Due giungo, celebrazioni sul Ponte di Mezzo a Pisa per ricordare il significato della festa della Repubblica e del percorso storico che portò, 69 anni fa a quel referendum del 1946 in cui si fece la storia d’Italia.
Le celebrazioni, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle istituzioni civili e militari sono proseguite in prefettura con la lettura dei discorsi ufficiali da parte del prefetto Visconti e del messaggio del presidente della Repubblica. A Pisa il prefetto Attilio Visconti ha insignito dell’onorificenza della medaglia d’oro tre vittime del terrorismo e tre deportati nei lager nazistici. Le medaglie d’oro sono state assegnate dal presidente della Repubblica e consegnate dal prefetto. Ecco i destinatari della onorificenze come vittime del terrorismo il cottotenente Franco Naccarato e i caporal maggiore Stefano Borghi e Domenico Mancini. Medaglie d’onore quali deportati ed internati nei lager nazisti sono state concesse alla memoria di Mario Bonistalli, Fortunato Oliveri e Bruno Terreni.
Il prefetto di Pisa Attilio Visconti ha inoltre scritto un lungo intervento che riportiamo integralmente:
Ho sempre creduto che celebrare la Repubblica voglia dire fare tesoro della memoria, avere cura di non disperdere un patrimonio di pensieri, di fatti, di eventi che sono la nostra scuola, la storia di una paese, la storia degli italiani. E credetemi, sono profondamente onorato di poter condividere con voi questa giornata per la prima volta a Pisa.
Avere memoria del passato può aiutare a vivere il presente con coerenza e piena coscienza, e nello stesso tempo guardare al futuro con maggiore fiducia e speranza. E di questo tutti abbiamo davvero bisogno.
La memoria è preziosa perché permette di capire, di crescere, di evitare errori già compiuti. Se non fosse cosi, rischieremmo di perdere il senso di appartenenza, di non ritrovare le ragioni della nostra convivenza, in definitiva di dimenticare quella identità di cui dobbiamo essere gelosi e orgogliosi.
Siamo italiani. Nel bene e nel male, Nei pregi e nei difetti. Nei fatti positivi e negli episodi poco lieti.
Ma italiani. Sempre, senza tralasciare nulla di una storia che, come ogni storia, ha luci e ombre, attimi felici e momenti di sofferenza.
Affermare l’appartenenza e riconoscersi nei valori fondamentali della Costituzione vale per ognuno di noi, a prescindere dalla fede politica, ma è importante in modo particolare per i più giovani.
Ai giovani dobbiamo consegnare la memoria perché a loro volta la custodiscano e la osservino.
Ai giovani si deve dedicare tempo e attenzione, facendo comprendere con semplicità come sia difficile costruire e realizzare qualcosa nella vita se si ignora quello che i padri hanno fatto, se si vive fuori dal tempo, senza radici e lontano dalla storia, e infine se la cultura della conoscenza non prevale sull’ignoranza e sull’effimero.
Lo abbiamo detto già altre volte. Ma mai come quest’anno avvertiamo il bisogno, anzi sentiamo il dovere di dedicare questa festa ai giovani.
Parliamo dunque ai giovani, raccontiamo loro delle centinaia di migliaia di loro coetanei morti nelle trincee della prima guerra mondiale, dei martiri della Resistenza, delle sofferenze dei giorni della Liberazione e del tripudio del 2 giugno del ’46, quando si concluse il referendum.
Ma soprattutto diamo loro esempi concreti di lealtà e di correttezza, spieghiamo che libertà e democrazia sono conquiste costate fatica e dolori, raccontiamo che il rispetto del prossimo non deve mai cessare e che in una società ordinata e civile vi sono diritti ma anche doveri, dimostriamo “come abitudine di vita” la disponibilità al dialogo e al confronto, diciamo pure che l’uguaglianza degli uomini non è parola vuota o scontata ma un traguardo non dovunque e non sempre raggiunto.
