Lavoro nei Comuni, il governo sblocca le assunzioni

16 aprile 2017 | 13:58
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Lavoro nei Comuni, il governo sblocca le assunzioni

Nuovi posti di lavoro, almeno nelle promesse, per chi aspira a entrare negli enti pubblici. Nei prossimi mesi, l’applicazione locale delle norme stabilite nel Def – il documento di economia e finanza che il governo predispone ogni anno e che contiene le direttive che poi vengono applicate anche dagli enti locali – prevederebbe, lo sblocco del turn over per le assunzioni negli enti pubblici e in particolare nei comuni. I posti di lavoro che si libererebbero sono molti: un tesoretto occupazionale a livello nazionale e varie decine di posti nei prossimi anni nel comprensorio del Cuoio.

A dare un indice di quantità, è il rapporto numerico tra uscite dal lavoro e ingressi: se fino a ora gli enti pubblici potevano assumere un lavoratore ogni quattro pensionamenti, adesso il rapporto delle persone da reintegrare è del 75 per cento. Ovvero si potranno assumere tre persone ogni quattro pensionati. E di lavoratori che stanno per andare a riposo tra il 2017 e il 2019 ve ne è un numero rilevante in ogni comune.
Ad illustrare questa eventualità perché per ora e fino all’approvazione definitiva del def nelle prossime settimane da parte del governo Gentiloni solo di possibilità ipotetica si tratta, è l’assessore al bilancio del comune di San Miniato Gianluca Bertini che annuncia questa novità, se pur in modo scarno e senza troppe argomentazioni, con il suo stile sintetico parlando delle novità del bilancio del comune di San Miniato e aggiungendo che la riscossione delle tasse e tributi comunali è stata vinta dalla società Abaco, che già lo faceva per Pontedera e altri comuni pisani.
Insomma, ad annunciare la stagione di attesa e corsa al posto fisso in comune è toccato a San Miniato: gli altri comuni si erano ben guardati dal parlarne forse in attesa di dati più certi dal governo. Gli effetti saranno abbastanza immediati in termini occupazionali, se tutto va bene. “Prima attingeremo alle graduatorie ma non basteranno a reintegrare gli organici del comune quindi dovremo fare dei concorsi”. Ha aggiunto Bertini.
Gli esperti a livello regionale però, dicono che i primi posti di lavoro che si dovrebbero materializzare e che verranno gestiti, se pur attraverso concorso o graduatorie come previsto dalla legge, da giunte e sindaci sono con ogni probabilità nei corpi di polizia municipale che sembrano essere quelli che hanno sofferto di più in termini di organici: per il blocco della assunzioni instaurato dagli ultimi governi Berlusconi e confermati dal governo Monti e Renzi e per creare gli organici per dare corso al decreto sicurezza.
Insomma, decine di posti fissi di lavoro in uno dei settori più ambiti dalla cultura occupazionale italiana: il Pubblico. Il Def, comunque, deve essere ancora approvato e soprattutto c’è da tenere conto che per far passare questo documento ci sarà in parlamento probabilmente da cedere su altro, viste la condizioni della maggioranza. Inoltre, c’è un altro fattore che dà un sapore particolare alla promessa di riaprire l’accesso agli enti pubblici: il clima di attesa elettorale interno al Pd con le primarie alle porte e le elezioni nazionali probabilmente a pochi mesi di distanza.
Quello che i sindaci si guardano bene dal dire, per il momento e forse incrociano anche le dita sperando in un salvataggio all’ultimo momento, è che dopo il bilancio consuntivo, a settembre, bisognerà presentare il bilancio consolidato, passando per un documento patrimoniale dell’ente. Detto semplicemente vuol dire che il bilancio dei comuni da documento meramente finanziario diventa con il consolidato un documento economico-finanziario che assomiglia sempre di più al bilancio di un’azienda, dove le passività pesano e creano problemi. In particolare però il documento patrimoniale rischia di diventare una ghigliottina per i sindaci, perché nel documento si dovranno immettere non solo i beni del comune, ma anche utili e perdite derivanti dalle quote di società partecipate o in house (interamente pubbliche). In pratica, se il comune detiene l’intera proprietà di una società di servizi o altro e questa ha una perdita nel bilancio, la perdita va computata come passività nella bilancio del comune. Lo stesso se si tratta di una partecipata – misto pubblico-privato – il comune porterà nel suo bilancio un pezzo di passività o utili e quindi nel primo caso di debiti della società. Inutile dire che nel caso di un’azienda partecipata, le perdite verranno teoricamente risanate con il gettito dei contribuenti. Una ghigliottina che alcuni hanno già percepito come una mannaia che rischia di tirare all’aria i bilanci di molti comuni che i sindaci con fatica avevano tenuto in equilibrio e di sottrarre di fatto risorse all’ente. Politica ed economia certo, ma capaci di riverberarsi anche se non nell’immediato, nella vita dei cittadini: se i comuni si troveranno a mettere sopravvenienze passive nei loro bilanci dovranno tagliare, a cominciare sicuramente dai servizi. (g.m.)