Annata nera per l’agricoltura pisana, cereali senza ricavi

È un 2016 più che mai complicato quello che l’agricoltura pisana sta per lasciarsi alle spalle. Un anno con perdite importanti e che apre le porte a prospettive non positive.
La nota dolente è il settore dei cereali che, dalle stime della Confederazione italiana agricoltori della Provincia di Pisa, hanno fatto registrato un calo di ricavi per le aziende agricole per circa 150 euro ad ettaro coltivato a cereali. Ne escono numeri importanti. Perché sono stati coltivati 16.940 ettari di grano duro per un totale di circa 760mila quintali, e di grano tenero sono stati coltivati 4.230 ettari per una produzione di circa 233mila quintali: basta una semplice moltiplicazione per arrivare a quel totale che, adeguatamente ripartito, pesa sulle spalle dell’80% delle aziende agricole. Su alcune tutto questo ha avuto un colpo durissimo. Ci sono aziende che hanno subito pignoramenti dalle banche e qualcuna è finita all’asta.
“Siamo in una terra dove i cereali sono una coltura praticata dalla stragrande maggioranza degli imprenditori – spiega il direttore di Cia Pisa Stefano Berti – Il peso della gravissima crisi del cerealicolo che, ad oggi, è ben lontana da ogni soluzione, tocca in modi diversi le varie aree: pesa di più in Valdicecina ed in Alta Valdera dove le rese sono basse (la perdita super ai 200 euro l’ettaro) e ha un riflesso più lieve (tra 130 e 150 euro l’ettaro) nel Valdarno e nelle pianure in genere”. Diversamente il vitivinicolo continua ad andare bene, con qualità e business a livelli interessanti e buone prospettive anche su nuovi mercati. Anche olio quest’anno chiude un 2016 che non è stato negativo: rese minori, ma qualità alta. Ancora segno meno – rileva Berti -. nella zootecnia con latte e carne che sentono il peso forte dei costi di produzione a fronte del basso riconoscimento che viene dal mercato. La zootecnica è ancora concentrata per oltre l’80 % in Valdicecina.