Pesce toscano, Camere di commercio unite per il marchio

11 dicembre 2015 | 17:01
Share0
Pesce toscano, Camere di commercio unite per il marchio

E’ nato ufficialmente questa mattina il marchio Costa Toscana che certificherà d’ora in avanti il pescato della nostra regione. La presentazione è avvenuta a Pisa, nella sede della Navicelli Spa, nel corso di un seminario organizzato dalla Camera di Commercio e rivolto a tutte le componenti della filiera (dai produttori ai consumatori finali).

“Il pesce è un alimento importante della dieta toscana – ha affermato il presidente della Camera di Commercio Valter Tamburini – ma il mondo della pesca ha difficoltà nel comunicare nel modo più efficace e trasparente la qualità del prodotto commercializzato. Per rispondere alle richieste dei consumatori e del mercato, assieme alle Camere di Commercio della costa e alla Regione Toscana, stiamo dando vita ad un marchio che aiuti a caratterizzare le nostre produzioni”.
Nel corso del seminario sono stati illustrati i risultati di due analisi realizzate nelle fasi preliminari di studio e “disegno” del nuovo marchio: la mappatura delle esperienze precedenti o similari in ambito regionale e nazionale e l’analisi della sostenibilità economica organizzativa del sistema di tracciabilità e del marchio collettivo. I dati dell’indagine segnalano un notevole interesse per l’iniziativa: l’83,7% degli operatori della pesca giudica il marchio utile per valorizzare le produzioni locali e sostenere lo sviluppo del settore. Ma l’atteggiamento è addirittura migliore tra i destinatari: il 91,7% tra i consumatori e il 95,5 % dei ristoratori. E, dato importantissimo, i vantaggi di un prodotto a marchio sembrano essere superiori rispetto ad un eventuale aumento del costo, purché contenuto: il 29,5% dei consumatori acquisterebbe i prodotti indipendentemente dall’aumento di prezzo, mentre il 32,9 percento sarebbe disposto ad accettare un aumento del costo del prodotto fino ad un massimo del 10%. Ancora più chiara l’opinione dei ristoratori: il 43,8% accetterebbe un aggravio dei costi di produzione fino ad un massimo del 5%, ai quali si somma un ulteriore 50% che accetterebbe un aumento dei costi fino al 10%.
“L’indagine si è rivelata utile a disegnare l’atteggiamento e i margini di crescita del marchio sia tra gli operatori che tra i destinatari del prodotto – spiega Fabio Ferretti, ricercatore dell’Università degli Studi di Siena che ha curato l’indagine – ma è servita anche a individuare indicazioni condivise dagli operatori su come orientare i contenuti del disciplinare, ad esempio a individuare i confini geografici per l’attribuzione del marchio per il prodotto e l’identificazione di un intervallo di tempo massimo dei prodotti a marchio che deve intercorrere dalla cattura del pesce alla consegna al primo acquirente”.
Uno specifico spazio, nel corso del seminario, è stato riservato al soggetto privato candidato alla futura gestione operativa dell’intero sistema e del marchio: Cesit – Centro di Sviluppo Ittico. “E’ di pochi giorni fa la notizia – ha annunciato Roberto Manai, rappresentante di Cesit – che la Regione Toscana ha emesso il decreto per l’attuazione degli aspetti tecnici per l’attuazione del Marchio incaricando Cesit: da oggi quindi il Marchio si trasforma in realtà, contando anche sulla nostra esperienza, ricordo che Cesit ha sperimentato i primi sistemi di tracciabilità fin dal 2006. Le iniziali 55 adesioni da parte dei produttori in questi giorni sono state incrementate dalle quelle delle organizzazioni dei produttori di Livorno e dalle cooperative di Viareggio. Altre sono in corso, nell’intento di dare un unico marchio a tutta la produzione ittica della Toscana”.
“Il Marchio è uno strumento di grande valore per tutta la filiera, in grado di garantire vantaggi sia per gli operatori della filiera ittica, sia per i destinatari finali, i consumatori – spiega Antonio Romeo, responsabile area di DINTEC, la società del sistema camerale che ha costruito il disciplinare del Marchio – Per questo, nel disegnare il sistema di tracciabilità, si è tenuto conto della necessità di valorizzare maggiormente l’origine locale del pescato, agevolare le operazioni di etichettatura da parte degli operatori e individuare esclusivamente informazioni ad alto valore aggiunto per il consumatore, come la freschezza e l’origine.”