Inaugurato il museo del tartufo delle colline samminiatesi

13 aprile 2024 | 19:50
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Inaugurato il museo del tartufo delle colline samminiatesi

Il Mu.Tart ed è stato reso possibile grazie al contributo di Regione e Camera di Commercio

Il museo del tartufo delle colline samminiatesi è stato inaugurato, alla presenza delle massime autorità regionali e locali e degli attori che a vario titolo hanno portato a termine questa iniziativa volta a dare uno spazio fisico di approfondimento per tutto ciò che riguarda la tradizione della cerca e cavatura del tartufo nelle colline samminiatesi, un areale di 30 Comuni riconosciuto dalla Regione e reso unico dalla presenza della pepita bianca (e di tutti i fratelli meno pregiati ma comunque ottimi in cucina,dal marzuolo primaverile allo scorzone estivo).

museo del tartufo delle colline samminiatesi

Le Colline Samminiatesi, costituiscono un’area ondulata e boschiva, a cavallo fra le province di Pisa e di Firenze e che a partire dall’Arno scende a Sud fino a Volterra abbracciando trenta comuni delle due province. Si tratta di un territorio delimitato dalla Valdelsa e dalla Val di Pesa a Est, dalla Valdera e dalla Val di Cecina a Ovest, con il cuore geografico nello spazio di circa trenta chilometri della valle del fiume Egola, che da Gambassi attraversa il territorio di Montaione e di San Miniato, sfociando in Arno.

I Comuni compresi nelle Colline Samminiatesi (legge regionale 36/2023) sono San Miniato, Barberino-Tavarnelle, Bientina, Calcinaia, Capannoli, Casciana Terme-Lari, Castelfiorentino, Castelfranco di Sotto, Cerreto Guidi, Certaldo, Chianni, Crespina-Lorenzana, Empoli, Fucecchio, Gambassi, Lajatico, Montaione, Montecatini Val di Cecina, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Montopoli in Val D’Arno, Palaia, Peccioli, Ponsacco, Pontedera, Santa Croce Sull’Arno, Santa Maria a Monte, Terricciola, Vinci e Volterra.

Il museo si chiama Mu.Tart ed è stato reso possibile grazie al contributo di Regione Toscana e Camera di Commercio Toscana Nord Ovest, che hanno voluto sostenere convintamente l’idea di Fondazione San Miniato Promozione, la realtà che ogni anno a novembre organizza l’attesissima Mostra Mercato del Tartufo bianco di San Miniato. Il Museo è sostenuto dall’amministrazione comunale e patrocinato dagli altri 29 Comuni che fanno riferimento all’area delle colline samminiatesi, oltre che dall’Associazione Tartufai delle Colline Sanminiatesi. Si tratta di un progetto ambizioso, sicuramente l’azione programmatica più importante per l’annata in corso per quanto riguarda la fondazione presieduta da Marzio Gabbanini. Dopo mesi e mesi di studio, di ricerche e di lavoro, da oggi il museo con sede in via IV Novembre 20 sarà a disposizione della cittadinanza e dei tanti turisti e pellegrini che affollano San Miniato tutto l’anno per godere delle sue bellezze: dalla Rocca alla Via Francigena ai boschi che custodiscono gelosamente questi straordinari tartufi.

Nel museo sarà possibile apprezzare sia reperti legati alla tradizione della cerca e cavatura e sia delle riproduzioni di tartufi molto famosi, come quello da 2,520 chilogrammi trovato nel 1954 dal sanminiatese Arturo Gallerini detto Il Bego e poi che poi fu donato al presidente degli Stati Uniti Eisenhower da un commerciante di Alba; tutt’oggi quell’esemplare è quello storicamente più grande mai ritrovato e uno dei pochissimi oltre i 2 chili, tutti nati nei boschi delle colline sanminiatesi. Sarà anche possibile vivere delle esperienze immersive, immergendosi insieme ai tartufai in quell’arte fatta di riti e segreti che è la cerca e cavatura del tartufo, da alcuni anni proclamata patrimonio Unesco.

