Condannato a morte dal regime, don Ernest a Ponte a Elsa

24 ottobre 2018 | 10:11
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Condannato a morte dal regime, don Ernest a Ponte a Elsa

Don Ernest Simoni è l’unico sacerdote vivente testimone della persecuzione del regime di Enver Hoxha. In 40 anni di dittatura, finita solo nel 1985, i cattolici non ebbero per niente vita facile. Don Simoni, di famiglia cattolica, era in un collegio francescano quando la dittatura decise di chiuderlo. Mandato soldato per forza, fu condannato a morte, visse la prigionia e la tortura. Non smise mai di pregare e sperare e quella storia di forza e fede lo ha reso un martire vivente. Non bisogna morire per testimoniare la fede, che splende immensa e meravigliosa negli occhi di colui che oggi è cardinale, tra le rughe di un viso che racconta una storia difficile, ma illuminato dal sorriso. Don Ernest è un sopravvissuto, quasi morto una volta e quasi risorto per portare un messaggio che ha raggiunto Ponte a Elsa. Lunedì 22 ottobre, don Ernest è stato in visita all’Istituto Scolastico scuola dell’infanzia contessa Anna Municchi Rosano, guidata dalle suore domenicane, che si trova alla Bastia di Ponte a Elsa.

Era il 21 settembre 2014 quando nella cattedrale di Tirana l’84enne don Ernest Simoni raccontava a papa Francesco la sua storia di martirio personale nell’Albania hoxhana. Papa Bergoglio, pianse. Il piccolo Ernest entrò nel collegio francescano del suo paese natale a 10 anni, ci rimase fino al 1948, quando il regime comunista di Enver Hoxha chiuse il convento ed espulse i novizi. Dal 1953 al 1955 fu impegnato nel servizio militare obbligatorio al termine del quale riprese e portò a termine clandestinamente gli studi teologici, ricevendo l’ordinazione sacerdotale il 7 aprile 1956. Il 24 dicembre 1963, dopo la celebrazione della messa di Natale, fu arrestato dalle autorità comuniste, con l’accusa di aver celebrato messe a suffragio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy, assassinato pochi mesi prima. Arrestato, incarcerato, torturato, venne condannato a morte, ma la pena gli fu successivamente commutata in 28 anni di carcere e lavori forzati. Durante gli anni del carcere fu per i compagni di prigionia come un padre spirituale. Dopo 18 anni di lavori forzati, nel 1981 venne liberato, pur continuando ad essere considerato “nemico del popolo” dalle autorità del regime. Anche dopo la liberazione dalla prigionia fu comunque costretto a lavorare nelle fogne di Scutari. Durante tutto questo periodo continuò ad esercitare clandestinamente il ministero sacerdotale fino alla caduta del regime comunista nel 1990.
Quel giorno del 2014, nella cattedrale di Tirana, dopo aver posto la berretta rossa al sacerdote, fu il Papa a baciargli la mano, mentre anche il neo porporato faceva lo stesso gesto con Bergoglio. A Ponte a Elsa, a celebrato la santa messa alla presenza degli alunni, dei loro genitori, del vescovo della diocesi di San Miniato Andrea Migliavacca, di padre Tiziano Molteni sacerdote di Ponte a Elsa, delle autorità civili e militari. In rappresentanza dell’amministrazione comunale Alessio Mantellassi, consigliere comunale di Empoli, residente a Ponte a Elsa.