbiamo pagato di tasca nostra per riportare a casa non solo i nostri clienti ma anche tanti viaggiatori ‘fai da te’ che ci hanno contattato. Poi abbiamo chiesto di estendere la cassa integrazione fino alla fine dell’anno per salvaguardare l’occupazione, insieme ad un congelamento della tassazione per tutto il 2020 e a un sostegno al reddito anche per noi titolari. Oltre a questo, però, servirà anche un intervento per rilanciare l’immagine dell’Italia, perché ancora siamo visti un po’ come degli untori. Ci vorrà del tempo ma la nostra immagine dovrà tornare quella di prima”.
Resta da chiedersi comunque se nel prossimo futuro potremo davvero tornare a viaggiare come una volta, oppure se anche il turismo dovrà misurarsi con le regole di prevenzione e distanziamento sociale. “Il cliente deve essere tutelato sempre e comunque – prosegue Bellinazza -: se gli viene offerta una vacanza deve essere tale. Credo che a tutti darebbe fastidio andare in vacanza ma dover stare attenti a qualunque cosa. Su questo servirebbero al più presto delle linee guida, al momento non sappiamo cosa dire ai nostri clienti”.