Inoltre – tramite dei dispositivi realizzati ad hoc – chi vorrà potrà conoscere tramite video i vari protagonisti della cerca e cavatura: il tartufaio, il cane (che sia un meticcio sanminiatese o un lagotto), le piante tartufigene, il vanghetto utilizzato per scavare il terreno e non solo. La tradizione vuole che la cerca e la cavatura del tartufo siano state introdotte dai braccianti stagionali romagnoli, che, nella seconda metà dell’Ottocento lavoravano nel territorio samminiatese.

Questi, già cavatori a casa propria, riconosciuti gli ambienti tartufigeni, dopo aver verificato la generosità di boschi e valli della Valdegola, tornarono con i lagotti romagnoli, fedeli compagni ed esperti cercatori. Alcuni addirittura vi si stabilirono, diffondendo questa pratica nei borghi di Balconevisi e Corazzano e, nei decenni successivi, nella Val di Chiecina, Val di Cecina, Valdera, Valdelsa e Val di Pesa. La straordinaria produttività dei primi decenni del secondo dopoguerra fece di San Miniato il cuore della produzione e del commercio di questa ampia area tartufigena. San Miniato sarebbe diventata, da quel momento, la terza città, dopo Alba e Acqualagna, a ospitare una Mostra Mercato del Tartufo BiancLo, posta al centro della più fertile area produttiva della Toscana. Avrebbe così preso il nome di colline samminiatesi, quando l’ente regione normò, nel 1988, raccolta, commercializzazione e zone di provenienza.

E lungo i decenni in questo territorio è nata anche l’Associazione Tartufai delle Colline sanminiatesi, oltre a un ricco numero di commercianti di tartufo. L’inaugurazione è stata anticipata al mattino dall’assemblea dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo a Palazzo Grifoni, a cui è seguito nel pomeriggio un incontro dedicato al progetto Museo e riservato alle autorità presenti di livello locale, regionale e nazionale.

Dopo l’inaugurazione, invece, ai Loggiati di San Domenico spazio ai tartufi marzuoli (quelli tipicamente primaverili) e alle eccellenze stagionali del Mercatale. 

“Oggi è una bellissima giornata per San Miniato – ha detto il sindaco Simone Giglioli – perché oggi la nostra città si arricchisce di un museo. Sono felice di vedere qui tanti cittadini di San Miniato incuriositi di scoprire il Mu.Tart, dedicato alle colline samminiatesi. Il museo non è solo luogo di esposizione di oggetti, ma custode di tradizione, cultura ed identità del nostro territorio, un viaggio affascinante e istruttivo attraverso i decenni che hanno plasmato la nostra storia. Col museo potremo comprendere a pieno l’importanza del fungo ipogeo anche nella nostra economia, perché l’enogastronomia è uno dei volani principali del turismo che riguarda la nostra città”.

Massimo Cerbai, direttore Toscana Umbria Crédit Agricole Italia, dice: “Complimenti per aver messo un altro tassello nel percorso che San Miniato sta facendo per far allargare l’orizzonte della promozione del tartufo. Non è un caso se il tartufo nasce su queste colline: è il frutto della salvaguardia di un territorio, per questo abbiamo la responsabilità di proseguire per far andare avanti questa storia straordinaria.

Il presidente della Camera di Commercio Toscana Nord Ovest, Valter Tamburini dichiara: “Felice di esser qui, è un museo che rappresenta un prodotto identitario di un territorio, che si lega alla sua storia, nonchè uno dei prodotti più simbolici del territorio a cui afferisce la nostra Camera di Commercio. Per questo non potevamo sottrarci nel dare un contributo, così da allargare l’offerta culturale della Città di San Miniato. Il tartufo è ambasciatore di un turismo lento che ci piace e che vogliamo incoraggiare”.

“San Miniato – dice Michele Boscagli, presidente Associazione Nazionale Città del Tartufo –  è il settimo museo delle Città del Tartufo: in questi musei si trova la tradizione della cerca e cavatura del tartufo, per fare cultura e promuovere conoscenza riguardo al tartufo. Saper tramandare quest’antica arte è una capacità che ci è stata riconosciuta dall’Unesco. In Italia ci sono 2,5 milioni di turisti legati al turismo, quindi il museo sarà sicuramente un arricchimento culturale per questo territorio.

