“Esclusa perché ebrea”, il racconto della 18enne pisana

22 gennaio 2019 | 16:45
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“Esclusa perché ebrea”, il racconto della 18enne pisana

Sono partiti domenica 20 gennaio alla volta di Auschwitz, come ogni anno, 600 studenti toscani per non dimenticare ciò che è stato. Il treno della memoria è partito da Firenze e ha visitato i campi di sterminio che durante la seconda guerra mondiale hanno fatto stragi di innocenti. Numeri marchiati sulle braccia al posto di nomi e di volti. Antisemitismo, razzismo e segregazione di ieri e di oggi sono stati i temi affrontati dai passeggeri di quel treno. Storie di discriminazione contemporanea che si consumano nelle scuole quotidianamente.

“Mi è capitato di essere esclusa perché ebrea”. Eden racconta. Eden Donitza, ricci neri, sa quello che dice, non è vissuta ottanta anni fa. La sua non è una storia che arriva dal passato. E’ invece una giovane studentessa pisana di quinta superiore che frequenta il liceo scientifico Dini. Ha deciso di partire per questo viaggio dopo anni di derisioni nelle aule di scuola solo perché ebrea. La sua famiglia ha subito la deportazione negli anni ’40. “A scuola a volte si prova a reagire – prosegue – A volte si preferisce però il silenzio, per non far sapere. Per far finta che tutto vada bene ed invece è tutto il contrario”. Ma la discriminazione contemporanea non riguarda solo ebrei: immigrati e omosessuali secondo i ragazzi sono i capri espiatori di oggi. “Un po’ di tempo fa c’era vergogna ad ammettere di essere razzisti. Oggi quasi ci si autoassolve con una giustificazione” dicono dal treno della memoria. “La visita ad Auschwitz è la tappa di un percorso iniziato un anno prima con la formazione dei docenti – ha spiegato Monica Barni, vicepresidente della Regione uscendo dal Museo di Auschwitz – Noi non siamo qua solo per commemorare e mettere corone, ma per fornire ai ragazzi la conoscenza su ciò che è stato. Soprattutto per fornire loro quegli strumenti di pensiero critico che li possano aiutare a giudicare”. Al termine della cerimonia davanti al Muro della Morte anche la regione Toscana ha portato la sua corona di fiori. L’educazione e lo spirito critico sono gli ingredienti della memoria e soprattutto della prevenzione. “Per questo – continua Barni – ho centrato il mio intervento ieri a Birkenau durante la cerimonia dei nomi, su tre aspetti principali: l’educazione, la conoscenza e la costruzione dello spirito critico. Perché troppo spesso si abbina la Shoah all’operato di mostri, cioè qualcuno che è distante da noi e costruiamo un muro tra noi e loro. Ma quello che è stato non è solo opera di mostri, è anche e soprattutto il frutto di un disegno perfettamente strutturato che ha coinvolto la burocrazia e stamani l’abbiamo visto: i registri delle persone, degli oggetti, i capelli, tutto doveva essere schedato e riutilizzato anche a fini di sostegno dell’economia. Mai fermarsi quindi all’affermazione – dice ancora – che chi ha perpetrato questo abominio fossero dei mostri, ma andare oltre e capire le ragioni profonde e il disegno che si voleva seguire. Non a caso ieri ho parlato di ‘stato giardiniere’, uno stato, cioè, che vuole eliminare le erbacce e che lo fa con un disegno scientifico, facendo sì che quelle erbacce possano servire fino in fondo”. La cerimonia dei nomi è servita a ridare un’identità a tutte quelle persone che ne sono state private. “Come ci dice Primo Levi, far sì che la storia non si ripeta perché non pensate che quell’orrore non possa tornare, può tornare in forme diverse, usando capri espiatori diversi, ma il meccanismo è sempre lo stesso: si individua un capro espiatorio, si costruisce un clima di sospetto e di odio e questa mattina lo abbiamo visto benissimo nel padiglione israeliano del Museo, nel quale una stanza era interamente dedicata al tema della costruzione dell’odio attraverso le parole e le azioni. Poi, una volta trovato il capro espiatorio e un contesto favorevole, si va oltre, ma a quel punto le condizioni si sono create ed è facile. Per questo – conclude Monica Barni – anche con il presidente Enrico Rossi abbiamo invitato i giovani a non essere indifferenti, a scegliere in modo consapevole , perché le scelte di ognuno di noi sono importanti. I nostri giovani devono essere partigiani della memoria”.