Caccia, si dimette il comitato di gestione dell’Ambito territoriale Pisa

Il Comitato di Gestione dell’Ambito Territoriale di Caccia di Pisa ha rassegnato le proprie dimissioni. L’Atc è composto dai rappresentanti delle associazioni agricole, venatorie, ambientaliste e dai rappresentanti degli enti locali. L’Atc Pisa ha consegnato le dimissioni “in considerazione – spiega – dell’incertezza legislativa toscana che coinvolge attualmente tali enti e anche per determinare da parte della Regione una soluzione a tali questioni”.
In particolare l’Ambito Territoriale di Caccia di Pisa, “pienamente convinto sui dubbi e le perplessità sollevate e comunicate più volte alla Regione Toscana in merito alla prosecuzione delle attività di gestione ad oltranza senza i necessari supporti giuridici, amministrativi e contabili, considera che l’attività di gestione posta in essere da un ente ‘soppresso’ o comunque in scioglimento non può essere certamente quella di svolgere tutte le attività, per la maggior parte riconducibili a funzioni gestionali e di programma, ma soltanto quelle tese in qualche modo ad assicurare lo svolgimento delle attività ordinarie, non rinviabili e comunque contingenti, con impegni derivanti da spese obbligatorie.
Dopo aver esaminato le normative relative agli enti o agli oorganismi di diritto pubblico, come più precisamente potrebbero essere definiti gli Atc, alla luce di una consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione e della Corte dei Conti che ha più volte affermato in maniera granitica che in tema di provvedimenti volti all’assunzione di impegni contrattuali sia verbali che scritti senza le previste disponibilità di risorse finanziarie (le entrate prossime sono destinate ai nuovi enti istituiti), gli stessi provvedimenti siano affetti da nullità riconducendo il credito di chi ha fornito la prestazione od il servizio, sussistente direttamente in capo al funzionario o all’organo che ha assunto la deliberazione o ha disposto in merito facendolo rispondere personalmente, ritiene pertanto che il proseguire la propria attività assicurando l’esecuzione della sola ordinaria amministrazione, non rinviabile e comunque contingente, con impegni derivanti da spese obbligatorie possa procurare un danno alla gestione complessiva del territorio a caccia programmata, basti pensare alla impossibilità di effettuare l’immissione della selvaggina di qualità nel territorio a caccia programmata e nelle voliere e recinti di ambientamento delle Zone di Rispetto Venatorio. Tali considerazioni più volte rappresentate alla Regione e senza che da questa siano pervenute risposte esaurienti, ma soltanto comunicazioni lacunose sotto il profilo giuridico e carenti di cognizioni amministrativo contabili, hanno indotto il Comitato di Gestione, al fine anche di spingere la Regione a trovare una soluzione a tali problematiche, a rassegnare le proprie dimissioni”.