Gli anni belli fra le torri di San Miniato e la cupola di Santa Maria del Fiore

14 giugno 2024 | 15:00
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Gli anni belli fra le torri di San Miniato e la cupola di Santa Maria del Fiore

Il libro di Luca Macchi in Regione

“Firenze era una straordinaria finestra verso il mondo che rendeva tangibile e visibile l’arte vista e letta solo nei libri. Una città ricca e piena di punti di riferimento culturali che mi ha offerto l’occasione di incontri indimenticabili, come quelli con Mario Luzi e Piero Santi, persone che hanno lasciato una traccia indelebile assieme a molti altri. Erano i giorni di un’Accademia dove si passava tutto il tempo a disposizione a dipingere e tutto era basato sulla manualità”. Li ricorda così, il pittore e incisore di San MiniatoLuca Macchi “Gli anni belli”, edito da Ets e presentato oggi nella sede della Regione a Firenze.

Dentro ci sono l’ambiente e il tempo della sua formazione artistica fra le torri di San Miniato e la cupola di Santa Maria del Fiore agli inizi degli anni Ottanta, condensato in brevi pagine che si aprono a suggestioni e ricordi tratteggiati, scritti e disegnati con la cura che si dedica alle cose importanti riscoperte dopo molti anni.

“Queste pagine – afferma il presidente Eugenio Giani – non sono solo la testimonianza di un percorso formativo e dello spessore della didattica dell’Accademia di Belle Arti che nel tempo ha conservato tutto il suo alto profilo, ma descrivono in modo penetrante l’atmosfera della Toscana di quegli anni con un’attenzione particolare a quei dettagli d’ambiente, i più minuti, utilissimi a restituire il particolare clima di quei giorni rendendolo, in qualche modo, familiare anche a chi non l’ha direttamente vissuto e desidera farsene un’idea genuina e senza stereotipi”.

Dal manifesto della sua prima esposizione, ritrovato come spesso accade mentre si fa ordine fra quel che il tempo ha depositato fra librerie e scaffali, nasce lo spunto per mettere in fila i giorni fatti di viaggi in treno fra San Miniato e Firenze, in un tempo scandito dall’orario ferroviario e dal binario due della stazione di Santa Maria Novella che alle quattordici e ventidue si apriva in un mondo e animato da strade, vicoli, ricordi, maestri di studi, tracce di musica che mai come in quegli anni scandivano compagnie, solidarietà, scelte e affiliazioni, fra l’elettronica dei New Order e Fabrizio De Andrè, dove le note guidavano, anche solo per un attimo, mani e pennelli assieme alle lezioni dei professori. Firenze formava nel gusto e nelle attitudini, negli interessi, nei modi di vedere le cose, senza avere mai la prepotenza di imporre.

“Nel tragitto ferroviario fra San Miniato e Firenze descritto da Macchi – sottolinea Carlo Sisi – si legge in filigrana tutta la sensibilità dell’artista che serve a vedere le cose e riesce a cogliere dai finestrini del treno i cambiamenti di luce e di prospettiva e nel suo racconto delle ore passate nelle aule il rumore, l’eco delle stanze dell’Accademia e le presenze di Silvio Loffredo e Fernando Farulli. Tasselli di un mosaico culturale che ritrae la Firenze di quegli anni”.