Mercati illeciti e salvaguardia dopo le calamità: l’attività silenziosa dei carabinieri dell’arte
Il comandante Riccardi a San Miniato: “Il futuro ci restituirà il passato”. Il supporto della tecnologia per individuare le opere sottratte.
“Il futuro ci restituirà il passato”, ne è certo Roberto Riccardi, comandante generale di brigata dei carabinieri tutela patrimonio culturale, quel particolare comando che si occupa di recuperare i beni artistici più preziosi per il nostro paese. Un lavoro spesso svolto in silenzio e lontano dai riflettori, ma per cui la sola attività dei carabinieri non basta: “Il patrimonio, pater munus, è il dono del padre e per questo è universale. La collaborazione delle fondazioni e dei privati, così come la condivisione di strumenti di indagine sono elementi fondamentali”. Inizia così l’intervento del comandante Riccardi che ieri (6 maggio), nella splendida cornice di Palazzo Grifoni, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, ha incantato i presenti.
Snocciolando i compiti e le attività svolte da un vero e proprio reparto di élite che, nonostante abbia fatto scuola in tutto il mondo per il suo modus operandi, resta ancora poco conosciuto. Dagli albori della nascita nel 1969, fino ai più recenti interventi legislativi internazionali, l’Italia è sempre stata promotrice di innovazioni fondamentali per il contrasto dei diversi fenomeni di cui si occupano i carabinieri tutela patrimonio culturale (tpc). Un esempio su tutti: l’enorme banca dati digitale che dagli anni ’80 ingrossa le sue fila e viene messa a disposizione di tutti coloro ne facciano richiesta. E così deve essere, perché un’opera che viene rubata da un museo o un reperto che viene trafugato da scavi clandestini in Italia molto probabilmente sarà venduto all’estero. Quindi, se il mercato nero è di portata internazionale necessariamente devono esserlo anche gli strumenti per combatterlo.
Ad accogliere il comandante c’era Giovanni Urti, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio che ha fatto della tutela del patrimonio culturale un pilastro della propria attività. Finanziando, per esempio, insieme a Credit Agricole, molti interventi di recupero e restauro. Insieme ai vertici della Fondazione, tra gli organizzatori dell’evento, l’associazione Opera di speranza e cultura (Osc) con il presidente Valerio Martinelli. Oltre alle autorità civili e militari era presente anche il vescovo di San Miniato, Andrea Migliavacca: “L’arte è espressione della vita – ha detto – L’arte ha sempre cercato di raccontare la vita. Il mondo ecclesiale è quello che da più lavoro ai carabinieri di questo reparto. Quello cristiano è un mondo denso di opere e come Chiesa noi siamo tenuti a custodire e valorizzare questo patrimonio”.
I carabinieri tpc sono nati nel 1969, prima ancora del ministero dei beni culturali e ambientali, con cui oggi collaborano in maniera diretta. “Nasciamo da un dettato costituzionale – spiega Riccardi – che è l’articolo 9 in materia di tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e storico della nazione”. Sono partiti in 16 e oggi sono oltre 300 carabinieri in quasi tutte le Regioni, “ma in 300 non si fa molto” dice Riccardi. Per un paese come l’Italia che è custode di patrimonio di inestimabile valore gli uomini non sarebbero mai abbastanza.
“La nostra unità nasce quando non c’è ancora l’informatica – continua il comandante -. Il primo archivio era un volume cartaceo, stilato da Rodolfo Siviero, agente segreto e storico dell’arte che durante la Seconda guerra mondiale si è adoperato per mettere in salvo o recuperare le opere d’arte trafugate. Dal 1980 abbiamo inaugurato il database che oggi è il più rilevante al mondo: otto milioni di file di cui un milione e 300mila da ricercare. Lo abbiamo condiviso col mondo: tutto il mondo lavora sul modello della nostra banca e tutti possono chiedere all’Italia di inserire i propri dati”. In questa banca dati si ritrova tutto ciò che si sa su un’opera sparita: autore, datazione, tecnica di realizzazione, foto.
Ma gli strumenti sono in continuo aggiornamento, così da un volume cartaceo di qualche decennio fa arriviamo a oggi: “Stiamo sviluppando una nuova banca dati grazie a un finanziamento europeo – spiega Riccardi – che effettuerà una comparazione automatica con le immagini che pesca dal web, dai social media e dal dark web”. Quello che oggi viene fatto dagli agenti entro fine anno potrà essere fatto in automatico. In questo modo chiunque provi a vendere online, sarà immediatamente individuato, anche se dall’altra parte del mondo. Per questo “il futuro ci restituirà il passato”: perché con i nuovi strumenti offerti dalla tecnologia il recupero dei beni sarà auspicabilmente più semplice. Intanto, tre milioni di beni sono già stati recuperati dai carabinieri tpc.
La lotta al traffico di opere d’arti si è sempre di più internazionalizzato: le stime ci dicono che il mercato globale oggi ha un valore compreso tra 1,2 e 1,7 miliardi di dollari. Tuttavia, i carabinieri tpc e i reparti analoghi di altri paesi che sono nati sull’esempio italiano non si occupano solo di traffici criminali. Una parte della loro attività è volta alla salvaguardia del patrimonio artistico in occasioni di catastrofi naturali o scenari di guerra. A tal proposito la task force Unite4Heritage, i cosiddetti Caschi blu della cultura, sono intervenuti dopo i terremoti nel centro Italia, in Messico, in Iraq, in Libano.
La buona notizia è che, almeno in Italia, il fenomeno dei traffici illeciti è in calo per diversi motivi: “Serve un’altissima specializzazione e competenza per sottrarre e rivendere le opere – dice Riccardi – e i gruppi che hanno queste caratteristiche sono pochi. Inoltre, è aumentata la sorveglianza, quindi diventa sempre più difficile. Se c’è un fenomeno che rimane costante nel tempo è la contraffazione”.
Le indagini più complicate sono quelle che riguardano l’archeologia. “Noi – spiega il comandante – non sappiamo nemmeno cosa trova il tombarolo quando scava di notte. Possiamo solo immaginarlo in base al luogo in cui lo trova, ma non è come il furto dal museo in cui sappiamo cosa stiamo cercando. Allora in quel caso l’indagine procede a ritroso: si parte dagli acquisti dei musei per capire i passaggi che ha fatto l’opera”.
Un commento anche sul “most wanted dell’arte”: la Natività del Caravaggio sottratta all’oratorio di San Lorenzo a Palermo nel 1969. Sul caso si sono riaperte le indagini nel 2018 dopo le dichiarazioni alla Commissione parlamentare antimafia di un collaboratore di giustizia, Gaetano Grado. “Non ci sono elementi per affermare che Grado sia attendibile né che non lo sia – ha detto Riccardi, che aggiunge – Che la tela sia stata tagliata non è certo, non abbiamo riscontri in tal senso. Se l’avessero divisa, come si è ipotizzato, in sei parti, almeno uno dei sei sarebbe stato trovato. E comunque prima di tagliare un’opera di quelle dimensioni ci si pensa bene”.