Per Guido Franchi dell’Associazione tartufai delle colline samminiatesi “alla nostra associazione interessa il mantenimento del territorio, il Museo dovrà servire anche per promuovere la sostenibilità e tutta la filiera del tartufo. Noi manuteniamo il territorio, fondamentale per lasciare l’opportunità di fare questa ricerca anche a chi verrà dopo”.

Così la senatrice Ylenia Zambito: “A San Miniato ci vengo spesso, è una città che mi piace. E penso subito che chi vive qui è fortunato per le bellezze architettoniche, urbanistiche, paesaggistiche, oltre al tartufo che è un vero e proprio oro. Ci vuole talento per valorizzare e promuovere questi luoghi”.

Il senatore Dario Parrini aggiunge: “Collaborazione, innovazione e binomio enogastronomia-turismo, queste sono le parole chiave di questo progetto: far collaborare tutti gli attori coinvolti non è facile, così come innovare laddove sono stati già raggiunti risultati di grande livello. Il museo sarà luogo di stimolo e di apprendimento, punto di riferimento per le scuole nonché fautore del potenziamento tra il tartufo e il turismo”.

Il presidente della Fondazione San Miniato Promozione Marzio Gabbanini spiega: “Sono grato – dice – di vedere tutti gli amici che ci hanno sostenuto in questo progetto, questa vicinanza ci emoziona. Oggi inauguriamo Mu.Tart: San Miniato è un paese che ha l’ambiente sano e sostenibile che serve per far nascere il tartufo. Complimenti ai tartufai per come custodiscono questo ecosistema così peculiare e grazie anche ai commercianti per il lavoro che fanno. Non vogliamo celebrare il tartufo non tanto per il valore economico ma per tramandare il valore culturale di questo prodotto. Siamo fortunati, perché viviamo in una città bellissima con tantissime fonti d’attrazione e dove si può tutt’ora vivere a misura d’uomo. E abbiamo la fortuna di avere tartufo tutto l’anno, dal marzuolo primaverile allo scorzone estivo al bianco pregiato protagonista della Mostra Mercato a novembre, giunta alla 52esima edizione. San Miniato Promozione ha il dovere e l’obbligo di promuovere le eccellenze sanminiatesi. Il Museo potrebbe crescere in futuro ed essere punto di partenza della “Strada del Tartufo”. Grazie a Regione Toscana e Camera di Commercio per il sostegno e a tutti quelli che hanno contribuito. Se siamo qui è perché il progetto è stato frutto di condivisione”.

Francesco Dini, consigliere della Fondazione San Miniato Promozione: “Il museo – spiega – nasce perché San Miniato è città del tartufo e quindi è giusto avere un museo a tema. E perché San Miniato è al centro dell’area che offre più tartufi della Toscana, nonché sede di una storica e molto numerosa Associazione Tartufai. Senza dimenticare la Mostra Mercato, giunta alla 52esima edizione. Qui da più di 100 anni esistono aziende che si occupano della commercializzazione del tartufo, con mercati sempre più vasti. E in queste colline sono nati i tartufi più grandi del mondo, da oltre 2 chili. Per tutti questi motivi dobbiamo valorizzare il patrimonio culturale e le tradizioni del territorio, oltre a educare e sensibilizzare ai valori della sostenibilità e a rendere questa terra centrale nel dibattito politico e scientifico, regionale e nazionale sul tartufo”.

Infine i vertici della Regione. Per Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale della Toscana: “Bello sapere che questo sogno si è realizzato, così da valorizzare ancor di più la perla di questo territorio e per far conoscere San Miniato. Grazie ai tartufai, che lavorano per salvaguardare una porzione del territorio: il tartufo cresce nei luoghi meglio conservati e questo è possibile grazie a chi conosce questi boschi e li custodisce. Aprire un museo è un modo per tramandare la bellezza e la qualità di un luogo”.

Per il governatore Eugenio Giani “San Miniato oggi può contare su un tartufo che non ha niente da invidiare e che viene conosciuto nel mondo come biglietto distintivo per la Toscana ed espressione della qualità di un territorio, perché il tartufo c’è solo dove ci sono le caratteristiche ambientali giuste. Il tartufo a San Miniato coinvolge tutte le porzioni del territorio lungo tutto l’anno, rappresentandone il tratto peculiare. Cultura, ambiente e cucina qui si sposano”.