Quinto Martini, inaugurata a Palazzo Grifoni la mostra del maestro del Novecento






L’esposizione è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato: in vetrina 73 opere nella più grande antologica dopo l’iniziativa del 1999
Quinto Martini, uno dei maestri del Novecento, in mostra a Palazzo Grifoni a San Miniato. L’esposizione è inaugurata oggi pomeriggio (5 novembre) e sarà visitabile da domani fino al 28 novembre. Quinto Martini Scultore (1908-1990), Maestro del Novecento, è il titolo dell’esposizione visitabile a ingresso libero venerdì, sabato e domenica, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19, e che oggi è stata presentata.
Una iniziativa resa possibile dalla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato che intende continuare il lavoro di ricerca e testimonianza nella cultura artistica del Novecento Toscano, già avviato con la precedente esposizione di Bruno Innocenti Scultore (1906 1986), realizzata nel 2011, che raccolse un notevole successo di visitatori e di critica, riportando all’attenzione uno dei protagonisti dell’arte moderna toscana. Allo stesso modo, l’esposizione su Quinto Martini vuole essere un omaggio a un altro grande scultore del Novecento.
“Abbiamo iniziato questo percorso 10 anni fa – ha detto il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, Antonio Guicciardini Salini – e proseguiamo adesso con la mostra su Quinto Martini. Sono precisamente 30 anni che è scomparso: il legame tra lui e San Miniato è attestato dal fatto che troviamo esposte le sue opere in mostre d’arte sacra”.
“Faccio i miei complimenti – ha detto invece il sindaco di San Miniato, Simone Giglioli – a tutti coloro che hanno permesso questa mostra che si unirà alla mostra del tartufo facendo da ulteriore fonte di attrazione”.
“In Martini coesistono diverse voci interiori: dal contadino carmignanese all’artista colto circondato da personaggi molto importanti a livello artistico”, afferma Marco Fagioli. Effettivamente non è possibile categorizzare Quinto Martini in uno specifico filone proprio per la sua vasta esperienza che lo ha portato a conoscere diversi modi di fare arte. è vero, lui nasce come contadino – “non agreste”, come sottolinea Carlo Sisi – sotto la guida di Soffici, che sarà sì un suo maestro, ma anche un punto di partenza per poi sviluppare un proprio modo di raffigurare la realtà. Infatti, dopo il “sofficismo” di Martini, l’artista si trasferisce a Torino per eseguire la leva militare (1928-29) dove afferma di “respirare l’aria di Parigi”, poiché apprende l’importanza dell’Impressionismo per la pittura moderna contro la borghesia in quanto classe dominante e contro il “nazionalismo” dilagante. In questo senso Martini non seguirà mai le suggestioni celebrative del “classismo ideologizzato”, ma rimarrà coerente alla sua concezione stilistica sobria e senza retorica. Inoltre, sempre nel processo di creazione della propria arte, un punto di riferimento fondamentale lo troverà in Maillol, le cui teorie erano improntate a un’idea di modernità in ambito figurativo molto avanzata. Questo lo allontanava ancora di più da Soffici e il suo “richiamo all’ordine”, senza mai distaccarsene però. Con la guerra poi, l’artista capì che l’arte doveva unirsi all’impegno civile e sociale, strada che perseguirà soprattutto nel dopoguerra impegnandosi a costituire la nuova Società di Belle Arti a Firenze.
Quinto Martini rimarrà una delle voci più originali della scultura italiana del nostro secolo, anche perché è molto vicino alla nostra quotidianità che ai classici in quanto in lui “convive il dibattito tra permanenza dell’immagine/forma e arte concettuale – spiega Carlo Sisi – che è quello che accade anche oggi nella società odierna”. “Martini, infatti, in un’epoca improntata alla progettualità artistica che però sarà messa in pratica nell’effettivo da artigiani e marmisti, riafferma l’importanza della mano e come sì, la scultura sia fatta con il pensiero, ma è fatta soprattutto con le mani e gli strumenti del mestiere”, ribadisce Marco Fagioli.
Nel corso della sua attività di scultore, Martini è stato presente, dal 1928 in poi, alle Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e alle diverse mostre di carattere nazionale ed europeo sul bronzetto, genere nel quale egli è stato riconosciuto un assoluto Maestro. Quinto Martini, nato a Seano nel 1908, ha percorso con la sua opera i momenti decisivi della scultura italiana del secolo passato: a partire dalla sua prima esposizione alla galleria “Il Selvaggio”, accanto alle opere di Mino Maccari, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Giorgio Morandi e Achille Lega, passando per il debutto alla XIX Biennale di Venezia, Martini espose le proprie opere alle maggiori manifestazioni artistiche in Italia e all’estero, dando prova di un’attività artistica molto intensa fino a pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 9 novembre 1990.
La mostra comprende 73 opere del maestro ed è la più grande antologica dopo quella tenuta al Museo Marino Marini a Firenze nel 1999. In tempi più recenti, nel 2013 il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo ha acquisito ed esposto in una mostra, cinque grandi sculture del Maestro, che diviene così lo scultore italiano del ‘900 con un maggior numero di opere esposte nel grande museo russo.