Agricoltori sul piede di guerra, la Cia di Pisa a Bologna contro il calo dei prezzi dei prodotti

Andranno a manifestare a Bologna i pisani della Confederaziaone Italiana Agricoltori, in rappresententanza delle oltre 3600 aziende locali del settore, sul piede di guerra in varie piazze del Paese domani, 5 maggio, a causa dei prezzi dei prodotti agricoli in caduta libera.
Le incognite dell’embargo russo e le vendite sottocosto, gli investimenti bloccati e le innovazioni tecnologiche al palo, la richiesta di una reale tutela del made in Italy, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali e il crescente problema dei danni alle colture provocati dalla fauna selvatica: queste la ragioni più importanti della mobilitazione organizzata dalle tre sigle sindacali a livello nazionale e che effettueranno presidi a Bologna, Roma e Catanzaro. “Senza politiche d’intervento urgenti e misure efficaci e puntuali, si profilano situazioni fallimentari per le aziende agricole, anche nel pisano ci sono decine di casi” spiega Stefano Berti, direttore di Cia Pisa. La politica deve agire con rapidità e dare seguito a quegli interventi annunciati e non realizzati”. Quello del gap tra prezzi al produttore e prezzi al consumo è, comunque, un tema centrale: “abbiamo i dati di una ricerca che evidenzia come la forbice tra questi due dati non sia più sostenibile – rileva Massimo Terreni, direttore di Confagricoltura Pisa – per questo continuiamo a chiedere l’esposizione del doppio prezzo in etichetta: all’origine e alla vendita, al fine di dare dignità al lavoro dell’agricoltore e tutelare il consumatore. Così come vogliamo l’etichetta trasparente che dica la provenienza: se è olio fatto con olive tunisine scriviamolo, sarà il consumatore a scegliere”. Esempi tutti locali? I baccelli vengono pagati all’agricoltore 0,75 al kg mentre il consumatore li paga 197% in più; i sei litri di latte che servono per fare un pecorino da un chilo (tipo di Volterra, ad esempio) valgono all’allevatore 5,4 euro (+201%): l’agricoltore per ricomprarsi un pecorino da un chilogrammo dovrebbe vendere 18 litri di latte e per un chilogrammo di baccelli dovrebbe venderne il triplo. “Tutto questo è causa di un’agricoltura che non riesce a produrre reddito e neanche lavoro – conclude Berti con a fianco il vicepresidente di Cia Pisa Francesco Elter – Un settore che non cresce e che è esposto a pericoli come, ad esempio, lo sfruttamento degli extracomunitari: fenomeno ora marginale nella nostra zona, ma in agguato”.