Le imprese smettono di crescere: battuta d’arresto dopo 20 anni. Resiste il Valdarno

Valori positivi si registrano a Pontedera, ma anche a Santa Croce, Montopoli e Castelfranco. La concia perde il 2%
L’unica area della provincia di Pisa che nel 2019 segna una leggera crescita nel numero di aziende risulta essere il Valdarno Inferiore (+0,3%, +29 aziende). In provincia di Pisa in generale, crescono i servizi alla persona e il turismo, mentre vanno male commercio e manifattura.
Flettono, pur a tassi contenuti, gli altri territori, con la Val di Cecina che mette a segno la contrazione percentuale più consistente (-1,3%, pari a 46 aziende in meno). L’Area pisana, con 28 aziende in meno rispetto all’anno precedente registra una contrazione dello 0,2%. Una flessione dello 0,2% è messa a segno dalla Valdera che vede ridursi il numero di imprese di sole 9 unità.
Nel 2019, sono 21 i comuni che segnano una contrazione nel numero di aziende mentre in 12 le imprese aumentano. Il range di variazione assoluta del numero di imprese, tuttavia, rimane piuttosto contenuto oscillando tra le 16 e -16 imprese in un anno. Il comune che nel corso del 2019 ha segnato il risultato migliore risulta essere Pontedera (+16 il saldo pari ad un +0,4%). Valori positivi, ma inferiori si registrano per Santa Croce sull’Arno (+14, +0,5%) e Montopoli Valdarno (+12, +1,1%), Fauglia (+8, +2,3%), Cascina (+6, +0,2%), Castelfranco di Sotto (+6, +0,4%) e Vicopisano (+6, +0,6%). Flessioni, invece, per Volterra (-16, -1,3%), Buti (-13, -2,9%), Vecchiano, Pomarance e Crespina Lorenzana (tutte con 12 aziende in meno).
Nel 2019, dopo oltre venti anni di crescita ininterrotta, la dinamica imprenditoriale della provincia di Pisa segna una battuta d’arresto, un -0,1%, che significa un saldo di -54 aziende. Si tratta di un risultato che, sebbene contenuto, rappresenta una novità per il territorio provinciale. Nel confronto con altri territori, Pisa mette a segno variazioni peggiori non solo rispetto alla Toscana (che comunque cresce di un misero +0,1%) ma anche all’Italia (+0,4%, grazie alla spinta proveniente dalle regioni meridionali).
“Se da un lato – commenta il presidente della Camera di Commercio di Pisa Valter Tamburini – la dinamica imprenditoriale rappresenta un’ulteriore conferma della stagnazione della nostra economia, dall’altro è altrettanto innegabile come la struttura produttiva del nostro territorio stia progressivamente cambiando volto. Al ridimensionamento del commercio al dettaglio e del manifatturiero si contrappone infatti una crescita delle aziende legate al turismo, al benessere e alle professioni. A fronte di questa situazione, la Camera di Commercio di Pisa continuerà ad impegnarsi, anche nel 2020, con oltre un milione di euro per promuovere il prodotto turistico Terre di Pisa, favorire la necessaria digitalizzazione del sistema imprenditoriale e l’implementazione di sistemi di sicurezza e di controllo di qualità. Consapevoli dell’importanza delle esportazioni, non mancheranno le risorse per sostenere le aziende che vogliono affacciarsi sui mercati internazionali”.
La flessione nel numero di imprese registrate in provincia di Pisa nasce dalla combinazione tra la contrazione della nascita di nuove imprese (2.538 nel 2019, solo una in più rispetto al 2018, erano oltre 3mila sei anni fa) e un forte aumento delle chiusure (che toccano quota 2.592: il valore più elevato degli ultimi sei anni, +4,1% rispetto al 2018) che porta il saldo iscritte cessate a -54. I dati sulle cessate e iscritte relative all’anno 2019 portano quindi il tasso di mortalità1 (5,9%) a superare, seppur di poco, quello di natalità (fermo al 5,8%).
A fine 2019 il numero di aziende iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Pisa arriva a 43.750 (per toccare quota 53.697 prendendo in considerazione anche le unità locali2), confermando in ogni caso il secondo posto a livello regionale della provincia rispetto alle altre province toscane tanto sul fronte delle imprese che delle unità locali. I dati sulla dinamica di impresa relativi all’ultimo decennio ci dicono che la crescita media annua della provincia di Pisa (+0,7%) risulta leggermente più elevata rispetto a quella regionale e nazionale (entrambe ferme al +0,5%) confermando il lungo periodo di stagnazione che sta attraversando l’economia in ogni articolazione territoriale.
