
Un tesoro racchiuso in uno scrigno. Del quale davvero in pochi hanno la chiave. Di quelli che si guarda da lontano, che si immagina, che si narra qualcuno abbia avuto l’onore di vedere. Non un mito, però: quel tesoro esiste ed è nel cuore e nella pancia di Terricciola. In un sito che l’impegno di tanti cerca di mantenere vivo, con la speranza, un giorno, di aprirlo agli occhi di estasiati visitatori. Tanti, che si sono lasciati colpire dal sogno di Lorenzo Bacci, ideatore e primo sostenitore di un parco nascosto sotto terra, che vive sotto la vita del paese e che lo racconta per come è ora, ma mostrando come ci è arrivato. Una storia che, sin dall’inizio, Bacci ha avuto voglia di raccontare, tanto che da anni sta cercando di catalizzare le energie e le risorse per realizzare il sogno del parco ipogeo.
I motivi per visitare la Toscana non mancano, ma un motivo in più potrebbe essere il complesso degli ipogei di Terricciola. per ora poco conosciuto anche da chi ci abita vicino. Una serie di porte murate e chiuse è quello che si vede a Terricciola, ma cosa c’è dietro per qualcuno non è un mistero. Qualche fotografia, fino al 26 marzo, la possono vedere anche gli altri, in una mostra ospitata dalla Locanda degli Artisti di Casanova. Pannelli, fotografie e rilievi che si possono ammirare andando a cena ma anche arrivandoci apposta, con la curiosità di chi può “ficcare il naso” oltre quelle porte.
“I sotterranei di Terricciola – racconta Lorenzo Bacci, presidente e fondatore dell’assocciazione Città Sotterranee e delegato per la Toscana di Emergenze Patrimonio Italia – sono un libro che racconta la nostra storia. Guardando quelle gallerie si vede chiaramente come è cambiata la storia del nostro insediamento e anche cosa c’è sempre stato: il vino, per esempio. Il complesso è suddiviso in quattro macrogruppi principali sviluppati su altrettanti gradoni ad altezze differenziate”. Un libro scritto e una storia raccontata, scavando nel tufo.
Partendo dall’area della chiesa parrocchiale e castellana, dove sono presenti sei ambienti collocati a ridosso delle mura quattrocentesche e del cassero, si passano a quelli in via della Fonte, nell’area sotto via Roma, in concomitanza del palazzo comunale e dell’Oratorio della Compagnia della Santissima Annunziata: questi costituiscono i raggruppamenti quantitativamente maggiori. A questi se ne aggiunge un altro, posizionato sul versante sud occidentale del borgo medievale che annovera oltre l’Ipogeo del Belvedere, anche l’Ipogeo del Glicine e altri 5 ambienti ipogei a pianta complessa.
Il Belvedere è l’unico visitabile, anche se solo su prenotazione a un’agenzia turistica. Per il resto dei sotterranei “c’è un recupero avviato nel 2001 ma difficile e sicuramente lungo: i complessi sono privati, di proprietari differenti, con problemi come le infiltrazioni d’acqua che possono rendere una visita molto complicata. Per questo, al momento, le uniche persone che hanno potuto visitare e fotografare il complesso sono gli studiosi e gli speleologi”.
Che quelle grotte le esplorano da ormai 13 anni. Riuscendo a catalogare le stanze in 3 categorie: ipogei a pianta semplice generalmente costituite da un’unica camera di dimensioni contenute con volta ribassata e piano di calpestio regolare e piano, una composta da ipogei che presentano tre celle uguali di forma parallelepipeda disposti a croce latina con corridoio d’accesso con forte pendenza e una terza tipologia, caratterizzata da lunghi corridoi fortemente digradanti sui quali si affacciano per lo meno sei celle.
Gallerie e stanze che raccontano una storia lunga. “Molto probabilmente – continua Bacci – l’origine della maggioranza degli ipogei del centro storico di Terricciola è da ricondursi tra il IV e il II secolo a.C. con funzione di tombe riferibili alla classe media. A questi si aggiungono gli ambienti realizzati nel corso dell’età moderna con la funzione specifica di cantine. Durante il periodo medioevale e moderno molti ambienti ipogei vengono riadattati al nuovo utilizzo di cantine e annessi agricoli”.
Durante la seconda guerra mondiale, gli ipogei del centro storico diventano rifugi antiaerei e subito dopo la guerra comincia l’abbandono definitivo dell’area, che torna di interesse con gli scavi archeologici della primavera del 2001, avviati proprio su interessamento di Bacci con lo scopo di valorizzare il complesso monumentale e creare il parco archeologico di Terricciola. “Con questa volontà e idea è nata l’associazione. E con questo, che resta il massimo obiettivo, dirigiamo il nostro impegno nella doppia direzione di riqualificare il sito e, nel frattempo, creare interesse e curiosità intorno a esso”. (E.ven)