Ritrovato il Grosso pisano, la moneta che sanguinò nel miracolo di Empoli

30 marzo 2024 | 11:46
Share0
Ritrovato il Grosso pisano, la moneta che sanguinò nel miracolo di Empoli
Ritrovato il Grosso pisano, la moneta che sanguinò nel miracolo di Empoli
Ritrovato il Grosso pisano, la moneta che sanguinò nel miracolo di Empoli

Su un lato è raffigurata la Vergine con corona su un trono con in braccio il Bambino

Il Grosso pisano protagonista del miracolo di Empoli era in vendita in un negozio specializzato, trovato grazie alle insistenti e precise ricerche di Enrico Tofanelli che ha subito informato don Guido Engel, proposto della collegiata di Sant’Andrea e, insieme, sono riusciti ad acquistarla, per farla esaminare da esperti e sciogliere ogni dubbio sull’esatta origine di quella moneta.

Il taglio sul Grosso pisano però, secondo le persone coinvolte, fa ben sperare. La reliquia è stata mostrata fisicamente proprio da don Guido durante la conferenza sul tema organizzata dall’associazione turistica Pro Empoli, sottolineando che sono in corso accertamenti e analisi per fugare ogni dubbio.

Il Grosso pisano

è una moneta medievale, che risale al periodo dal 1254-1256 e che era simbolo della potenza della città di Pisa in quel periodo storico. Veniva “battuta” dalla zecca di Pisa che aveva ottenuto questo privilegio da Federico Barbarossa a partire dal luglio 1155. A differenza del nome, si tratta di una piccola moneta, in argento. Nel Grosso da due soldi, equivalenti a 24 denari, su un lato è raffigurata la Vergine con corona su un trono con in braccio il Bambino e sul retro c’è l’aquila imperiale con le ali spiegate, in piedi su un capitello. Una di queste monete è stata protagonista di un miracolo avvenuto a Empoli.

Il miracolo di Empoli

Si tratta di una storia empolese che risale al gennaio del 1392. Secondo quel che scrive il canonico Luigi Lazzeri nelle sue Notizie istoriche della Terra di Empoli, (ma nel corso dei secoli, come ha raccontato Tofanelli, sono diversi i testi che riprendono e ripropongono questa storia) è il 17 gennaio. Due persone, forse soldati – o stipendiati – giocano ai dadi. Un gioco tradizionale per quel tempo. Uno dei due aveva perso tutti i soldi che aveva, sfidando la sorte. Gli era rimasta una sola moneta. Un grosso, cioè la moneta d’argento, “battuta” a Pisa. La guardò, cominciò a bestemmiare ogni santo che conosceva, poi prese una spada e con questa la trafisse, cercando di colpire al petto la figura della beatissima Vergine, impressa su quella moneta. Sotto lo stupore di tutti i presenti, la moneta cominciò a sanguinare. Si gridò subito al miracolo.

Quel Grosso fu presentato al vescovo fiorentino, che era, all’epoca, Onofrio, un frate agostiniano, affinché si esprimesse sull’accaduto. Tre giorni dopo, il 20 gennaio, quella moneta fu restituita alla chiesa dei frati agostiniani di Santo Spirito a Firenze perché lo conservassero e che potesse essere venerata, perché quell’episodio venne ritenuto, dal religioso, un miracolo. Quella moneta è sempre rimasta conservata in Santo Spirito, in un prezioso reliquiario. Ma, in tempi recenti, della moneta miracolosa empolese si erano perse le tracce. In Santo Spirito non c’era più. E nessuno aveva idea di dove fosse finita. Forse, negli anni dell’ultimo conflitto mondiale, poteva essere stata rubata o andata smarrita.