Rispetto alla forma societaria, nel 2019 prosegue a Pisa il ridimensionamento delle aziende costituite nelle forme giuridiche più semplici. L’impresa individuale, tra il 2018 e il 2019, segna infatti un -1% (-221 aziende) e le società di persone arretrano del -2,2% (-190 unità). In crescita invece, grazie alle Srl (+0,9%), le società di capitali (+2,8%, +350 aziende). Questo raggruppamento, come anticipato, vede una crescita molto consistente del sottogruppo delle Srls (le Srl semplificate), che segnano in un solo anno un aumento del 18,6% pari a 351 unità mentre le SpA, forma certamente più costosa e impegnativa da gestire, arretrano di un ulteriore -2% (-5 aziende).
Continua la crescita, invece, delle altre forme giuridiche (+0,8%, +7) tra le quali sono ricomprese le Cooperative (+0,4%, +2). Il comparto artigiano segna anch’esso un lieve ridimensionamento rispetto al 2018: -0,2%, corrispondente ad un calo di 18 unità.
Gli imprenditori, quindi, stanno orientandosi verso forme giuridiche più complesse che, pur in presenza di costi di gestione e l’avviamento più elevati, consentano di limitare la loro responsabilità finanziaria in caso di difficoltà ed avere maggiori opportunità nell’accedere al credito. Particolarmente agevolate, in questo frangente, le Srls che beneficiano anche di un regime agevolato sia per quanto riguarda il capitale sociale necessario alla loro costituzione sia per le formalità di costituzione. Ciononostante la quota di aziende costituite nella forma di ditte individuali rappresentano ancora la metà del totale.
A fine 2019 le imprese a conduzione femminile che si assestano a quota 9.743 con una incidenza percentuale sul totale che, causa la contrazione a livello generale, sale al 22,3% delle imprese complessivamente presenti in provincia. Prosegue, pur ad un passo meno veloce rispetto a quello dello scorso anno, la contrazione delle imprese giovanili che arrivano a 3.532 unità. A crescere in maniera rilevante troviamo le imprese a maggioranza straniera che con 5.618 unità rappresentano il 12,8% del tessuto imprenditoriale provinciale.
Tra i diversi macro settori, l’unico che continua a mostrare segnali di tenuta nel corso del 2019, pur se a passo più lento rispetto al passato, è quello dei servizi (+0,1%, +20). Tutti gli altri comparti, invece, registrano una contrazione. Tra questi spicca l’agricoltura (-1%, -36 aziende) che continua il suo tendenziale percorso di ridimensionamento. Piccoli passi indietro per le utilities (-1,4%, -2 imprese) e le costruzioni (inviariato, -1 unità). La flessione più consistente riguarda, soprattutto, l’industria in senso stretto che arretra dell’1,2%: 62 aziende in meno rispetto al 2018. La flessione delle aziende del manifatturiero (-1,2%), come avvenuto nel 2018, continua ad interressare tutti i principali settori di specializzazione provinciale eccettuate le calzature (+2,4%, +15).
A registrare battute d’arresto di rilievo troviamo la concia (-2%, -19), i metalli e i mobili (entrambi un -1,4%). Arretra, seppur di una sola unità, (-0,5%), la meccanica. Tra i servizi una vera e propria ecatombe si registra nel commercio al dettaglio (-3%, -197). In calo anche l’immobiliare (-0,8%, -19), il trasporto merci su strada (-2,7%, -15), il commercio all’ingrosso (-0,4%, -17) ma anche i bar (-1,9%, -21). Nel terziario continuano invece a crescere le realtà imprenditoriali legate al turismo come i ristoranti (+3,7%, +64) e le attività di alloggio (+4,2%, +22).
Avanzano anche le attività professionali (+3,9%, +56) comparto variegato all’interno del quale sono ricomprese le attività di direzione aziendale, comunicazione, consulenza, ricerche di mercato, fotografia, design, interpretariato, pubblicità, veterinari. Passo in avanti anche per i servizi più direttamente dedicati alla persona come lavanderie, estetiste, parrucchieri, centri benessere (+2%, +31) e alle attività artistiche, sportive e di intrattenimento quali palestre, parchi divertimento, sale giochi, discoteche (+3,5%, +21).