“Gli abusivi non chiudono”, Cna denuncia il “benessere a nero”

“Invitiamo le autorità a mettere un freno a questa pratica”, che alle imprese costerà un 30%in meno di fatturato
“Noi restiamo chiusi, ma l’abusivismo nel nostro settore prospera”. Succede a tutti, ma al settore benessere in particolare, dove anche prima della chiusura per Decreto si registravano parrucchiere ed estetiste a domicilio e al nero.
“Dilaga sui social e non solo – denunciano i vertici pisani del settore Benessere Cna Carlo Musto e Antonella Orsini – il fenomeno delle offerte degli abusivi e di pseudo professionisti che in realtà sono solo dei professionisti della truffa e del lavoro nero. Persone che non solo fanno un danno alla collettività con il loro lavoro nero e abusivo ma anche e soprattutto in un periodo come questo espongono a rischi maggiori del solito se stessi e le persone che gli stanno intorno: pensando di risparmiare, creano solo dei pericoli.
Stanno aumentando le segnalazioni che i nostri iscritti ci fanno ogni giorno a testimonianza di come gli abusivi del settore non abbiano affatto messo in pausa le loro attività illecite. In barba (anche) ai divieti di spostamento e di distanza interpersonale, un numero crescente di abusivi operanti nel settore del benessere sembra ricevere in casa o andare al domicilio dei clienti, postando addirittura le foto dei lavori svolti sui social.
Un comportamento scellerato e irresponsabile” per Cna, che invita tutti a diffidare di certe offerte e a riflettere bene su cosa stanno mettendo in moto. Inutile, insomma, donare mascherine o soldi alla protezione civile se poi si alimenta un sistema illegale e pericoloso.
Una responsabilità davanti alla quale neppure le autorità possono chiudere gli occhi. “Invitiamo le autorità – prosegue Cna – a porre un argine a questo fenomeno intollerabile sempre e in periodo come del tutto insopportabile: con le persone oneste e perbene costrette e stare in casa e sacrificarsi e gli abusivi in giro a guadagnare. Chiediamo a tutti i comuni di adoperarsi con le rispettive polizie locali per bloccare il fenomeno con controlli specifici e di informare la popolazione con i mezzi ritenuti più opportuni. Non si tratta solo di un problema, di lavoro nero e evasione fiscale, ma anche di salute pubblica”.
“Il servizio a domicilio – concludono i portavoce Cna Acconciatura ed estetica – non è previsto nemmeno per i professionisti del settore muniti di mascherina, tuta e guanti, figurarsi per gli abusivi. I consumatori devono essere consapevoli dei rischi a cui si espongono ed espongono poi coloro con cui vengono in contatto rivolgendosi ad operatori non regolari e fuori controllo. Rischi che, in questo momento di emergenza, sono prioritariamente sanitari ma che, quando la situazione tornerà alla normalità torneranno a tradursi in una perdita di fatturato di circa il 30% per le imprese e in lavoro nero ed evasione fiscale (e conseguentemente anche una maggiore pressione fiscale) per la cittadinanza”.