Pecore sul prato della Rocca, la Sheep Art fa tappa a San Miniato

30 maggio 2024 | 14:23
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Pecore sul prato della Rocca, la Sheep Art fa tappa a San Miniato

“Volevo, in qualche modo, ricordare la vittoria degli empolesi sui sanminiatesi negli storici eventi del 1397”

Le pecore di “Sheep ArtArte in transumanza”, sono arrivate a San Miniato e hanno scelto il prato della Rocca. Il progetto artistico di “Forme d’Arte” curato da Filippo Lotti e organizzato da FuoriLuogo – Servizi per l’Arte, dopo l’esordio del 2019 in palazzo pretorio a Certaldo e il passaggio in altri luoghi, approda ora a San Miniato invadendo il prato della rocca di Federico II per la sola giornata di oggi (fino alle 19).

L’esposizione itinerante vede protagoniste le opere di 24 affermati artisti, tutti toscani per nascita o d’adozione, che si sono espressi, ciascuno secondo il proprio stile pittorico, dipingendo su di un supporto del tutto particolare, sagome di legno bifacciali a forma di pecora (in inglese “sheep”) a grandezza reale: Massimo Barlettani, Antonio Biancalani, Alain Bonnefoit, Vincenzo Calli, Fabio Calvetti, Claudio Cionini, Elio De Luca, Raffaele De Rosa, Satoshi Dobara, Franco Mauro Franchi, Danilo Fusi, Giuliano Giuggioli, Susan Leyland, Riccardo Luchini, Mario Madiai, Giovanni Maranghi, Francesco Nesi, Paolo Nuti, Nico Paladini, Elisabetta Rogai, Carlo Romiti, Marcello Scarselli, Paolo Staccioli, Armando Xhomo.

“Ho voluto portare questa mostra – dice Lotti – anche nella mia San Miniato volendo, in qualche modo, ricordare la vittoria degli empolesi sui sanminiatesi negli storici eventi del 1397 con la presa di San Miniato con le capre”. L’episodio narrato da Ippolito Neri (1652-1709) nel poemetto eroico comico “La presa di San Miniato al Tedesco” racconta il leggendario espediente messo in atto dal capitano delle truppe empolesi Cantino Cantini.

Il castello di San Miniato era ritenuto all’epoca inespugnabile. La Silvera, colonnella dei sanminiatesi, al messaggero empolese che intimava la resa rispose: “Rispondi pure ai tuoi gran generali che se non hanno altri moccoli che questi andranno a letto al buio, gli asin pria volar di posta si vedranno pel ciel, che la forte città coi suoi paesi cada in poter giammai degli empolesi”. Gli empolesi escogitarono allora uno stratagemma: raggrupparono tutte le pecore e le capre del contado e dopo averle radunate nella valle ad ognuna appesero un lumino al collo e alle corna. Di notte il capitano Cantini si presentò sotto le mura di San Miniato con duemila fanti empolesi a chiedere la resa della città.

Lanciato lo sguardo nella valle si vedeva un brulichio di migliaia di lumini che si muovevano verso San Miniato; i difensori da lontano pensarono a un numeroso esercito in avvicinamento, così la resa fu immediata, furono aperte le porte della città e lasciarono campo libero alle truppe dei soldati empolesi e della repubblica fiorentina che la conquistarono senza colpo ferire, disarmando i samminiatesi.