Lascia il bimbo sul bus per rincorrere il ladro, autisti: “Più sicurezza”

24 novembre 2016 | 13:24
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Lascia il bimbo sul bus per rincorrere il ladro, autisti: “Più sicurezza”

Una mamma che lascia il figlio sull’autobus per rincorrere chi l’ha borseggiata e un altro autista aggredito. Non sono scene di un action movie americano, ma quello che accade agli autisti Ctt Nord alla guida dei loro pullman. Lo raccontano le rappresentanze sindacali aziendali di Fit-Cisl e Faisa-Cisal di Ctt Nord area Pisana. “Le forze dell’ordine fanno il possibile – spiegano -, fermano qualcuno ma sono costrette a rilasciarlo in tempi brevi”.

Secondo i sindacati Fit-Cisl e Faisa-Cisal, intervenire è urgente: “Chiediamo che venga fatto più di quello che è stato fatto fino ad ora. Siamo disponibili al confronto ma vogliamo controlli a terra e a bordo dei bus soprattutto nelle ore calde e sulle corse a rischio, installazione di telecamere di controllo sia a terra che a bordo degli autobus, le girelle contro l’evasione del biglietto e le cabine di guida protette ancora meglio di quanto lo sono adesso. Attendiamo risposte concrete e le attendiamo subito perché la sicurezza non può aspettare e anche questo fa parte della riqualificazione di un servizio pubblico, ormai ridotto ai minimi termini in tutti i sensi”.
Una lotta, quella per la sicurezza per sé e per gli utenti, che gli autisti chiedono da tempo. “Negli anni passati abbiamo avuto incontri al vertice con il prefetto, i comandanti delle forze dell’ordine e l’azienda, ci siamo confrontati cercando soluzioni e strategie atte a risolvere o perlomeno ad arginare il problema, sono anche state prese decisioni e impegni. Risulta chiaro che quanto è stato fatto non ha funzionato. Il fenomeno del borseggio dilaga al punto tale che non lo si può più neanche definire borseggio ma scippo, in quanto coloro che lo praticano non si preoccupano neanche di nasconderlo in qualche modo, lo fanno e chi se ne frega delle conseguenze, siamo addirittura arrivati a plateali e irriverenti gesti di scherno nei confronti delle forze dell’ordine. I disagi non finiscono qui: c’è anche la questione della verifica dei titoli di viaggio. Coloro che svolgono questa delicata mansione sono spesso oggetto di aggressioni verbali e fisiche. La certezza o quasi dell’impunità per chi aggredisce mette chiunque lo desideri nella condizione di insultare o percuotere il verificatore. Spesso il contesto in cui si va ad operare è sfavorevole anche numericamente, perché soprattutto su certe linee, gli evasori, quasi sempre stranieri, viaggiano in allegra e nutrita compagnia. In certi casi si arriva al paradosso in cui l’utenza solidarizza con l’evasore e il verificatore si ritrova accusato di persecuzione nei confronti di un povero disgraziato”.