Inchiesta sui rifiuti, analisi in corso. La rabbia dei sindaci

14 settembre 2016 | 14:07
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Inchiesta sui rifiuti, analisi in corso. La rabbia dei sindaci

Il lavoro continua a essere frenetico. Dopo le lunghe indagini e il repentino blitz, i risultati dell’operazione Demetra sugli illeciti nel campo dello smaltimento dei rifiuti (leggi qui Rifiuti pericolosi in provincia di Pisa, 31 indagati -Video) sono ancora da definire. Accanto ai reperti foto e video raccolti dalle forze dell’ordine e alle intercettazioni, mancano i risultati delle analisi Arpat che dovranno certificare la tipologia di materiale sversato nei campi di questa porzione di campagna toscana. I campionamenti su fanghi e liquami, infatti, sono già stati acquisiti e Arpat lavora alle analisi i cui risultati finiranno a breve sul tavolo del Pm antimafia Giulio Monferini.

I prelievi serviranno a capire se il prodotto del ciclo contiene elementi tossici o dannosi per l’ambiente o se soltanto in seguito alla depurazione e prima di finire come fertilizzanti in alcuni terreni in provincia di Pisa e Firenze i fanghi venivano mescolati a scarti della produzione di due cartiere della Lucchesia. I campioni sono stati prelevati da Arpat e Corpo forestale dello stato anche all’impianto di depurazione gestito a Lucca da Geal, a quello di Gaia e all’impianto della Migliarina di Sea Risorse, in Versilia. A Lucca nessun avviso di garanzia ha colpito i vertici delle aziende partecipate così come per ora non sono state formulate accuse. Gli inquirenti della procura distrettuale antimafia di Firenze hanno delegato comunque l’acquisizione anche della documentazione relativa alla depurazione di fanghi, alle procedure seguite e alla gara che a Lucca è stata vinta dalla Dc Green, i cui vertici sono agli arresti domiciliari. In base a questo appalto, la società acquistando a prezzi competitivi i fanghi derivati da scarichi civili e depurati da Geal, li rivendeva come fertilizzanti. Rifiuti tossici, per la procura per che non trattati a termin idi legge. Gli esami disposti serviranno a chiarire proprio questo: cosa c’è in quella terra portata nel territorio di Palaia e Peccioli. Una precisazione: al momento contrarimente a quanto emerso un primo momento sarebbero estranei ai fatti i territori comunale di Pontedera e di Lajatico.
Le reazioni
“La pratica in uso in agricoltura dei fanghi – dice il sindaco di Palaia Marco Gherardini – è consentita dalla legge a condizione che gli stessi, oltre che ad essere sottoposti a trattamento e concimanti, non contengano sostanze tossiche e nocive per l’uomo e l’ambiente in generale. Dalle notizie giunte relative all’indagine si evidenzia come alcuni fanghi spansi negli anni scorsi anche sul nostro territorio potrebbero non rispondere a queste caratteristiche. Al fine di tutelare la salute pubblica e la doverosa salvaguardia ambientale il Comune di Palaia, in attesa dell’esito delle indagini giudiziarie, chiederà immediatamente alla Regione Toscana di bloccare o quantomeno sospendere i decreti autorizzativi in atto in atto e si riserva di costituirsi parte civile in qualità di parte offesa. Fatti come questo mettono in evidenza come l’attuale normativa sullo spandimento dei fanghi in agricoltura debba essere aggiornata e rivista. Le amministrazioni comunali al momento hanno pochissimi margini per intervenire nei confronti dei proprietari dei terreni e delle aziende. Questo limite è ben emerso recentemente in occasione dell’annunciato spandimento di fanghi in località Pianello, che pur autorizzato non è stato effettuato proprio in virtù del forte interessamento dell’amministrazione comunale e della ferma opposizione della popolazione. Il Comune di Palaia chiede altresì la costituzione di un tavolo con gli uffici regionali per concordare le modalità di controllo e monitoraggio, anche dopo il rilascio del titolo autorizzativo, delle attività di spandimento. Per tutelare le nostre comunità questo coinvolgimento del territorio è sicuramente necessario e proprio per avere maggior peso su queste decisioni lo affronteremo in un quadro unitario come Unione Valdera, anche a livello di strumenti urbanistici”.
In una porzione di terra che vede nel turismo un veicolo di sviluppo, la notizia dell’indagine ha lasciato il segno. I sindaci della Valdera, con un comunicato congiunto, hanno espresso “apprezzamento e gratitudine per il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine” e “manifestano la propria volontà di attivare tutte le azioni processuali per far valere la posizione di parte offesa delle nostre comunità rispetto alla vicenda. A prescindere dalle eventuali responsabilità penali che saranno accertate nel procedimento (indagine ndr) specifico e benché il procedimento autorizzativo stia fuori dalla competenza amministrativa dei comuni, i sindaci della Valdera chiedono agli enti preposti alla vigilanza della gestione dei fanghi di depurazione per lo smaltimento in agricoltura il massimo sforzo possibile per evitare che un’attività di questo tipo possa costituire un pericolo di deterioramento della qualità ambientale dei terreni agricoli coinvolti e con essi più in generale della qualità ambientale del nostro territorio.
Con il medesimo scopo chiedono al legislatore (in prima battuta la Regione ndr) di rafforzare l’apparato normativo che disciplina tale materia affinché si dotino i soggetti deputati al controllo di tutti gli strumenti giuridici per monitorare in profondità la filiera del recupero dei fanghi di depurazione in agricoltura anche al fine di prevenire illeciti e reati di carattere ambientale. Eserciteremo il nostro ruolo di sindaci di un territorio dalla indiscussa qualità ambientale in modo che i nostri cittadini e i nostri figli possano goderne pienamente oggi e in futuro”. Almeno per ora e contrariamente a quanto inizialmente si era appreso, gli sversamenti sarebbero da circoscrivere soltanto ad alcune attività di Palaia, Peccioli e Montaione per quanto riguarda il filone pisano delle indagini, che si affianca a uno lucchese. 
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