Dobbiamo fare questo soprattutto quando nel mondo vi sono conflitti e tensioni, quando si sommano guerre e morti, divisioni e contrasti, quando il terrorismo minaccia la pace e la sicurezza delle genti. Quando accade tutto ciò, dobbiamo, con maggiore convinzione e senza alcuna retorica, credere in questi valori.
Il pericolo è che possano crearsi sempre maggiori fratture e divisioni tra differenti ideologie, religioni, civiltà e culture e che queste alimentino nuovi conflitti, altre guerre in una spirale perversa che può sfuggire a ogni controllo.
E’ proprio in questi momenti che si devono dimostrare maturità e misura. E’ proprio allora che non dobbiamo cedere alle paure, all’intolleranza, ai pregiudizi.
Condanniamo e combattiamo il terrorismo, l’eversione, la violenza e il razzismo con fermezza e decisione. Condanniamo e combattiamo senza cedimenti ogni forma di illegalità.
E in questo sforzo ci sia di conforto l’impegno delle nostre Forze Armate, che sempre più spesso sono chiamate a testimoniare anche fuori dai confini nazionali, la vocazione alla civile convivenza dei popoli ed alla legalità internazionale.
E ci sia di aiuto e di guida il quotidiano sacrificio delle Forze di Polizia, delle Polizie Municipali, dei Vigili del Fuoco, del mondo nel volontariato, così eccellente in Toscana, delle associazioni delle Forze di Polizia in congedo, che non “mollano”, e che continuano a mettersi in gioco al servizio della gente impegnate, a ranghi sottodimensionati, in una quotidiana prima linea per garantire l’ordine, la sicurezza pubblica e la pace sociale, condizioni primarie ed indispensabili per lo sviluppo democratico e il progresso di ogni società civile.
Siamo un paese che, per condizioni sociali e di vita, è interessato da una costante immigrazione. E’ un fenomeno da governare correttamente per evitare squilibri e tensioni sociali. Ma non assumiamo atteggiamenti di pregiudiziale e generale rifiuto dell’immigrato, perché verrebbe tradito il nostro stesso passato e messo in discussione lo sviluppo della società.
Nel ringraziare il Capo dello Stato per il profondo messaggio di vicinanza e di ideale condivisione con tutti noi, desidero sottolineare l’importanza di onorare con la giusta solennità chi ha ben meritato in una vita di lavoro spesa nelle pubbliche istituzioni o nelle attività private al servizio della comunità. Questa è infatti l’occasione per indicare qual è il miglior modo di sentirci italiani e realizzare così in pieno il valore costituzionale della cittadinanza che è senza dubbio un diritto fondamentale ma che, al tempo stesso, comporta speciali doveri. Per questo la Repubblica attraverso di voi, insigniti dell’Onorificenza “Al Merito”, indica a tutti la strada dell’impegno civile, del dovere compiuto, della dedizione al lavoro, dell’iniziativa creativa, della forza del volontariato e di quella della solidarietà che deve sempre animare, sostenere e tenere viva ed unita la comunità nazionale.
Ma tra poco procederò alla consegna anche di tre medaglie d’oro che il Capo dello Stato ha concesso a tre italiani, vittime del terrorismo, nonché alle famiglie di tre deportati, vittime della violenza nazista nei lager.
Italiani che hanno sofferto, Italiani che non hanno esitato, che non si sono tirati indietro davanti al triste destino che li attendeva, italiani che hanno anteposto il noi all’ io, che hanno difeso la Nazione e lottato fino all’estremo sacrificio per la costruzione di una comunità libera, unita e solidale, per una società democratica. A loro va la nostra più totale gratitudine, a loro diamo un abbraccio paterno, a loro promettiamo che non saranno dimenticati.
Oggi che festeggiamo un anniversario importante per il Paese, il mio augurio è che si faccia vero tesoro di quello che la storia ha costruito e insegnato. Solo così si potrà avere un futuro di pace e di uguaglianza, di giustizia sociale e di serenità.
Viva la Repubblica e viva l’Italia.