Nardini: “Regolarizzare i lavoratori migranti per sottrarli al ricatto dei padroni”

La consigliera Pd accoglie le istanze del ministro Bellanova e le fa sue in Toscana: “Dire no a questa proposta significa difendere il privilegio di sfruttare le persone”
Per Alessandra Nardini, consigliere regionale de Pd eletta nel collegio Pisa, una della priorità nella fase 2 dell’era Covid19 anche in Toscanaè tutelare i lavoratori migranti, questione sollevata al livello nazionale dal ministro Teresa Bellanova, donna quest’ultima che conosce bene la questione pugliese e del lavoro dei migranti nel Mezzogiorno italiano. Però, vista anche la necessità di Nardini di rimarcare dai banchi del consiglio regionale toscano questa posizione, rimane sempre il dubbio che quello agricolo pugliese, non sia l’unico luogo dove si verificano fenomeni di caporalato e di lavoro inllegale in Italia.
“La regolarizzazione dei migranti che lavorano nel nostro Paese, – dice Nardini – come i braccianti nei campi o chi assiste i nostri anziani e malati, è fondamentale sotto più aspetti. Dire No significa soltanto difendere il privilegio di sfruttare le persone e se si accetta il principio di sfruttamento lo si accetta per tutti, italiani inclusi. Per prima cosa è un atto sacrosanto, sia dal punto di vista umanitario che da quello della difesa della legalità: stiamo parlando di esseri umani, non dimentichiamolo mai, sfruttati perché deboli e irregolari, quindi ricattabili dai caporali o da datori di lavoro che diventano padroni”.
“In secondo luogo, – continua la conigliera regionale di Capannoli – un’azione di questo tipo servirebbe a fare capire chiaramente che quel tipo di lavori è come gli altri, dunque deve essere equamente pagato e devono prevedere diritti.
Sanare le irregolarità che oggi permettono lo svilimento di queste professioni significa, di conseguenza, imporre condizioni dignitose che renderebbero queste mansioni praticabili per molti italiani”.
“Oggi – conclude Nardini – meno che mai ci possiamo permettere che nel Paese ci siano migliaia di invisibili, non tutelati e non controllabili. Serve coraggio, serve credere davvero nella giustizia e nell’emancipazione sociale e rompere equilibri per cui si sfruttano gli oppressi della produzione per mantenere sotto-prezzi nella distribuzione.”