Schiavi in un’azienda, li trovano dietro un armadio

29 novembre 2019 | 13:26
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Schiavi in un’azienda, li trovano dietro un armadio

Dei 33 lavoratori di nazionalità cinese, 9 sono risultati a “nero” e 5 clandestini. I militari del gruppo Carabinieri Forestali di Firenze coordinati dal Nucleo Investigativo del Gruppo li hanno trovati in 4 ispezioni in alcune ditte gestite da cittadini di nazionalità cinese nei comuni di Empoli e Signa. L’attività ha richiesto il supporto di personale dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Firenze e dell’Ausl.

Durante l’ispezione di un’azienda a Empoli, è balzato all’occhio dei militari un armadio semiaperto con all’interno dei vestiti distribuiti in modo anomalo, collocati sui due lati dell’armadio lasciando libero il vano centrale. Tale distribuzione degli abiti ha insospettito gli investigatori che, guardando con attenzione, hanno notato nella parte bassa, del frontale interno dell’armadio, una maniglia. La maniglia permetteva di alzare il frontale interno e così facendo i militari hanno scoperto che lo sportello ricavato nell’armadio permetteva l’accesso ad una intercapedine, completamente buia e priva di fessure per l’aerazione, all’interno della quale erano nascoste due persone, un uomo e una donna non in regola con i documenti e impiegati illegalmente nell’impresa. Sentiti dai militari con l’ausilio di un mediatore culturale, hanno riferito che, appena arrivati in Italia, erano stati derubati dei documenti e trasportati a Empoli. Qui erano stati impiegati nella ditta, lavorando dalle 8 alle 21 con una breve pausa per il pranzo, senza essere retribuiti e senza poter uscire dal laboratorio. Non avevano soldi nella loro disponibilità: il titolare provvedeva a fornire loro cibo e vestiti. I due clandestini lavoravano per riscattare i loro passaporti, senza avere alcun termine definito. Riferivano anche di non aver contezza del luogo in cui si trovavano né tantomeno del tempo trascorso all’interno del laboratorio. Il datore di lavoro di nazionalità cinese, sentito il magistrato d’urgenza, è stato arrestato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro quindi condotto al carcere di Sollicciano. Oltre all’arresto, eseguito dai militari dell’Arma, l’attività ha portato alla notifica da parte dell’Ispettorato del Lavoro di tre sospensioni dell’attività imprenditoriale in base al decreto legislativo 81/08, sussistendo il requisito del superamento del 20% dei lavoratori a nero tra quelli presenti e sono state irrogate sanzioni amministrative per un totale di 40mila euro. Il personale dell’Ausl intervenuto ha impartito prescrizioni relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro alla ditta dove è stato arrestato l’imprenditore cinese.