Due accordi di Distretto tra sindacati e imprese della concia. Regolano premio e lavoro somministrato

14 febbraio 2020 | 12:33
Share0
Due accordi di Distretto tra sindacati e imprese della concia. Regolano premio e lavoro somministrato

I sindacalisti: ” Un accordo che vale più di una quattordicesima”

Sono due accordi importanti che vanno nella doppia direzione di introdurre la piattaforma per il welfare nella fruizione del premio di risultato e nella riduzione del lavoro somministrato in favore di quello interno alle aziende. Due accordi che, pur recependo indicazioni nazionali, stabiliscono una serie di “primati”: il premio è il più alto tra quello dei tre distretti del cuoio in Italia ed è stato sottoscritto in modo unitario dalle tre sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil ma anche da Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno, Consorzio conciatori di Ponte a Egola e Unione industriali. Due accordi, insomma, che riguardano sul territorio circa 3mila dipendenti di 400 aziende fino al 2023.

A presentarli sono stati il segretario provinciale FilcTem CgilLoris Mainardi, quello della zona di Santa Croce Alessandro Conforti, Marcello Familiari per la Femca Cisl, Dia Papa Demba Uiltec Uil.

Il rinnovo prevede un premio di zona a 2mila euro annui, basato sui risultati aziendali nell’ultimo triennio e pagabile fino al 110 per cento. Risultato per niente scontato come spiegano i rappresentati sindacali confederali di settore Cgil, Cisl e Uil, in parte aiutato da una piccola ripresa del settore, che potrebbe però dipendere anche dal solo fatto che siamo in periodo di fiere.

Più o meno l’accordo riguarda 3mila lavoratori dipendenti del distretto che si estende su 2 province e comprende Fucecchio e Calcinaia oltre a Santa Croce sull’Arno, Ponte a Egola di San Miniato, Montopoli Valdarno, Castelfranco di Sotto e Santa Maria a Monte.

Il premio è stato creato stando attenti anche alle ultime circolari dell’Agenzia delle entrate, per portare nelle tasche dei lavoratori un accordo che vale più di una 14esima. Tra i parametri da valutare c’è l’assenteismo (che abbassa la produttività pro capite, diciamo), “Ma noi – ripetono i sindacati – siamo tranquilli su questo perché il dato dell’assenteismo qui è davvero basso”. Anche perché comprende, in pratica, solo le malattie brevi: sono esclusi ferie e permessi, ma anche, per esempio il follow up, il periodo di controlli dopo aver superato un tumore. Poi ci sono i parametri di risparmio sul consumo di acqua e di energia elettrica. L’accordo prevede inoltre l‘erogazione a luglio, invece che a marzo come ora, con i bilanci ancora aperti e quindi il premio nel 2020 è quello del 2018.

L’accordo sarà applicato anche ai contratti a tempo determinato e agli altri contratti, anche senza anzianità (ad esempio un lavoratore che è impegnato da un mese, lo prende in proporzione). Su base volontaria, i lavoratori potranno averlo sotto forma in welfare aziendale (per esempio per la retta dell’asilo nido o la pensione integrativa), cosa che garantisce un paio di incentivi. Intanto la cifra incassata sarà netta anziché lorda. E poi, proprio per incentivare questa scelta, la cifra si potrà alzare di un ulteriore 10 per cento. “Un cambio di mentalità epocale – sottolinea Papa Demba – che dovremo spiegare bene ai lavoratori, per fargli capire i vantaggi. Non è così immediato”. Ma comporta un risparmio anche per le aziende. “Da questo – sottolineano – deriva l’ulteriore percentuale”.

Un’altra novità sono le ferie solidali, la possibilità di donare le ferie a colleghi che non ne hanno a sufficienza per esempio per curarsi o per assistere un familiare che ne ha bisogno. Gesto possibile in base alla legge nazionale, che rimanda però ad accordi locali: il Distretto ora li ha sottoscritti. Con l’accordo, infine, è prevista un’ora in più alle 10 per attività sindacale, che dovrà però essere fatta in accordo con la proprietà e servire alla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Il secondo accordo riguarda più nello specifico il lavoro e punta, spiegano i sindacati, a ridurre il lavoro in somministrazione, anche in chiave sicurezza. “L’accordo di prossimità – spiegano Cgil, Cisl e Uil – va in deroga al decreto dignità che non riduce il lavoro precario ma crea turn over di precari“. Anche per la necessità di una casuale che motiva il rinnovo e che, quindi, può diventare oggetto di vertenza sindacale. Un rischio che le aziende corrono malvolentieri quando ricorrono, in particolare, alle assunzioni interinali, dove uno vale l’altro. “Nella pratica sappiamo che spesso non è così, ma la regola è chiara: io chiedo tot persone, non quelle precise persone.

Abbiamo, allora, deciso di togliere la causalità sul secondo rinnovo”. E non solo: dopo un anno, l’azienda deve stabilizzare almeno un lavoratore ogni cinque o non potrà più usare quel tipo di contratto. “In questo settore ci sono tante cose che possono fare tutti e questo apre alla possibilità di prendere ‘il primo che passa’. Ma questo si porta dietro anche un problema di sicurezza sui luoghi di lavoro e di competenze di base acquisite che si sprecano mentre bisogna trasmetterle ad altri che non ne hanno”.

Ricette, queste, che arrivano dopo circa un anno e mezzo di trattative e che possono essere ancora migliorate. “Ci siamo promessi di ritrovarci per fare un bilancio, per vedere cosa sarà cambiato e come”.

Negli accordi per il prossimo triennio c’è anche l’istituzione di un tavolo etico tra tutti i firmatari, che vigili sulla filiera con l’obiettivo di prevenire fenomeni di dumping (prezzi sotto al mercato “lucrando” sulla filiera) e lavoro nero, per esempio. “Anni fa – ricordano i sindacati – le grandi griff hanno salvato il mercato in crisi, ma ci sono aziende adesso che strizzano il collo ai fornitori, con conseguenze a cascata su tutta la filiera. C’è un’azienda, per esempio, che stiamo osservando da vicino: gli utili sono in crescita a doppia cifra da qualche anno, ma le unità prodotte sono in calo. Le cose sono due: o hanno aumentato il prezzo unitario oppure ‘lucrano’ da qualche parte”.

“La volontà, anche degli imprenditori che con noi hanno sottoscritto l’accordo, è che la produzione resti qui, si facciano qui le lavorazioni, ma senza dumping”. E in sicurezza: “Questo comparto è molto dinamico, ma il rinnovo della produzione porta a usare prodotti nuovi o gli stessi ma in maniera diversa e quindi si pone sempre una  questione sicurezza”.