Sagre, Pieragnoli e le regole di Confcommercio ai sindaci

11 giugno 2017 | 17:43
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Sagre, Pieragnoli e le regole di Confcommercio ai sindaci

Tempo d’estate, tempo di vita all’aperto e come ogni anno tornano a fiorire sagre, feste paesane e di partito dove è sempre più facile trovare ogni sorta di offerta merceologica nell’ambito dell’indotto ricettivo ed enogastronomico. Nel Comprensorio del Cuoio, nella vicina Valdera a Pisa nella Piana di Lucca: non è una questione di territorio, comune o frazioni, è una questione di volontariato. Ad organizzare quasi sempre sono associazioni, organizzazioni di volontariato e associazioni benefiche, comitati paesani, sempre organismi senza scopo di lucro. La questione della riflessione che ogni anno si apre con puntualità sta proprio nella parola lucro, il guadagno che si sottrae a chi con la ristorazione ci vive tutto l’anno.

Spesso le manifestazioni servono per sostenere le associazioni di volontariato che svolgono iniziative di interesse collettivo per tutto l’anno e in origine feste e sagre duravano alcuni giorni, poi terminavano. Negli ultimi anni, i giorni in calendario hanno cominciato ad allungarsi, non per tutte: c’è chi si limita a pochi giorni l’anno di attività di ristorazione e chi ha passato i trenta giorni, come nel caso di Orentano dove la Sagra della pizza arriva a durare circa due mesi. Intorno al mondo delle sagre, ruotano tante persone e alla fine ogni sera si servono un po’ ovunque centinaia di coperti se non migliaia. Orentano rappresenta un caso più unico che raro, seguito dalle feste della Serra di San Miniato: anche lì il cartellone è ben nutrito. E più o meno, quando con il coniglio o con altre prelibatezze culinarie locali, si arriva a coprire molte settimane dell’estate con un’offerta gastronomica sulla carta in grado di fare invidia ai ristoranti di San Miniato.
Ora una considerazione meramente matematica fatta da chi si intende di economia: chi organizza sagre, le feste dal baccala, al coniglio, dal cinghiale alla pizza per citarne alcune non ha come scopo quello di fare attività di ristorazione o ricettiva, visto che non è un lavoro, ma un’attività di volontariato. 
Orentano diventa quindi un caso emblematico in provincia di Pisa e pensare che la sagra della Pizza non solo richiama gente da Bientina, Castelfranco e Santa Maria a Monte, ma anche dalla piana di Lucca e dalla vicina Valdinievole.
A commentare questo fenomeno, quello della sagra della piazza di Orentano ma anche delle altre manifestazione simili sparse in tutta la provincia, è uno degli osservatori economici più attenti di Pisa, Confcommercio, con il suo direttore Federico Pieragnoli anche per lui “Due mesi consecutivi di sagra come ad Orentano che ha aperto il 30 maggio e chiuderà il 30 luglio è una decisione che è difficile anche commentare”. Il direttore di Confcommercio Pisa Pieragnoli esprime tutta la propria contarietà: “In tutte le fasi della concertazione abbiamo espresso la necessità di un regolamento molto più rigido rispetto a quello attuale che limitasse il numero di giorni di sagre all’interno del comune. Ma il nostro parere negativo evidentemente non è bastato ad impedire che una stessa sagra possa svolgersi per due mesi consecutivi e mi domando come il sindaco o chi per lui possa aver autorizzato una cosa simile. Siamo sempre stati contrari a questo Regolamento che dice che ogni sagra non può essere autorizzata per più di 7 giorni consecutivi, quando poi basta un giorno di stop per proseguire per altri 7 nuovi giorni. L’inefficacia è sotto gli occhi di tutti”.

Per Confcommercio il problema è comunque più generale: “Lo scorso anno a Pisa e provincia sono chiusi qualcosa come 150 tra bar e ristoranti, soffocati da tasse, burocrazia, adempimenti e difficoltà di ogni tipo. Al contrario dei pubblici esercizi regolari, come si vede le sagre non chiudono mai e quando arriva l’estate esplodono letteralmente. Insomma, siamo in presenza di una evidente concorrenza sleale, che altera profondamente il mercato della ristorazione e che trova in Toscana un terreno fertile. Nella nostra regione le sagre sono 5mila e producono un fatturato di circa 110 milioni di euro, mandando in fumo un quarto dei fatturati dei pubblici esercizi regolari. Pubblici esercizi aperti tutto l’anno, sottoposti a una raffica di controlli di ogni tipo e a tasse esorbitanti, mentre per le sagre la strada è in discesa: chi controlla che nelle sagre siano rispettate le normative igienico sanitarie, quelle sulla sicurezza e sul lavoro, così come come la necessaria trasparenza fiscale?”.
Rinnova, il direttore Pieragnoli, l’appello ai sindaci di tutta la provincia, affinché adottino regolamenti efficaci per limitare e contrastare un fenomeno che è diventato ormai intollerabile: “Abbiamo inviato a tutte i comuni della provincia la nostra proposta di modifica dei regolamenti comunali in materia di sagre, feste paesane, feste di partito. Il mercato funziona se tutti rispettano le stesse regole e giocano una medesima partita. Se si accantona il fondamentale carattere di storicità e tipicità, la sagra perde valore e diventa un modo furbo e sleale per fare somministrazione parallela. E questo, quando bar e ristoranti chiudono è diventato ingiusto e intollerabile”.

Gabriele Mori

Riportiamo di seguito, grazie alla disponibilità dell’addetto stampa di Confcommercio Alessio Giovarruscio, i punti fondamentali del regolamento che è stato proposto ai sindaci della provincia di Pisa
1 L’attività di somministrazione dovrà fare riferimento alle caratteristiche di tipicità, riferendosi a prodotti inseriti nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della Toscana, a quelli classificati come DOP, IGP, DOC, DOCG, IGT della Toscana, o comunque a prodotti provenienti da filiera corta.
2 La somministrazione dovrà essere strettamente limitata all’offerta di pietanze legate al prodotto tipico caratterizzante la sagra.
3 Per ciascuna pietanza, dovrà essere indicato, il luogo di provenienza dei prodotti utilizzati e l’eventuale utilizzo di ingredienti surgelati o congelati e il rispetto delle normative relative alla tracciabilità delle materie prime.
4 Visto che le sagre devono avere come scopo la promozione del prodotto tipico o delle tradizioni del luogo, i fondi raccolti dovranno essere destinati esclusivamente alle attività istituzionali dei soggetti promotori o alla beneficenza.
5 Il soggetto organizzatore è obbligato a redigere il bilancio preventivo e consuntivo dell’attività riferita alla sagra, redatto da un commercialista o un revisore contabile.
6 Gli scopi e gli obiettivi a cui sono destinati i proventi della sagra dovranno essere resi pubblici mediante apposita affissione.
7 L’area di somministrazione non può essere superiore al 50% della superificie complessiva a disposizione dell’area interessata dalla manifestazione.
8 Per le strutture temporanee allestite dovranno essere forniti tutti i necessari certificati di omologazione (materiali, montaggio, collaudo, impianti elettrici, documenti sulla sicurezza).
9 Ogni soggetto potrà effettuare una sola sagra per anno solare e nel medesimo luogo potrà essere organizzata una sola sagra per anno solare, a prescindere dal soggetto organizzatore.
10 Ogni comune, di concerto con le associazioni di categoria rappresentative dei pubblici esercizi, stabilisce un numero massimo di giorni sagra l’anno e un numero massimo di sagre da inserire nel calendario annuale”.